FUMO DI

TABACCO

 

(Tobacco smoking)

 

 

Il tabagismo è l'abitudine al fumo di tabacco, che è l'at-to di bruciare le foglie secche della pianta del tabacco e inalarne il fumo per averne una modificazione dell'umore, con temporanee sensazioni piacevoli, a cui però conse-gue un'intossicazione di tipo cronico e una dipendenza. La pratica del fumo di vari tipi di foglie e piante è nota fin da tempi antichissimi presso ogni popolazione della Ter-ra.

L’origine del consumo del fumo di tabacco in Europa vie-ne attribuita, come è noto, alla scoperta dell’America nel 1492, poiché la pianta del tabacco è originaria delle zone intertropicali e subtropicali del continente americano.

Alcuni studi hanno però dimostrato che tra le bende e i resti viscerali di alcune mummie dell'antico Egitto erano presenti frammenti di foglie di tabacco e tracce di nicoti-na. Questo ritrovamento dimostra che gli egizi assumes-sero la nicotina fumandone e masticandone le foglie.

Ci sono inoltre evidenze che una varietà di tabacco sel-vatico, chiamata Nicotiana rustica per distinguerla dalla varietà americana,chiamata Nicotiana tabacum,era cono-sciuta in alcune zone dell’Africa, come il Sudan Occiden-tale molto prima della scoperta dell’America. A suppor-tare questa tesi,c’è l’analisi di alcuni vocaboli arabi e africani che descrivono l’atto del fumare e che risalgono ad un periodo, che precede il viaggio di Cristoforo Colombo,ossia: tubbaq, taba, tabgha, tawa e tama che sono tutti sinonimi per descrivere l’atto del fumare il ta-bacco(Balabanova S,Parche F,Pirsig W.First identi-fication of drugs in Egyptian mummies, Naturwis-senschaften 79 (1992)358; Balaba-nova S,Teschler-Nicola M, Strouhal E.Evidence of nicotine in scalp hair of naturally mummified bodies from the Christian Sayala (Egyptian Nubian), Anthropol. Anz. 52(1994)167-173).

 

Come nasce il nome tabacco?

Il tabacco prenderebbe il nome da Tobago ossia dal no-me che nel 1498 Cristoforo Colombo diede ad un'isola caraibica, dove la pianta del tabacco cresceva in modo rigoglioso.

Ma in realtà le popolazioni caraibiche utilizzavano già la parola“tabacco”per indicare sia il fumare,sia lo strumento usato per farlo.

Si ritiene che la parola spagnola tabaco derivi dalla lin- gua Arawak e in particolare dal dialetto caraibico Taino che, secondo Bartolomé de Las Casas,1552, con questo termine veniva indicato un rotolo di foglie della pianta, oppure il tabago, sarebbe una sorta di pipa a forma di 'Y', usata per aspirare il fumo per le vie nasali.

Altre fonti sostengono che il termine tabaco fosse adope-rato nella lingua spagnola per definire erbe officinali già fin dal 1410 e fosse un adattamento della parola araba tabbaq, che fin dal IX secolo indicava erbe di vario tipo.

A questo punto bisogna ipotizzare che che la pianta del tabacco sia stata introdotta in Africa attraverso l’Atlanti-co prima di Colombo, oppure che la pianta del tabacco sia stata portata in America da navigatori provenienti dal continente africano.

In sostanza poiché i termini usati per indicare il tabacco e il fumo da esso prodotto sono simili nel vecchio e nuovo continente,si può ipotizzare che esistessero scambi com-merciali tra le due sponde dell'atlantico ancor prima di Cristoforo Colombo.

Modalità di consumo del tabacco

Esse comprendono: il fumo di sigarette, di sigari, della pi-pa, del narghilè e anche il tabacco da fiuto.

Nicotina

Nelle foglie del tabacco è contenuta la nicotina che è una vera e propria droga, la quale a differenza di altre dro-ghe, come cocaina e eroina, non produce danni a breve tempo, ma gravi danni alla salute a lungo termine.

La cronica assunzione di nicotina che è la componente psico-attiva del tabacco ha una elevata capacità di in-durre dipendenza.

Come si manifesta la dipendenza?

Quando il fumatore cerca di smettere di fumare compaio-no i sintomi della dipendenza da nicotina, che compren-dono ansia, irritabilità, agitazione, difficoltà di concentra-zione, cattivo umore, rabbia, aumento dell'appetito, in-sonnia, disturbi dell'alvo come stipsi o diarrea. Anche quando sono presenti problemi di salute, il fumatore è incapace di smettere di fumare e si irrita al sentire i consigli ad abbandonare il fumo ed addirittura evita di frequentare alcuni luoghi come bar, circoli, ristoranti, etc, dove non è consentito fumare.

In Italia i fumatori sono 11,6 milioni (1 italiano su 5 fuma). I maschi sono  7,1 milioni  e 4,5 milioni le donne.Le fumatrici sono aumentate soprattutto nelle regioni del Sud (22,4 %, contro il 12,1% del  Centro e il 14%  del  Nord.
In Italia i fumatori sono 11,6 milioni (1 italiano su 5 fuma). I maschi sono 7,1 milioni e 4,5 milioni le donne.Le fumatrici sono aumentate soprattutto nelle regioni del Sud (22,4 %, contro il 12,1% del Centro e il 14% del Nord.

Fatte queste premesse, il fumare è divenuto un compor-tamento talmente radicato nella popolazione che viene accettato quasi come un atto normale.

Tra i personaggi celebri ce n’è sono alcuni che sono rima-sti impressi nell’immaginario collettivo, legato al fumo di tabacco e soprattutto al fumo del sigaro come Winston Churchill, Orson Welles, Alfred Hitchcock,oppure al fumo della pipa come Sandro Pertini, Albert Einstein ed altri.

Winston Churchill pittore-statista,non si separava mai dai sigari: prima delle lunghe tra-sferte si assicurava di avere in valigia una sufficiente scorta di sigari cubani.Photograph: Popperfo-to/Get-ty Imagespre.
Winston Churchill pittore-statista,non si separava mai dai sigari: prima delle lunghe tra-sferte si assicurava di avere in valigia una sufficiente scorta di sigari cubani.Photograph: Popperfo-to/Get-ty Imagespre.

Albert Einstein riteneva che l'abitudine di fumare la pipa contribuisse alla lucidità del ragionamento.Egli affermava che:"Fumare la pipa contribuisce a formulare giudizi cal-mi e obiettivi sulle faccende umane". Si dice che fosse talmente attaccato alla sua pipa da portarla sempre con sé. La tenne ben stretta in mano anche nell’occasione in cui, durante una gita al mare, la barca si rovesciò e lui cadde in acqua.

Albert Einstein nato ii 14 marzo 1879  a  Ulma, in Germania e deceduto il 18 aprile 1955, University Medical Center of Princeton at Plainsboro, New Jersey, Stati Uniti.
Albert Einstein nato ii 14 marzo 1879 a Ulma, in Germania e deceduto il 18 aprile 1955, University Medical Center of Princeton at Plainsboro, New Jersey, Stati Uniti.

Gli piaceva dunque molto fumare la pipa, ma arrivò un momento in cui, il suo medico personale gli consigliò di evitare il fumo e lui a malincuore ubbidì. Ma l'amore per la pipa era talmente radicata, che molto spesso si infilava in bocca la pipa senza tabacco e senza accenderla e masticava tra i denti il bocchino.

Lo Smithsonian Institution di  Washington, Istituto di istruzione e ricerca con annesso un importante museo, amministrato e finanziato dal governo americano, ha messo in esposizione la pipa di Einstein, che viene ammirata da una miriade di visitatori.

La pipa di Eistein è divenuta così popolare da ricevere continue richieste da altri musei per ricevere in prestito la famosa pipa.

Bocchino della pipa di Einstein con evidenti segni di usura.
Bocchino della pipa di Einstein con evidenti segni di usura.

Einstein è stato dunque un genio malgrado questo vizio pericoloso per la salute umana. Adesso sap-piamo che il fumo assottiglia la corteccia cerebra-le, riduce l'apporto di Ossigeno al cervello e osta-cola la crescita dei neuroni.

 

COME SI E' PROPAGATO L'USO DEL FUMO DI TABACCO?

I mezzi mediatici che hanno influenzato e continuano a influenzano il comportamento dei fruitori del fumo di ta-bacco in tutte le sue forme, sono 4:

  1. la televisione con le fiction,
  2. il cinema,
  3. lo sport,
  4. Internet.

 

Fumo di Tabacco, televisione,

fiction e cinema

Un esempio di come la televisione con le fiction abbia fa-vorito la pubblicità del fumo di tabacco è quello della se-rie televisiva del Commissario Maigret. La serie ebbe un enorme successo di pubblico, che ovviamente si accom-pagnò ad una forte pubblicità del fumo di pipa. Le inchie-ste del commissario Maigret sono state tratte da altret-tanti romanzi di Georges Simenon e che hanno come protagonista il commissario Maigret.Gli episodi furono di-visi in 4 stagioni,per un totale di 35 puntate e sono an-date in onda sul Programma Nazionale della televisione Italiana dal 1964 al 1972 per la regia di Mario Landi. In-terprete del commissario Maigret era l'attore Gino Cervi, il quale, personalmente grande fumatore di pipa, durante le registrazioni fumava continuamente e usava le pipe della sua collezione privata.

Grazie alla televisione, la pipa entrò in tutte le case degli italiani.

Il commissario Maigret interpretato dall'attore Gino Cervi, fumava in continuo  la pipa.
Il commissario Maigret interpretato dall'attore Gino Cervi, fumava in continuo la pipa.

I messaggi riguardanti il tabacco, veicolati attraverso la televisione e il cinema, hanno avuto, in particolare nel re- cente passato,la funzione di divulgare un’immagine posi- tiva del fumatore e del fumo di tabacco.

Humphrey De Forest Bogart, icona del cinema americano. Il binomio cinema e fumo di sigaretta è stato un classico dei tempi d’oro del cinema di Hollywood.Qui è nel film"The Maltese Falcon"  del 1941.L'attore morì a 58 anni per un carcinoma dell'esofago.
Humphrey De Forest Bogart, icona del cinema americano. Il binomio cinema e fumo di sigaretta è stato un classico dei tempi d’oro del cinema di Hollywood.Qui è nel film"The Maltese Falcon" del 1941.L'attore morì a 58 anni per un carcinoma dell'esofago.

Da alcune ricerche è emerso che nei film il numero di e- pisodi in cui compare il fumo di tabacco e il mondo sedu-cente dei divi del cinema, varia a seconda delle case ci-nematografiche:ad esempio la Walt Disney è la casa ci-nematografica che ha una media più bassa di episodi che mostrano personaggi che fumano. Un'altra osserva-zione che merita di essere rammentata è che nei film, i fumatori di sigari hanno una certa presenza, mentre nella vita reale il sigaro è fumato soltanto dal 3% del popolo dei fumatori.

Il  sodalizio cinema-tabacco è stato per molti anni un rap- porto consolidato in particolare del cinema americano. Nei film e nelle finction comparivano donne fascinose, dallo sguardo misterioso,sempre avvolte in una nuvola di fumo,oppure uomini avventurosi irresistibili,con atteggia-menti provocanti, muniti sempre dall'immancabile siga-retta. 

Nel fotogramma seguente viene rappresentato l'attore a- mericano James Dean in una scena del film del 1956 "Il Gigante".In quel periodo era assai frequente,vedere gli attori con una sigaretta tra le labbra.

James Byron Dean (Marion, 8 febbraio 1931 – Cholame, 30 settembre 1955) è stato un attore statunitense.James Dean morì in un incidente stradale mentre era alla guida della sua Porsche.
James Byron Dean (Marion, 8 febbraio 1931 – Cholame, 30 settembre 1955) è stato un attore statunitense.James Dean morì in un incidente stradale mentre era alla guida della sua Porsche.

L'industria del tabacco per realizzare l'obiettivo di incenti- vare l'abitudine al fumo di tabacco,a quei tempi,ha impie- gato ingenti risorse economiche.A tal proposito è stata effettuata una ricerca che ha dimostrato che numerosi attori tra i più famosi,tra gli anni 30 e gli anni 50,sono sta-tiarruolati per promuovere alcune marche di sigarette. In particolare la Lucky Strike,nota marca americana di siga-rette, aveva un elenco dei pagamenti effettuati agli attori più noti del tempo. Nel solo biennio 1937-1938, la Lucky Strike avrebbe investito 3.200.000 dollari per inserire sul proprio libro paga le star del momento come testimonial delle sue sigarette. Sembra che tra gli attori più pagati, vi siano stati Gary Cooper, Joan Crawford, Clark Gable, Myrna Loy, Spencer Tracy e tanti altri.

Gary Cooper, attore statunitense, nato nel 1901 a Helena, Stati Uniti,deceduto nel 1961 per cancro polmonare a Beverly Hills.
Gary Cooper, attore statunitense, nato nel 1901 a Helena, Stati Uniti,deceduto nel 1961 per cancro polmonare a Beverly Hills.

Essi guadagnavano 10 mila dollari all'anno per favorire la diffusione del vizio del fumo di tabacco (a quei tempi 10.000 dollari all'anno erano cifre enormi).

Ancora oggi,nei film, è presente la pubblicità per il tabac-co, ma in modo occulto:in molte scene infatti si vedono personaggi femminili che ricorrono al fumo per combatte-re l'ansia e la depressione,oppure per ostentare una sor-ta di indipendenza e di libertà femminile, mentre i perso-naggi maschili fumano per concentrarsi meglio oppure per ingannare l'attesa, quando devono interpretare un ruolo denso di tensione emotiva.

Sir Thomas Sean Connery Kt, attore scozzese. Ha impersonato un avventuriere irresisti-bile sempre in compagnia dell’inseparabile sigaretta.
Sir Thomas Sean Connery Kt, attore scozzese. Ha impersonato un avventuriere irresisti-bile sempre in compagnia dell’inseparabile sigaretta.

Anche nel cinema italiano il sodalizio cinema-tabacco  è stato per molti anni un rapporto abbastanza consolidato. Ad esempio nel cartellone pubblicitario del film "La dolce vita" del 1960, diretto da Federico Fellini,si vede l'attore Marcello Mastroianni con una sigaretta in bocca, in bella mostra.

Marcello Mastroianni (1924-1996) nel film"La dolce vita".Una sigaretta accesa campeg- gia al centro del cartellone pubblicitario. Mastroianni morì per un tumore al pancreas: i fumatori hanno un rischio che è circa triplo rispetto a quello di chi non fuma.
Marcello Mastroianni (1924-1996) nel film"La dolce vita".Una sigaretta accesa campeg- gia al centro del cartellone pubblicitario. Mastroianni morì per un tumore al pancreas: i fumatori hanno un rischio che è circa triplo rispetto a quello di chi non fuma.

In sintesi il cinema e la televisione hanno diffuso e diffon-dono ancora,anche se con minore intensità rispetto ai tempi passati e spesso in modo occulto,un’immagine po-sitiva del fumatore e del fumo di tabacco.

 

Fumo di Tabacco e manifestazioni sportive

Nelle manifestazioni sportive, fino a qualche anno fa, era assai frequente l’esposizione visiva di un logo e del no- me di note marche di sigarette.Il Gran Premio di Formula Uno per molti anni è stato sponsorizzato dalle grandi ca-se produttrici di tabacco.

Fortunatamente oggi, su un mito come la FERRARI non è più consentito mettere i lo-ghi delle principali industrie di morte.
Fortunatamente oggi, su un mito come la FERRARI non è più consentito mettere i lo-ghi delle principali industrie di morte.

In  particolare le multinazionali del tabacco hanno investi- to sulla Formula Uno, centinaia di milioni di euro, corri-spondenti al 25% di tutte le sponsorizzazioni.
Questo perchè la sponsorizzazione degli avveni-menti sportivi fa venire in mente l'idea che il fumo di tabacco ed una perfetta forma fisica coincidano: pertanto le marche delle sigarette apparivano ben visibili durante le gare sportive di ogni tipo, dalla formula Uno,al motociclismo,al ciclismo,al tennis, alle regate veliche internazionali, vedi l'esempio della figura sottostante, dove compare il logo di una famosa marca di tabacco sia sulla moto, che sulla tuta del motociclista.

Sodalizio motociclismo-tabacco: Suzuki, Michelin e Lucky Strike.
Sodalizio motociclismo-tabacco: Suzuki, Michelin e Lucky Strike.

 

FUMO DI TABACCO E INTERNET

Accanto ad una pubblicità del tabacco manifesta come quella del cinema e delle manifestazioni sportive ce n’è una meno visibile ed è quella che viene effettuata su In-ternet. Quest'ultimo mezzo mediatico è la sede virtuale dove è possibile vendere sigarette anche ai minorenni e dove assai spesso il fumo è associato a stimoli visivi at-traenti. La pubblicità su internet è tra le più insidiose per-chè Internet è accessibile a tutti, in ogni parte del mondo, anche dove questo tipo di pubblicità è vietato. In alcuni siti hard, assai diffusi su Internet, la sigaretta è divenuta un oggetto erotico nelle mani di donne fascinose, le quali in abiti succinti,in atteggiamenti provocanti e con posizio-ni sexy,aspirano il fumo di tabacco, simulando un grado di eccitazione simile a quello di un orgasmo sessuale.

 

COME E' ARRIVATO

 

IL TABACCO IN

 

 

EUROPA

 

E' ormai noto che,a scoprire e portare in Europa il tabacco,siano stati Cristoforo Colombo* e i suoi marinai. Ma probabilmente anche prima di Colom-bo era praticata l'abitudine al fumo,anche se non si conosce la sostanza che veniva fumata.

Cristoforo Colombo ritratto del pittore Sebastiano del Piombo (1485-1547), museo Me-tropolitan di NY.
Cristoforo Colombo ritratto del pittore Sebastiano del Piombo (1485-1547), museo Me-tropolitan di NY.

Negli affreschi dell'antica Pompei sono raffigurati soggetti che fumano; inoltre sono state ritrovate rappresentazioni grafiche di pipe di varia foggia, in alcuni scavi archeologi-ci effettuati sia in Europa che in Asia. Frammenti di foglie di tabacco e tracce di nicotina sono state trovate tra le bende e i resti degli organi di alcune mummie egizie (Balabanova S.et Al).Sembra evidente che gli antichi egi-zi assumessero la nicotina come eccitante, fumando e masticandone le foglie.

Inoltre come asseriscono Massimo Martelli e Vincenzo Zagà, una varietà di tabacco selvatico,la Nicotiniana Ru-stica per distinguerla dalla Nicotiniana Tabacum del nuo-vo mondo, era conosciuta in alcune zone dell'Africa, pri-ma di Colombo. Massimo Martelli e Vincenzo Zagà fanno due ipotesi:che la pianta di tabacco sia stata introdotta in Africa attraverso l'oceano atlantico, oppure che sia stata portata in America da viaggiatori provenienti dal conti-nente africano.    

 

Cristoforo Colombo alla ricerca di uno sponsor.

L'impresa navale di Colombo era motivata dall'obiettivo di raggiungere le Indie per poter commerciare diretta-mente e più velocemente con loro. Poichè la distanza percorsa da Marco Polo per raggiungere la Cina (andan-do verso Est) era stata di 15.000 km,lui pensava di ri-sparmiare molto tempo in quanto pensava di poter rag-giungere l'Asia percorrendo solo 5-6 000 km.  

Questo perchè Colombo riteneva che la Terra fosse più o meno sferica e che la sua circonferenza fosse di circa 28.000 km,come aveva sostenuto Posidonio nel primo secolo a.C.,e tra Spagna e Giappone esistesse solo l'o-ceano,senza terre intermedie,pertanto la distanza tra le isole Canarie ed il Giappone fosse di 5.000-6.000 km. Questa distanza poteva secondo Colombo essere per-corsa con le navi dell'epoca in 3 mesi di navigazione.

La fortuna del viaggio di Colombo fu che, durante la navi-gazione per raggiungere le Indie, trovò le Americhe, altri-menti la sua spedizione sarebbe miseramente fallita per-ché le sue caravelle non avevano l’autonomia per per-correre 20.000 Km e quindi si sarebbero dispersi in mezzo all'oceano.

Le terre scoperte da Colombo non erano le Indie, ma un nuovo Continente che prese il nome da Amerigo Vespucci.Per andare nelle Indie avrebbe dovuto navigare per 20.000 km!
Le terre scoperte da Colombo non erano le Indie, ma un nuovo Continente che prese il nome da Amerigo Vespucci.Per andare nelle Indie avrebbe dovuto navigare per 20.000 km!

Prima che il Re di Spagna Ferdinando V e la regina Isa-bella sponsorizzassero l'impresa,Colombo dovette com-battere una dura battaglia contro i sapienti di corte della corona di Spagna, i cosiddetti “Dotti di Salamanca”.

Cosa sostenevano i saggi di Salamanca? Essi afferma-vano che la Terra fosse più o meno sferica,concetto con-diviso praticamente da filosofi, teologi, astronomi e poeti dell'epoca e che la circonferenza della Terra non fosse di 28.000 Km, come sosteneva Colombo, ma di fosse di 40.000 km. Tale valore che era stato calcolato dall'astro-nomo Eratostene di Cirene, nel 230 a.C., il quale per la prima volta misurò le dimensioni della terra. Con queste misure di circonferenza,calcolarono che la distanza tra le isole Canarie e il Giappone fosse di circa 20.000 km, di-stanza che poteva essere percorsa in un anno di navi-gazione; in conclusione i sapienti concludevano che nes-suna nave dell'epoca poteva trasportare tutte le provviste necessarie per una così lunga navigazione e quindi il viaggio era impossibile.La commissione si riunì più volte, in luoghi diversi, seguendo la corte spagnola a Cordoba e a Salamanca. Dopo mesi di discussione il parere della commissione fu negativo. Ma Colombo essendo protetto dal confessore della regina, chiese alla commissione di fare un supplemento di indagine. Ma anche questa volta il progetto fu respinto in quanto ribadirono che i calcoli di Colombo fossero errati.

A questo punto Colombo deluso, si congedò dal re di Spagna,montò a cavallo e si diresse alla volta della Fran-cia con il proposito di raggiungere suo fratello.

Sembra però che Santángel, tesoriere reale, ed altri im-portanti notabili della corona avessero convinto il Re ad accettare le richieste di Colombo, per cui furono mandati alcuni emissari a riportare Colombo in Spagna.

Il 30 aprile del 1492 furono firmate le "capitulaciones" e furono registrate dal segretario di stato Juán de Coloma, a nome di Fernando e Donna Isabella.

Furono consegnate a Colombo 3 lettere  di presentazio-ne:una per il Gran Khan della Cina, il quale però era già morto due secoli prima e cioè il 1294 e neppure la sua dinastia mongola imperava più in Cina e altre due lettere aperte, indirizzate a chi Colombo avrebbe ritenuto con-veniente.

Il sogno di Colombo stava finalmente per avverarsi. Per preparare il viaggio attraverso l'Atlantico, Cristoforo  Co-lombo si poteva avvalere del sostegno finanziario del Re di Spagna Ferdinando V e della regina Isabella,i quali in pratica furono i soli regnanti europei ad accettare di fi-nanziare la sua spedizione.

Firmato il contratto, Colombo raggiunse Palos de la Frontera in Spagna, dove fu messo in contatto con un marittimo esperto Martín Alonso Pinzón; Colombo affi-dò a lui l'incarico di arruolare gli equipaggi delle 3 cara-velle.Al comando della nave ammiraglia la"Santa Maria" di 150-200 tonnellate di stazza e con 39 uomini di equi-paggio,si pose Cristoforo Colombo in persona, al coman-do della caravella,la "Pinta"si pose Martín Alonso Pin-zón,mentre ad un suo fratello,Vicente Yáñez Pinzón venne affidato il comando della "Niňa".

Poco prima dell'alba di venerdì 3 agosto del 1492, Co-lombo ordinò ai suoi uomini di salpare. Le 3 navi tra-sportavano circa 90 uomini e nessun soldato.Ogni imbar-cazione, aveva a bordo un medico-chirurgo.La flotta si diresse verso le Canarie e dopo una sosta di quasi un mese alle Canarie, sotto la spinta dei venti alisei prese il largo verso il mare ignoto ad occidente. Dai documenti di viaggio, sembra che i marinai, durante la navigazione, si lamentassero delle precarie condizioni igieniche. Il cibo comprendeva: 3 mestoli di vino rosso al mattino e 3 alla sera,cioè oltre un litro al giorno;gallette,in razione doppia la domenica;martedì,giovedì e domenica si mangiava carne essiccata;lunedì,mercoledì,venerdì e sabato zuppa calda di ceci,fave,lenticchie,con olio,aceto,cipolle e molto aglio in funzione antiscorbuto;per cena formaggio, lardo, pesce salato, con rucola, senape e aglio; domenica veni-

vano serviti uva passa, mandorle, fichi secchi e miele.

Una replica della Santa María, nei pressi di Palos de la Frontera (Spagna); la Santa Ma- ria  era la più grande delle 3 navi utilizzate da Colombo nel suo primo viaggio attraverso l' Atlantico.
Una replica della Santa María, nei pressi di Palos de la Frontera (Spagna); la Santa Ma- ria era la più grande delle 3 navi utilizzate da Colombo nel suo primo viaggio attraverso l' Atlantico.

Dopo 79 giorni di navigazione e cioè il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo e suoi i marinai approdarono nella piccola isola di San Salvador nelle Bahamas, nome im-posto da Cristoforo Colombo e che i nativi chiamavano con il nome di Guanahani.

La rotta di Cristoforo Colombo: andata e ritorno.
La rotta di Cristoforo Colombo: andata e ritorno.

L'isola di San Salvador fu la prima terra americana ad essere toccata dalla spedizione di Colombo. Essa dista in linea d'aria dalla Florida, cioè dalle coste del Nord America, circa 320 miglia e circa 3.500 miglia dal luogo di partenza (Palos de la Frontera).

San Salvador nelle Bahamas.   Una croce bianca a ricordo dello sbarco di Cristoforo Co- lombo è stata eretta il giorno di Natale del 1956.
San Salvador nelle Bahamas. Una croce bianca a ricordo dello sbarco di Cristoforo Co- lombo è stata eretta il giorno di Natale del 1956.

A San Salvador per ricordare il punto,dove avven- ne lo sbarco di Cristoforo Colombo,nel 1956 è sta-ta eretta una croce bianca.

 Dióscoro Puebla, 1862.
Dióscoro Puebla, 1862.

Approdati a San Salvador, Colombo e la sua ciurma furono accolti con gentilezza dai nativi dell'isola. Nella sua relazione, sottolinea lo spirito pacifico dei suoi ospiti:"Gli abitanti mancano di armi, che sono a loro quasi ignote, né a questi sono adatte, non per la deformità del corpo, essendo anzi molto ben formati, ma perché timidi e paurosi. Del resto, quando si vedono sicuri, deposto ogni timore, sono molto sem-plici, di buona fede e generosi riguardo a tutto quello che posseggono".

A fronte di questa generosità degli indigeni, i conqui-stadores si distinsero per un’immotivata crudeltà e erano disposti a tutto pur di soddisfare la loro avidità. Molti di loro rifiutavano di considerare gli indios un essere umano. 

Gli indigeni offrirono a Cristoforo Colombo  le foglie secche di tabacco che emanavano u-na particolare fragranza.
Gli indigeni offrirono a Cristoforo Colombo le foglie secche di tabacco che emanavano u-na particolare fragranza.

Gli indigeni come omaggio offrirono a Cristoforo Colom-bo e ai suoi marinai, le foglie secche di tabacco che emanavano un particolare aroma. Colombo osservò inol-tre che gli indios sia maschi, che femmine  tenevano in mano una specie di involucro,chiamato sicar,fatto di foglie di palma o di mais, dopo aver messo all'interno del tabacco che, acceso ad una estremità, aspiravano il fumo dall’estremità opposta.

Il tabacco era la pianta magica dei rituali sciamanici.
Il tabacco era la pianta magica dei rituali sciamanici.

La prima coltivazione del tabacco si dice che fosse iniziata nelle Ande e che risalirebbe al 5000-3000 a.C. Non si conosce con esattezza come sia avvenuta la sco-perta della pianta, ma una leggenda vuole che un uomo correndo attraverso una foresta in fiamme, inciampassse e cadendo su un cespuglio di Nicotiana rustica, avesse inspirato il fumo e avesse provato un misterioso sollievo e, da quel momento, non potesse più farne a meno. Gli indiani americani utilizzavano moltissimi modi per consu-mare il tabacco.Usualmente fumavano il tabacco in pipe ricavate da una pietra speciale.Vi erano anche alcune popolazioni che facevano uso del tabacco non fumando-lo ma sniffandolo. Alcune abitudini sul consumo di tabac-co sono rimaste intatte nei secoli, come quella di fumarlo o di masticarlo. Altre abitudini invece sono state abban-donate come ad esempio la modalità in voga tra gli sciamani che era di bere il tabacco sotto forma di infuso realizzato immergendo le foglie nell’acqua. Per i Maya, abituali consumatori di tabacco, il fumo sprigionato dalle foglie di tabacco era un modo per comunicare con le loro divinità.

Lasciata l'isola di San Salvator, il viaggio di Colombo proseguì attraverso le Bahamas; furono scoperte Santa Maria e Conception, Fernandina e Isabella; il 28 ottobre Colombo sbarcò a Cuba (Juana) e il 5 dicembre approdò a Hispaniola (in lingua locale Haiti).

Mentre erano in navigazione, nella notte tra il 25 e il 26 dicembre, incapparono in una tempesta e la nave capi-tana la "Santa Maria" fu sbattuta contro un un banco di sabbia e si incagliò. Non potendola rimetterla in ma-re, dovettero abbandonare il relitto. Per questo motivo Colombo fu costretto a lasciare sull'isola Hispaniola 39 uomini dell'equipaggio scelti tra i volontari tra i quali un medico; con i legni della "Santa Maria", fece costruire un fortino, che fu battezzato "la Navidad" (Il Natale). Quando al secondo viaggio, Colombo ritornò sull'isola fece l'amara scoperta che i marinai lasciati a Hispaniola erano stati tutti trucidati dagli indigeni.

 

 

Rientro in Europa

 

Il 16 gennaio 1493 Colombo decise di ritornare in Europa, salito al comando della caravella "La Niña", prese il largo alla volta dell'Europa, por-tando con sè 6 indios, alcuni animali esotici ed alcuni oggetti preziosi con l'intento di omaggiare i regnanti di Spagna.

Réplica de la Carabela "La Niña", en el "Muelle de las Carabelas", paraje de La Rábida, Palos de la Frontera (Huelva).
Réplica de la Carabela "La Niña", en el "Muelle de las Carabelas", paraje de La Rábida, Palos de la Frontera (Huelva).

Mentre erano in navigazione verso l'Europa avvi-starono "La Pinta" al cui comando vi era Martin Alonzo Pinzón, il quale disse che aveva perso l'o-rientamento e che non aveva avuto nessuna in-tenzione di separarsi dalla flotta. In realtà Pinzón, avendo saputo dagli indigeni dell'esistenza di im-mense ricchezze nell'isola di Babeque,dopo alcuni tentativi fatti insieme a Colombo per trovare que-st'isola, aveva deciso di proseguire le ricerche da solo e senza autorizzazione.

Riproduzione della Caravella "La Pinta",nel molo el Muelle de las Carabelas del Paraje de La Rábida, in Palos de la Frontera.
Riproduzione della Caravella "La Pinta",nel molo el Muelle de las Carabelas del Paraje de La Rábida, in Palos de la Frontera.

Comunque ricomposta la flottiglia, la navigazione fino al 12 febbraio procedette tranquilla, quando furono investiti da una terribile tempesta che du-rò 3 giorni; la tempesta costrinse Colombo ad at-traccare alle Azzorre, sull'isola di Santa Maria, da cui venne via il 24 febbraio e arrivò a Restelo, nei pressi di Lisbona il 4 marzo del 1493, dove fu accolto comunque con tutti gli onori.

"Cristoforo Colombo ricevuto dai Reali di Spagna"
"Cristoforo Colombo ricevuto dai Reali di Spagna"

In seguito dal nuovo continente iniziarono ad arrivare metalli preziosi e alcuni ali-menti fino ad allora sconosciuti in Europa come: 

.mais

.cacao

.pomodori

.patate

.tabacco.

  

 

 

*Cristofoforo Colombo nato a Genova nel 1451, deceduto a Valladolid (Spagna) nel 1506. Era il primogenito di 4 figli, 3 maschi e 1 femmina, di Dome-nico Colombo e di Susanna Fontanarossa, prima gestori di una piccola azienda tessile e poi, in seguito al tra-sferimento da Genova a Savona, di un'osteria. Dopo aver accumulato una lunga esperienza navigando a lun-go sia al Nord sia nei mari del Sud Atlantico, nel 1484 Colombo riuscì a presentare al re del Portogallo Joao II un progetto assai ardito: raggiungere le Indie, paese ric-co di spezie, navigando verso Occidente. Anche se il progetto fosse accompagnato da una dettagliata descri-zione delle rotta che intendeva seguire, i consiglieri del Re si opposero, dichiarando che Colombo aveva sba-gliato i calcoli sulle distanze per difetto.

Ossessionato dal suo sogno, Colombo lasciò il Porto-gallo e raggiunse la Spagna per chiedere  la sponsoriaz-zazione di Ferdinando e Isabella di Spagna.

Presentò loro il suo progetto; la risposta  arrivò nel 1490, ma, ancora una volta, fu una delusione per Colombo, in quanto i consiglieri dei regnanti dichiararono che il piano era inattuabile.

La Spagna in quel momento aveva appena terminato la riconquista del proprio territorio, per cui c’erano numero-si giovani nobili che pretendevano l’assegnazione di nuove terre per i servizi resi alla corona nella guerra contro i Mori (il 2 gennaio 1492 Ferdinando e Isabella espulsero dalla Penisola Iberica l'ultimo dei governanti moreschi, Boabdildi Granada, unendo gran parte di quella che è la Spagna odierna sotto il loro potere). Questa occasione giocò un ruolo favorevole per Colombo. Infatti verso la fine del 1491 Colombo ritornò a corte, spiegando ancora una volta il suo progetto; fu nominata una nuova commissione, che, sotto l'influenza di Luis da Santagel, questa volta diede parere favore-vole all'impresa delle Indie. Il 17 aprile 1492, dopo 8 anni di una lunga attesa, i Sovrani firmarono un docu-mento, con il quale accettavano tutte le richieste di Cristoforo Colombo. All'inizio di agosto 1492, la spedi-zione era pronta per salpare. Sul Rio Tinto, nel piccolo porto di Palos nella Spagna sud-occidentale, era anco-rata per la partenza la più famosa flotta che avesse mai attraversato l'Oceano:

.la Santa Maria, la nave ammiraglia di Colombo, no-leggiata da Juan de las Casas che rimase a bordo della stessa come ufficiale (30 metri, 150-200 tonnellate);

.la Pinta di 60 tonnellate a vele quadre, al comando di Martin Alonso Pinzon;

.la  "Niňa" di 55 tonnellate a vele latine al comando di Vicente Yanez  Pinzon, fratello di Martin Alonso.

 

I viaggi di Cristoforo Colombo consentirono la coloniz-zazione europea delle Americhe. Egli intraprese quattro viaggi verso il Nuovo Mondo: il primo nel 1492, in cui scoprì il continente americano, il secondo viaggio nel 1493, in cui scoprì nuove isole e il terzo nel 1498, che lo condusse nell'America Meridionale e che fu quindi il primo nel quale Colombo raggiunse la parte continen-tale. Nel quarto viaggio, nel 1502, raggiunse l'America Centrale. 

Sembra assodato che Colombo, fino alla morte, fosse convinto che l'arcipelago da le terre da lui raggiunte e parzialmente esplorate ed anche le coste del Centro e Sud America, costituissero la periferia di un grandissimo gruppo di isole seguendo le quali avrebbe raggiunto la Cina settentrionale.

A fare chiarezza sulla reale scoperta di Colombo fu un esperto navigatore fiorentino Amerigo Vespucci (1454-1512), il quale tra il 1499 e il 1502 compì un viaggio lun-go le coste dell'America meridionale e si convinse del fatto che Cristoforo Colombo fosse approdato in un nuovo continente, fino ad allora ancora sconosciuto.

Statua di Amerigo Vespucci. Opera di Gaetano Grazzini (1785-1858),  Uffizi Firenze.
Statua di Amerigo Vespucci. Opera di Gaetano Grazzini (1785-1858), Uffizi Firenze.

Il grande merito di Vespucci, per il quale viene diffusa-mente ricordato è la consapevolezza, fondata su precisi calcoli geografici, che la terra scoperta da Colombo  non fosse l'Asia, ma un continente nuovo e sconosciuto. Il te-sto in cui Vespucci scrisse queste conclusioni, Mondus Novus, risale al 1502 e si diffuse in tutta Europa. A queste terre,nella sua prima mappa del 1507 il cartografo tedesco Martin Waldseemüller (1470-1521/1522),die-de per primo il nome America, ispirandosi al nome latino dello scopritore,Americus: “from Amerigo the discove-rer…as if it were the land of Americus or America”.  

 

COME SI E' DIFFUSA LA COLTIVAZIONE DEL TA- BACCO

 

Il tabacco non conquistò immediatamente gli europei i quale erano più interessati all’oro e alle altre ricchezze americane,  anche perché erano spaventati dall’utilizzo del tabacco nei riti apparentemente satanici degli indige-ni. Uno dei marinai di Colombo, Rodrigo de Jerez prese l'abitudine a fumare il tabacco e tornato in Europa intro-dusse quest'usanza nella sua città natale Ayamonte in Spagna. Quando fumava, il fumo che lo circondava spa-ventava gli astanti per cui l'inquisizione spagnola, rite-nendo questa abitudine "peccaminosa e infernale", mise in prigione il marinaio per 7 anni, ma ciononostante l'abi-tudine al fumo ormai aveva preso la via del non ritor-no. A spostare l’attenzione verso il tabacco fu la scoperta delle sue presunte proprietà curative. Un medico di Sivi-glia un certo Nicolàs Monardes scrisse infatti nel suo opuscolo Historia medicinal, che il tabacco potesse cura-re qualunque cosa dall’alito cattivo al cancro, ai morsi di serpente e ai calcoli renali. Anche in Italia si aprì una di-scussione sul tabacco in letteratura e in medicina.Il car-dinale Tornabuoni fu il primo a introdurre la coltivazio-ne del tabacco, che veniva definita "Erba di Tornabuoni" o "Erba di Santa Croce". Il medico Giovanni Piccino sostenne che fosse un perfetto antidoto agli "insani furori del vino" ed elogiava le sue qualità anti erotiche. Anche il monaco Benedetto Stella consigliava il suo consumo a "preti, monaci e altri religiosi che devono e desiderano menar vita casta".  

A conquistare il titolo di più grande mercato di tabacco in Europa fu l’Inghilterra,dove fumare, nel XIX secolo, arrivò ad essere una caratteristica nazionale e la scelta della pipa giusta diventò una questione socialmente rilevan-te.  

Dopo le prime coltivazioni di tabacco effettuate in Euro-pa, in particolare in Spagna e in Portogallo, la sua colti-vazione si diffuse in tutto il mondo ad opera in particolare di alcuni missionari spagnoli e portoghesi; essi all'inizio definivano il tabacco "Erba santa" e gli attribuiva-no proprietà magiche e medicamentose. 

In Francia Jean Nicot,ambasciatore francese in Porto-gallo, portò nel 1560 il tabacco a Caterina de Medici,spo-sa di Enrico II di Francia, per curarle una ostinata cefalea di cui soffriva da molto tempo.

Jean Nicot, Signore di  Villemain (1530- 1600), diplomatico e accademico francese. Oltre che per aver dato il nome alla nicotina,è famoso anche per il suo "DIZIONARIO FRANCE-SE MODERNO ".
Jean Nicot, Signore di Villemain (1530- 1600), diplomatico e accademico francese. Oltre che per aver dato il nome alla nicotina,è famoso anche per il suo "DIZIONARIO FRANCE-SE MODERNO ".

Proprio in onore di Nicot, il botanico J. Dalechamps, nel-la sua Historia plantarum (1586) chiamò il tabacco herba Nicotiana e Carlo Linneo gli diede il nome scientifico di Nicotian tabacum. Jean Nicot, non solo è ricordato per la nicotina, ma in qualità di accademico di Francia, è di-venuto famoso per avere scritto il "Dizionario Francese Moderno".

I missionari spagnoli e portoghesi esportarono la coltiva-zione del tabacco non solo in Europa, ma anche nelle Fi-lippine, nel Giappone e infine in Cina.

Piante di tabacco mature.
Piante di tabacco mature.

 

Nel Nord Europa l'introduzione del tabacco ebbe un'altra storia.Fu il navigatore,corsaro e poeta inglese,Sir Walter Raleighn (1552-1618),favorito della regina Elisabetta I, che nel 1585 scoprì la Virginia, battezzandola con que-sto nome in onore di Elisabetta, la regina vergine. A lui è stato attribuito il merito di aver portato nei paesi del Nord Europa le prime piante di tabacco e di patata. Da quel momento in Inghilterra si sviluppò una enorme produzio-ne di tabacco da fumo. Per l'appunto in Europa il più grande mercato di tabacco divenne l'Inghilterra dove il fu-mo nel XX secolo divenne un caratteristica nazionale e la scelta della pipa acquisì importanza sociale.La classe o-peraia fumava la pipa di argilla,che in pratica era il sim-bolo delle classi meno abbienti;la borghesia adottò il si-garo.Per la classe media fu fabbricata la pipa in Meer-schaum,un silicato idrato di magnesio in grado di cambi-are colore con l’uso,dal colore inizialmente bianco,con l’ andare del tempo e quindi con l'uso diventava marrone. 

Anche se in diversi Stati compreso quello Papale, l'abi-tudine al fumo di tabacco fu combattuta da leggi e da editti restrittivi, ciononostante la diffusione del fumo di ta-bacco era divenuta ormai inarrestabile.

 

Quando è nata la sigaretta?

Non è nota la data precisa, ma si narra che furono i sol-dati turchi che nell'anno 1832, i quali  durante l'assedio di San Giovanni d'Acri cominciarono a fumare il tabacco ar-rotolandolo in rulli di carta dove normalmente si contene-va la polvere da sparo.

Gli industriali del tempo capirono che per soddisfare il desiderio di eccitazione indotto dalla nicotina,il metodi di arrotolare il tabacco nella carta avrebbe generato ricchez za. Così iniziò la produzione su larga scala e a bassi costi delle sigarette. Un mercato che tuttora, complice il monopolio dello stato, continua a restare assai fiorente.

E' stato anche detto che la sigaretta è stata associata alla figura dell'intellettuale durante il decadentismo. Con il termine decadentismo si intende il movimento artistico e letterario, nato in Francia e poi diffusosi in tutta Europa tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo che si contrap-pone al positivismo scientifico e al naturalismo, in altri termini il nuovo modo di pensare era inteso come diver-sità ed estraneità alla società borghese. In sintesi in que-sto periodo, la sigaretta era l'emblema dell'artista deca-dente.

 

Ma come avviene il passaggio dalla pipa alla siga-retta?

All’inizio le sigarette non godettero di una buona fama specialmente in Inghilterra dove venivano considerate u-na imitazione del più mascolino sigaro. Ma alla fine la praticità prevalse sulla cattiva reputazione e il consumo di sigaretta crebbe al punto che  soltanto negli Stati Uniti da 40 milioni nel 1875 si passò a 500 milioni nel 1880. A  intuire il potenziale vantaggio economico delle sigarette fu Buck Duke, proprietario di un’azienda di tabacco in Virginia, il quale è stato il primo a investire nella crea-zione di James Albert Bonsack: una macchina in grado di produrre più di 200 sigarette al minuto e tra l'altro è stato il primo industriale a investire in pubblicità, arrivan-do a spendervi cifre astronomiche.

In Europa e in America il consumo di tabacco si diffuse rapidamente e questo era legato al fatto che il tabacco induce dipendenza.A quei tempi non era ancora noto che la nicotina,come del resto gli altri alcaloidi,può creare di-pendenza.

La diffusione del vizio del fumo tra i soldati deve essere attribuita ai comandi degli eserciti in guerra. Durante la Seconda guerra mondiale per le truppe dei Paesi in guerra veniva dato del tabacco. Oltre al cibo, sette siga-rette erano incluse nella razione che i soldati inglesi e del Commonwealth ricevono giornalmente. A queste sigaret-te si aggiungevano quelle che era possibile acquistare presso la Naafi-Navy, Army and Air Force Institutes e quelle che venivano inviate dai parenti.

I soldati tedeschi ne ricevono sei al giorno e anche loro potevano contare sull’acquisto di una scorta extra.

All’esercito russo venivano assicurati cento grammi di vodka al giorno e una manciata di tabacco greggio, che arrotolavano nella carta di giornale.

I marines americani ricevevano da cinque a sette pac-chetti di sigarette a settimana.

Perchè veniva dato il tabacco? Perchè per i soldati la si-garetta era un ottimo eccitante per prendere parte ai combattimenti.

Dopo la seconda guerra mondiale, il fumo di tabacco si diffuse ovunque in modo esponenziale. L'abitudine al fu-mo si estese anche alle donne e raggiunse la sua mas-sima diffusione con un mercato assai fiorente che offriva centinaia di tipi di sigarette, dalle ligth alle strong, vari tipi di sigari dai cubani ai toscani, vari tipi di tabacchi per pipa (inglesi e olandesi), di pipe di varia foggia, a cui si aggiungevano accessori assai ricercati come boc-chini in avorio,porta-sigarette in argento,accendini in me-talli preziosi, come argento e oro (Cartier o Danhill).

Collezione di pipe, di varia foggia, costruite dalle numerose fabbriche che operano nel campo  degli oggetti per il fumo.
Collezione di pipe, di varia foggia, costruite dalle numerose fabbriche che operano nel campo degli oggetti per il fumo.

In questi ultimi tempi i fumatori di pipa sono au-mentati in modo significativo. Un articolo dal tito-lo "seduce intimamente la salute", apparso su Li-bero il 3 novembre 2015, Italo Borrello ha fatto un elogio della pipa, di questo piccolo oggetto di legno che parla all'uomo.La pipa ha un fascino sexy,se si sceglie la pipa giusta.Quale pipa?Curva o dritta? Grande o piccola? Liscia o sabbiata? Italo Borrello risponde a queste opzioni e precisa che la pipa dritta è propria delle situazioni dinamiche e sportive, mentre quella curva è da preferire se si desidera una fumata rilassata e quindi dopo cena in poltrona, sorseggiando un bicchiere di un distil-lato, in conversazione, oppure con un buon libro. Per le dimensioni, la pipa deve essere proporzio-nata al viso del fumatore. Quanto alle finiture, le pipe lisce sono da preferire in determinate occa-sioni e con abiti formali. Quelle sabbiate, cioè quelle sottoposte ad un forte gettito di sabbia che esaltano le venature del legno si intonano benis-simo a contesti e abbigliamenti sportivi.              

Tra i tabacchi  per pipa, esiste una grande varietà

e possibilità di miscelazione. I tabacchi da pipa che si trovano in commercio sono già miscelate in modo equilibrato,con aromi molto vari. Solita-mente il tabacco viene venduto in busta o in sca-tola.

 

Anche se il fumo da pipa non si aspiri, esso è no-civo alla salute quanto il fumo di sigaretta. Alcuni ricercatori quali Aage Tverdal e Kjell Bjartveit (da Giulia Apra in Curiosità,Tabacco 6 febbraio 2017) hanno condotto uno studio su 17.000 fumatori di età compresa tra 20 e 50 anni. Nel corso di quasi 25 anni di follow-up sono giunti alla conclusione che la mortalità dei fumatori di pipa è il doppio di quella dei non fumatori, e cioè alla fine dei conti è come se fossero fumatori di sigarette. Questo perché, nonostante il fumo di pipa non si aspiri, la nicotina assorbita è proporzionale alla quantità di tabacco fumato ed inoltre il quantitativo di catra-me è assai più alto (54 mg). C'è da dire anche che la pipa, a parità di condizioni, contiene un quantitativo maggiore anche di altre componenti quali ossido nitrico, monossido di carbonio e ni-trosammine, rispetto alla classica sigaretta. 

Tabacco per pipa.Il taglio del trinciato medio-grande è consigliato perché brucia lenta-mente e quindi scalda meno.
Tabacco per pipa.Il taglio del trinciato medio-grande è consigliato perché brucia lenta-mente e quindi scalda meno.

Negli Stati Uniti tra il 2000 e il 2015 il consumo di siga-rette si è ridotto del 39%, mentre il consumo di altri pro-dotti a base di tabacco è più che raddoppiato. A questo incremento il contributo principale lo hanno dato i sigari la cui diffusione è aumentata dell’85%.

In Italia il sigaro Toscano nacque in modo casuale nell’ estate del 1815 per un acquazzone improvviso che si abbattè in una fabbrica di sigari su una partita di foglie di tabacco, inzuppandole rovinosamente. Il danno sarebbe stato enorme, ma piuttosto che buttare tutte le foglie di tabacco del Kentucky infradiciate, si pensò di lasciare che il sole le asciugasse,per fare con il tabacco danneg-giato dei sigari meno pregiati.Al contrario quei sigari chiamati «fermentati» ottennero in breve tempo un suc-cesso inspettato, al punto che  il re Vittorio Emanuele II amava dire "Un mezzo Toscano e una croce di cavaliere non si negano a nessuno".

Attualmente l'azienda produce oltre 200 milioni di pezzi ed è presente in settanta Paesi del mondo, con una tren-tina di varietà di sigari.

 

Giuseppe Garibaldi, che si dice fosse un salutista in quanto "mangiava poco e soltanto vegetali e pesce; be-veva acqua", ma al mattino, appena sveglio si accende-va il primo Toscano.

 

Gabriele D’Annunzio, disse di avere usato il Toscano in trincea contro i cattivi odori dei commilitoni.

 

I musicisti hanno sempre avuto un debole per il Toscano; esso era amato ad esempio da Arturo Toscanini, Luciano Berio.

Pietro Mascagni fumava il Toscano anche in faccia della regina Margherita.

Giuseppe Verdi, sorpreso col sigaro in bocca nei corridoi della Scala, mentre stavano rappresentando una sua opera,una maschera lo rimproverò dicendo: "Maestro,lo sa bene che non si può fumare qui!". Il grande musicista continuando a fumare rispose: "La sua affermazione non è corretta. Avrebbe dovuto dirmi che non si “deve”, poichè, in quanto a potere, si può eccome: non vede?".

Anche molti scrittori hanno amato il sigaro italiano, come Carlo Collodi, lo scrittore Francese  Marie-Henri Beyle noto come Stendhal,Vasco Pratolini,Carlo Levi. 

 

Il Toscano è stato anche protagonista nel cinema, era in bocca al Tenente Colombo, a Totò, a Fellini, a Burt Lancaster, a Clint Eastwood, il quale sembra che all’ini-zio non amasse l’odore del sigaro, ma dovette adeguar-si alle direttive del regista, Sergio Leone.

Anche le donne apprezzano il sigaro Toscano, La can-tante lirica Katia Ricciarelli e la cantante Pop Nada amano fumare i sigari Toscani. 

In Italia il sigaro Toscano nacque nell’estate del 1815 per un acquazzone improvviso che si abbattè in una fabbrica di sigari.
In Italia il sigaro Toscano nacque nell’estate del 1815 per un acquazzone improvviso che si abbattè in una fabbrica di sigari.

Quali sono le differenze tra le sigarette e i si sigari? 

Sebbene sia i sigari sia le sigarette siano composti da tabacco, ci sono notevoli differenze che riguardano le dimensioni e l’involucro.

I sigari sono molto più grandi  e sono rivestiti con tabac-co mentre le sigarette sono rivestite da cartine speciali. La differenza principale sta nel fatto nel tipo di tabacco utilizzato: le sigarette contengono una miscela di diversi tipi di tabacco non fermentato, mentre i sigari sono com-posti quasi sempre da tabacco fermentato. La fermenta-zione delle foglie di tabacco è un processo che dura al-cuni giorni. 

Esposizione di sigari in un museo Norvegese. Foto Gennarino Borrello.
Esposizione di sigari in un museo Norvegese. Foto Gennarino Borrello.

La fermentazione avviene a temperatura e umidità con-trollata e ha lo scopo principale di esaltare l’aroma del ta-bacco attraverso una serie di reazioni chimiche veicolate da enzimi presenti nella pianta. Questa caratteristica dei sigari fa sì che i sigari siano più dannosi delle sigarette.

Infatti i sigari hanno:

.una più elevata concentrazione di sostanze cancero-gene: durante il processo di fermentazione del tabacco per sigari, vengono  prodotte alte concentrazioni di nitro-sammine, molecole potenzialmente cancerogene e che vengono rilasciati durante la combustione;

.una più elevata quantità di catrame: per ogni grammo di tabacco fumato, c’è una più alta quantità di catrame nei sigari che nelle sigarette; 

.un più elevato livello di tossine: il rivestimento dei si-gari fatto di foglie di tabacco è meno poroso di quello del-le sigarette, per cui la combustione del tabacco dei siga-ri è meno completa di quella delle sigarette ed ha più alte concentrazioni di tossine;

.le maggiori dimensioni del sigaro e la più lunga durata della fumata comportano generalmente una più alta espo-sizione alle sostanze tossiche. 

 

A ridurre in alcuni casi la dannosità del sigaro è che qua-si tutti i fumatori di sigaro non  inalano il fumo,per cui  il sigaro è in genere associato ad un minor rischio di tumori e malattie cardiache e polmonari rispetto al fumo di siga-rette. Ciononostante il rischio è comunque più alto rispet-to a quello dei non fumatori. Anche se non inalino il fu-mo, però anche i fumatori di sigaro, espongono le labbra, la bocca, la lingua, la gola e il laringe al fumo e ai com-posti cancerogeni in esso contenuti.Inoltre, quando la sa-liva che contiene le sostanze contenute nel fumo viene deglutita, anche l’esofago è esposto alle sostanze cance-gene.

 

Percezione della pericolosità del fumo.

Ben presto venne percepita la pericolosità del fumo di tabacco per la salute umana, al punto che, alcuni espo- nenti della Chiesa, per scoraggiarne l'uso, applicarono addirittura la scomunica per i fumatori. Infatti il papa Ur-bano VIII nel 1630 applicò la scomunica per i fumatori ed in particolare  fu vietato l'uso di tabacco ai rappresentan-ti del clero. Uno dei primi avversatori del tabacco fu il Re d'Inghilterra Giacomo I (1566-1625) che denunciò que-sta "deplorevole abitudine,disgustosa per gli occhi, sgradevole per il naso,pericolosa per il cervello,di-sastrosa per i polmoni". A lui si deve il primo decreto proibizionista contro il fumo di tabacco che però aveva anche motivazioni economiche,visto che gli importatori e- rano spagnoli.Fu varata quindi la prima tassa sul tabac-co,che essendo assai onerosa,fece prosperare un florido mercato clandestino e di coltivatori abusivi.Per questo  motivo il governo fu costretto ad abbassare la tassa che in pratica nessuno pagava, per fare sì che i coltivatori u-scissero dalla clandestinità ed evitassero l'evasione fi-scale.

 

Anche se in diversi Stati compreso quello Papale, l'abitu-dine al fumo di tabacco fu combattuta da leggi e da editti restrittivi, ciononostante la diffusione del fumo di tabac-co era ormai inarrestabile. In particolare, dopo la prima guerra mondiale, il fumo di tabacco si diffuse ovunque in modo esponenziale e, dopo la seconda guerra mondiale, l'abitudine al fumo si estese anche alle donne. Dopo questa ampia diffusione del fumo di tabacco, cominciò a delinearsi una certa relazione tra fumo di tabacco ed alcune patologie.Già all'inizio del '900 vi erano state alcu-ne segnalazioni che l'arteriopatia obliterante degli arti in-feriori (Morbo di Burger), colpiva in particolare i soggetti di sesso maschile perché fumatori.Ma soltanto negli anni '60, fu dimostrata la pericolosità del fumo di tabacco e in particolare il merito spetta all'americano dottor Luther Terry, il quale presentò un dettagliato Rapporto sull'ar-gomento.

Rapporto Luther Terry.

Luther Terry, nel 1962, in qualità di Surgeon General of the Public Health Service, designato dal Presidente degli Stati Uniti J.F. Kennedy, dopo anni di ricerche cliniche, comunicò al Royal College of Physician che il fumo indu-ceva cancro e broncopmeumopatie e nel 1964 fu presen-tato il suo famoso Rapporto.

Luther Terry(1911-1985)dirigente medico del Ministero della Salute Americana,dopo an-ni di ricerche cliniche, comunicò al Royal College of Physician,  che il fumo induceva can-cro e broncopmeumopatie (1962).
Luther Terry(1911-1985)dirigente medico del Ministero della Salute Americana,dopo an-ni di ricerche cliniche, comunicò al Royal College of Physician, che il fumo induceva can-cro e broncopmeumopatie (1962).

Dopo la presentazione del Rapporto Terry del 1964, tutte le comunità cominciarono a rendersi conto della pericolo-sità del fumo di tabacco per la   salute umana e  dichiara-rono guerra al fumo. Dal 1965 la Federal Trade Commis-sion ha stabilito l'obbligo di segnalare, su ogni pacchetto di sigarette, la pericolosità del fumo di tabacco.

In particolare nei confronti del fumo di sigarette,  mutaro-no gli atteggiamenti sia dei Media, che  dei Governanti i quali si resero conto dell'incremento delle patologie ri-conducibili al consumo del tabacco; patologie che ave-vano un forte costo sociale ed economico. Per favorire la dissuasione dal fumo utilizzarono numerosi mezzi, come ad esempio l' emissione di  francobolli (vedi figura tratta da un lavoro pubblicato sulla prestigiosa rivista scien-tifica British Medical Journal del 1992).

British Medical Journal PUBISHING GROUP, 1992, vol 1, n 1.
British Medical Journal PUBISHING GROUP, 1992, vol 1, n 1.

Le multinazionali del tabacco, dopo le condanne giudizia-rie, che hanno riconosciuto il nesso di causalità tra il fu-mo e il danno subito dai ricorrenti, ora promuovono cam-pagne di informazione e di documentazione circa gli ef-fetti negativi indotti dal fumo di sigarette.

Gli effetti negativi riguardano l'incidenza dei tumori, delle malattie cardiovascolari e respiratorie, delle malattie del sistema nervoso,dei disturbi dell'appa-rato riproduttivo e dell'erezione.

Altri effetti negativi riguardano il senso del gusto e dell'olfatto e la comparsa di alitosi.

Inoltre i componenti chimici del tabacco favoriscono la formazione delle placche di tartaro e sono responsabili di una riduzione dell’effetto anti-ossidante della saliva.

Nel fumo sono presenti condensati del catrame, che pos-sono essere causa dell’irritazione delle gengive e provo-care la piorrea, malattia parodontale cronica  che colpi-sce le gengive, la quale a lungo andare può determinare la perdita dei denti.

Alcune sostanze citotossiche contenute nel fumo posso-no far diminuire la densità ossea e quindi indebolire il tessuto osseo in cui sono alloggiati  i denti.

Il fumo favorisce la decolorazione dei denti e fa aumentare la formazione delle placche dentarie e del tartaro.
Il fumo favorisce la decolorazione dei denti e fa aumentare la formazione delle placche dentarie e del tartaro.

 

Il fumo di sigaretta irrita i tessuti molli all’interno della ca-vità orale; questa cronica irritazione porta alla formazio-ne di una patina bianca o grigia all’interno della bocca, nota col nome di “leucoplachia”,che è considerata una delle condizioni precancerose che può rischiare di evol-vere in neoplasia maligna.

Altre manifestazioni assai frequente del tabagismo sono alcuni inestitismi come la presenza di borse sotto gli oc-chi e l’invecchiamento cutaneo precoce.

Il fumo favorisce l’ invecchiamento cutaneo del viso: rughe prominenti e borse sotto gii occhi.
Il fumo favorisce l’ invecchiamento cutaneo del viso: rughe prominenti e borse sotto gii occhi.

La cosiddetta “faccia da fumatore”, si caratterizza per la presenza di rughe prominenti con un contor -no del viso più magro con ossa sporgenti e una cute atrofica e grigiastra. Il rischio della comparsa di questi segni è più elevato nelle donne rispetto agli uomini.

 

Il fumo può inoltre causare o peggiorare, la secchezza lacrimale, conosciuta anche come occhio secco.Il fumo è un agente altamente irritante che può provocare prurito, bruciore e fastidio agli occhi: questi sono i tipici sintomi della sindrome da occhio secco, dovuta ad una man-canza cronica di sufficiente lubrificazione ed umidità sulla superficie dell’occhio.

Chi fuma può sviluppare con maggiore frequenza la ca-taratta precoce, la retinopatia diabetica, il glaucoma e l’ oftalmopatia di Graves, quest’ultima è un tipo di esof-talmo, ossia  una protrusione del bulbo oculare, che può comportare dolore intenso, ulcerazioni corneali e com-pressione del nervo ottico.

Una profonda campagna di sensibilizzazione cerca di indurre i fumatori a smettere pri-ma possibile ed affrancarci, in un modo o nell'altro, da questo orrendo vizio. Gli avvisi delle case produtrici di tabacco sui pacchetti sono abbastanza eloquenti.
Una profonda campagna di sensibilizzazione cerca di indurre i fumatori a smettere pri-ma possibile ed affrancarci, in un modo o nell'altro, da questo orrendo vizio. Gli avvisi delle case produtrici di tabacco sui pacchetti sono abbastanza eloquenti.

 

Le sostanze nocive del fumo derivano non solo dal ta-bacco, ma anche dall'inalazione delle sostanze prodotte dalla combustione del tabacco e della carta da sigaretta; esse comprendono principalmente:

 

1.la nicotina*, è un alcaloide che si concentra in particolare nelle foglie della pianta del tabacco, di cui costituisce circa lo 0,3-5% del peso secco (la Nicotiana Tabacum è una pianta annuale origina- ria dell'America Centrale).

La nicotina è un alcaloide. Formula chimica: 3- 2- N-metil-pirolidinil piridina.
La nicotina è un alcaloide. Formula chimica: 3- 2- N-metil-pirolidinil piridina.

La biosintesi della nicotina avviene nelle radici della pianta, ma viene accumulata nelle foglie. Al-lo stato puro è una sostanza liquida, incolore, che all'aria imbrunisce; essa in parte è causa del ca-ratteristico odore del tabacco.

La nicotina è particolarmente concentrata nelle foglie,di cui costituisce lo 0,3-5% del pe-so secco.
La nicotina è particolarmente concentrata nelle foglie,di cui costituisce lo 0,3-5% del pe-so secco.

La nicotina oltre ad essere presente nella pianta del tabacco è anche presente, sia pure in quantità assai mi- nori, in altre solanacee, come pomodori, patate, melan-zane e peperoni. Il suo nome deriva da quello dell'amba-sciatore francese Jean Nicot, mentre il termine taba- cum si riferisce alla pipa usata dagli Indiani del Nord America per fumare le foglie. La concentrazione di nicoti-na nel tabacco cambia in base alla varietà, alle tecniche colturali e all'andamento stagionale. In una normale siga-retta se ne trovano quantità variabili tra 1 e 2 mg. Gli ef-fetti della nicotina sono complessi e sono legati alle quantità assunte e si estendono a diversi organi ed ap-parati.Nel 1851,il chimico belga Jean Stas è stato il primo  dimostrare l'uso del tabacco come veleno.La nico-tina è in effetti un veleno assai potente, al punto tale che, se la quantità contenuta in 2 o 3 sigarette, venisse iniet-tata per via endovenosa in un uomo, se ne provoche-rebbe la morte.Per la sua tossicità la nicotina è inclusa nella formulazione di alcuni insetticidi usati in agricoltura. Alcune ricerche hanno provato che la riduzione del nu-mero delle api, le quali sono responsabili dell'80% delle impollinazioni, è da mettersi in conto al diffuso impiego di "insetticidi nicotinoidi"**.

A proposito dell'azione venefica della nicotina, si dice che il conte belga Hippolyte Visart de Bocarmé, al fine di acquisirne i suoi beni, avvelenò il fratellastro con un e- stratto di foglie di tabacco.

 

La nicotina è una sostanza considerata stupefacente, in quanto provoca assuefazione nell'uomo.

 

2.il monossido di carbonio e alcuni idrocarburi poli- ciclici aromaticiprovenienti dalla combustione sia della

carta che del tabacco; 
3.  alcune sostanze irritanti (acetaldeide, acroleina);  
4.  alcune sostanze ossidanti.

Quando si fuma una sigaretta, la nicotina viene eliminata in gran parte nell'aria espirata e solo una esigua quan-tità, arrivata ai polmoni, viene assorbita: per ogni siga-retta fumata, viene assorbita da 1\15 a 1\20 circa della quantità di nicotina presente nel fumo inspirato (1-2 mg).

 

 

Prima degli anni '50  si fumavano sigarette senza filtro. A quel tempo, anche c'era una crescente percezione che il fumo di tabacco fosse nocivo alla salute, ma non c'erano prove certe. Le aziende produttrici di sigarette avevano speso enormi somme di denaro in campagne pubblici-tarie per  cercare di convincere tutti che le sigarette non fossero nocive.

Nel caso delle sigarette senza filtro il cilindro di tabacco e la cartina sono gli unici com-ponenti della sigaretta.
Nel caso delle sigarette senza filtro il cilindro di tabacco e la cartina sono gli unici com-ponenti della sigaretta.

Tutto è cambiato negli anni '50 con le evidenze degli stu-di che hanno dimostrato una relazione tra fumo e cancro ai polmoni. Un tentativo di risposta agli studi medici è stata la commercializzazione in massa delle sigarette con il filtro.L'idea era quella di schermare almeno parzial-mente il catrame e la nicotina per rendere la sigaretta meno nociva. Negli anni '60, le sigarette con filtro domi-navano il mercato. Il filtro solitamente è fabbricato con acetato di cellulosa, una sostanza sintetica di consistenza fibrosa, che ferma meccanicamente una piccola quantità di composti dannosi. 

In pratica lo scopo del filtro nelle sigarette è di ri-durre l'inalazione delle quantità di nicotina e di catrame. 

In Italia dopo la seconda metà degli anni '60 le sigarette cominciarono ad essere dota-te di filtro e attualmente le sigarette con filtro che sono in vendita, si avvicinano al 100 %.
In Italia dopo la seconda metà degli anni '60 le sigarette cominciarono ad essere dota-te di filtro e attualmente le sigarette con filtro che sono in vendita, si avvicinano al 100 %.

La sigaretta è il mezzo più immediato per ottenere a pieno gli effetti della nicotina, dal momento che essa vie-ne prontamente assorbita attraverso la mucosa del tratto gastrointestinale e respiratorio. Da qui, passa nel sangue e nel giro di pochi secondi raggiunge il cervello, dove espleta la sua azione,dapprima stimolante ed euforizzan-te, poi rilassante ed ansiolitica. Per queste proprietà, la nicotina viene assunta sia per alleviare la fatica, sia per godere della sua azione tranquillizzante.

La nicotina viene metabolizzata abbastanza rapidamen-te.

In sintesi, quando si fuma una sigaretta, è la nicotina che conferisce aroma e sapore al fumo, ma contestualmente essa è l'agente che più di ogni altro, porta il fumatore alla dipendenza e all'assuefazione. La nicotina, alle dosi as-sunte con il  fumo, si lega ad alcuni recettori del sistema nervoso,scatenando il rilascio di un trasmettitore chimico, la dopamina, che gioca l'importante ruolo di “messagge-ro” del piacere. A fronte di questa piacevole sensazione, il fumo è ormai diffusamente riconosciuto, come respon-sabile di numerose patologie.

Dati epidemiologici hanno messo in evidenza che il sog- getto che fuma, rispetto a un soggetto "che non fuma",ha il doppio di probabilità di avere danni all'apparato cardio- vascolare (danni a livello del cuore, delle arterie cere- brali, della circolazione arteriosa periferica, etc).

 

*Il merito di aver isolato la nicotina viene attribuito a nu-merosi scienziati, i quali  raggiunsero in modo indipen- dente questo risultato. Il primo è stato il medico italiano Gaspare Cerioli nel 1807, seguito nel 1809 dal chimico e farmacista francese Louis Nicolas Vauquelin  e nel 1828 da due studiosi tedeschi il chimico Karl Ludwig Reimann e il medico Wilhelm Heinrich Posselt. Questi ultimi 2 furono i primi a dimostrarne gli effetti tossici sugli animali. Il chimico tedesco Adolf Pinner nel 1843 definì per la prima volta la formula chimica della nicotina, ma la sua prima sintesi risale al 1904 ad opera del chimico Amé Jules Pictet (Ginevra 1857-1937).

 

***Attualmente, la nicotina è un pesticida consenti-to per l’agricoltura biologica perché deriva da una fonte botanica.Il solfato di nicotina venduto per essere utilizza-to come pesticida,però è etichettato come “PERICOLO-SO”,ad indicare che è altamente tossico. Nel 2008, l’EPA ha ricevuto una richiesta di annullare la registrazione del pesticida nicotina dall’ultima registrazione negli Stati Uniti. La richiesta è stata concessa e dopo il 1° gennaio 2014, questo pesticida non è disponibile per la vendita. La direzione generale della Commissione europea per la salute e la sicurezza alimentare (DG Sante) ha scelto di trascurare l'evidente risultato che il solfato di nicotina è tossico per le api e ha autorizzato l'uso dell'insetticida a luglio 2015 per altri 10 anni.

 

CON QUALI MECCANISMI IL FUMO DI TABACCO ESERCITA I SUOI EFFETTI NEGATIVI?

 

E' stato dimostrato che il fumo  induce una disfunzione del tessuto endoteliale. E' noto ormai da alcuni decenni che il tessuto endoteliale è considerato un organo che svolge una serie di azioni biologiche; in particolare eser- cita un controllo su:

  • processi emocoagulativi;
  • tono vascolare;
  • adesione e proliferazione cellulare. 
Il fumo induce disfunzione endoteliale.
Il fumo induce disfunzione endoteliale.

Normalmente il monossido di azoto (NO) prodotto dalle cellule endoteliali in parte diffonde nel compartimento ematico circolante, riducendo l'aggregabilità delle piastri- ne e l'adesività dei leucociti alle pareti dei vasi sanguigni e in parte raggiunge la sottostante muscolatura liscia va-scolare,dove favorisce il rilasciamento vasale.Si com-prende così perchè il fumo per la sua azione sulla di-sfunzione endoteliale, determina effetti proaggreganti, proinfiammatori, ipertensivogeni.

In sintesi il fumo rappresenta un fattore di rischio impor- tante per lo sviluppo e la progressione delle lesioni ate-rosclerotiche e inoltre è capace di favorire l'insorgenza di episodi vascolari acuti, in particolare di tipo trombotico.

Premesso che nei pazienti reduci da un episodio ische-mico del  miocardio la terapia antiaggregante piastrinica è un presidio fondamentale per la prevenzione secon-daria. Detto questo, è stato osservato che nella popola-zione dei fumatori, che non sono affetti da malattia car-diovascolare, anche una bassa dose di aspirina è suffi-ciente ad inibire l’aumento dell’aggregazione piastrinica, mentre nei pazienti fumatori con malattia cardiovascola-re,le basse dosi di aspirina non sono sufficienti, ma biso-gna ricorrere o al clopidogrel o a dosi più alte di aspirina. A queste conclusioni sono giunti lo studioso LI Wei-ju ed i suoi colleghi, i quali in una review hanno valutato l'ef-fetto dell'aspirina sull'aggregazione piastrinica in un grup-po di soggetti fumatori con e senza malattia coronarica. Sono stati inclusi tutti gli studi riguardanti l'effetto del fu-mo di tabacco sull'attività delle piastrine e sull'efficacia antiaggregante dell'aspirina in individui sani ed in pazien-ti con malattia coronarica,pubblicati fino al 15 marzo 2009. Dall’analisi dei dati è stato evidenziato che il fumo di tabacco determinava un aumento dell'aggregazione piastrinica che poteva essere inibita da aspirina a basse dosi nella popolazione sana, mentre,nei pazienti con ma-lattia coronarica l'aggregazione piastrinica indotta dal fu-mo era maggiore tanto da rendere necessaria per inibirla o della doppia antiaggregazione (clopidogrel+aspirina) o un aumento del dosaggio dell'aspirina per inibirla. I ri-sultati di questa review sottolineano l’importanza per i pazienti con malattia coronarica di smettere di fumare e sottolineano la necessità, per il paziente che continua a fumare, di assumere dosi maggiori di aspirina rispetto al normale o di assumere un inibitore del recettore ade-nosina difosfato assieme all’aspirina per inibire efficace-mente l'aumento dell'aggregabilità delle piastrine (Clin Med J 2011;124 (10): 1569-1572).

Come prodotto della combustione si forma monossido di carbonio (CO), che si lega in modo preferenziale all'emo-globina, formando carbossiemoglobina; in questo status, l'emoglobina non è più disponibile per il trasporto di os-sigeno ai tessuti; gli organi che maggiormente soffrono per la ridotta ossigenazione sono il cervello, i muscoli e il cuore; ad esempio i pazienti, che presentano una o più stenosi coronariche, quando fumano, per l' inadeguatez-za dell'ossigenazione miocardica, possono avvertire una riduzione della soglia dell'angina (cioè possono accusare una crisi anginosa ad una soglia più bassa, cioè per una fatica assai più bassa).

Nel fumo sono presenti circa 4.000 composti chimici; di essi più di 250 sono tossici e cancerogeni.

La loro presenza è causa di numerose patologie.In parti-colare nei fumatori rispetto ai non fumatori è più alta l'in-cidenza di malattie dell'apparato respiratorio: faringoton-silliti, laringiti, bronco-pneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), manifestazioni asmatiche per un aumento dell' attività bronchiale,enfisema polmonare,malattie dell'inter-stizio polmonare, insufficienza respiratoria, tumori polmo-nari, etc. Nel mondo ogni anno muoiono oltre 5 milioni di individui per le conseguenze del consumo attivo e passi-vo del fumo di tabacco; nella Unione Europea oltre  650'000 individui muoiono per malattie"fumo-correlate". Il fumo ha ripercussioni non solo sulla morbilità e mortalità ma anche sulla spesa sanitaria la quale per le patologie fumo-correlate ammonta a oltre 6 miliardi di euro all'anno che è pari al 6,7% della spesa complessiva del Servizio Sanitario Nazionale Italiano.

L'incremento del rischio è in correlazione diretta con il numero di sigarette fumate e con la durata dell'abitudine. Il 26% dei fumatori fuma da 20 a 24 sigarette al giorno.

Rispetto ad altre nazioni occidentali la percentuale di fu-matori in Italia è assai elevata, essendo pari al 25% della popolazione, mentre negli Usa e in altri Paesi del Nord Europa i fumatori sono intorno al 20% e addirittura in Svezia sono il 19%.

 

QUANTI SONO I FUMATORI IN ITALIA?

In Italia i fumatori in termini assoluti sono circa 13 milioni (7 milioni di uomini e 6 milioni di donne). La prevalenza maggiore di fumatori si registra nella fascia di età che va dai 25 ai 44 anni (dati dell' Istituto superiore di Sanità, Istituto Mario Negri in collaborazione con la Doxa).

Purtroppo anche gli adolecenti fumano. In particolare gli adolescenti di sesso femminile sono forti fumatori. Se-condo lo studio europeo ESPAD del 2015 l'Italia è il primo Paese per i fumatori adolescenti con una percen-tuale del 37% rispetto alla percentuale generale che è del 21%; il riferimento riguarda le sigarette fumate negli ultimi 30 giorni. La percentuale del 37% deriva dalla media dei maschi fumatori che è pari al 35% e dalla media delle femmine fumatrici che è pari al 40%.

La percentuale del 37% deriva dalla media dei maschi fumatori che è pari al 35% e dal-la media delle femmine fumatrici che è pari al 40%.
La percentuale del 37% deriva dalla media dei maschi fumatori che è pari al 35% e dal-la media delle femmine fumatrici che è pari al 40%.

Per tentare di scoraggiare l'abitudine al fumo e per tu-telare la salute anche dei non fumatori (il fumo passivo aumenta il rischio d'infarto miocardico acuto del 25%- 31%), il legislatore italiano il 10 gennaio 2005 ha emana- to la nota legge con la quale è fatto divieto di fumare nei luoghi pubblici con multe per i trasgressori. Dopo i recen- ti divieti di fumare in luoghi pubblici e nei posti di lavoro, istituiti in molti Stati, la letteratura medica ha stimato l'ef-fetto complessivo di tali divieti di fumare sul rischio d'in-farto miocardico acuto nella popolazione generale. Una metanalisi su 11 studi in 10 luoghi diversi, ha mostrato che l'incidenza d'infarto miocardico acuto prima e dopo il divieto di fumare in luoghi pubblici e nei posti di lavoro ha ridotto l'incidenza d'infarto miocardiaco acuto del 17% (Meyers D. et Al.J Am Coll Cardiol,2009;54: 1249-1255).

Secondo alcuni epidemiologi, la legge sul divieto del fumo nei luoghi pubblici non ha però portato ad una ridu-zione assai significativa del numero dei fumatori. La bat-taglia volta a scoraggiare l'abitudine al fumo è pertanto ancora lunga.

A tal proposito il noto farmacologo Silvio Garattini ha ri-badito che è di estrema urgenza l'adozione di misure drastiche per dissuadere i fumatori dall'abitudine del fu-mo. In occasione della Giornata mondiale contro il fumo di sigaretta,nel 2014  osservava che"Nel mondo il fumo è la prima causa di morte evitab-ile. Uccide quasi 6 milioni di persone ogni anno, di cui oltre 600 muoiono per il fumo passivo. Sono quindi necessarie misure di intervento nell’ambito della diffusione del tabacco, tra le quali le più im-mediate sono l’aumento del prezzo del pacchet-to di sigarette e l’estensione dei divieti’". Inoltre ag-giunse:"Mi dispiace sottolineare che da un’indagi-ne Doxa emerge l’aumento del 2% rispetto all’an-no scorso del numero delle donne milanesi che fumano’".

Secondo alcune indagini, le donne fumano in media 11,4 sigarette al giorno. Al contempo però cercano di adottare sempre di più uno stile di vita salutare; infatti il 94% di-chiara di praticare almeno 1/2 ora di attività fisica al gior-no e il 96% osserva un’alimentazione sana e equilibrata. Inoltre il 78% delle fumatrici effettua un controllo di pre-venzione dei tumori almeno una volta all’anno.

Garattini conclude:"Da una parte emerge quindi una grande attenzione al benessere fisico, dall’altra la sigaretta rappresenta ancora un vizio irrinunciabi-le con conseguenze ormai note: il continuo au-mento di morti che si registra per tumori al pol-mone e per tutte le patologie fumo-correlate".

Silvio Garattini è nato a Bergamo il 12/11/1928.Perito Chimico e Dottore in Medicina. Li-bero Docente in Chemioterapia e Farmacologia.
Silvio Garattini è nato a Bergamo il 12/11/1928.Perito Chimico e Dottore in Medicina. Li-bero Docente in Chemioterapia e Farmacologia.

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Oper.medici e tecnici dell' U.O. di Cardiologia Riabili-tativa dell' Az. Osp. Mater Domini Catanzaro.
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