QUANDO PUO' ESSERE

 

 RIPRESA L'ATTIVITA'

 

 LAVORATIVA?

 

 

Returning to Work after Myocardial In-farction

============================

 

Il miglioramento della capacità funzionale, ottenuto con il training fisico, ha effetti favorevoli sulle  prestazioni del paziente durante le proprie attività della vita quotidiana e sul grado di autosufficienza. Per quanto riguarda la ri- presa dell’ attività lavorativa, benché il training fisico ab-bia effetti favorevoli sulla capacità funzionale, numerose variabili giocano un ruolo fondamentale; esse compren-dono:

 

1. variabili mediche:

  • la severità dell'Infarto del Miocardio,
  • la disfunzione di pompa,
  • le recidive,
  • la presenza di aritmie,
  • la classe funzionale NYHA, etc;

 2. variabili non mediche:

  • l' istruzione del paziente,
  • la classe sociale,
  • l'età,
  • il sesso,
  • l' attività fisica praticata prima del ricovero.

In linea di massima la compatibilità cardiopatia-lavoro può essere stabilita mediante il confronto tra il consumo di O2 alla prova da sforzo (VO2Max) e il consumo di O2 durante l'attività lavorativa.

In sintesi la massima capacità aerobica, raggiunta al test ergometrico incrementale, espressa in VO2 o in METS, può essere confrontata con il costo metabolico delle spe-cifiche attività lavorative del paziente. In generale, il di-spendio energetico massimo delle attività lavorative e ri-creazionali del tempo libero non devono essere superio-re al 70-80% della massima capacità aerobica osserva-ta ad un test spiro-ergometrico.

La ripresa delle attività che richiedano un impegno fisico prolungato può essere graduata in base al valore della soglia anaerobica  valutata in precedenza in laboratorio.

 

Durante la prova da sforzo, il VO2 aumenta in modo lineare con il carico lavorativo fino ad un massimo; se la prova viene portata a termine, il VO2 è definito massi- male (VO2 max), se la prova viene interrotta per la presenza di segni e sintomi, il VO2 è definito sympton limited.

La prova da sforzo consente la stima diretta o indiretta del VO2 max; esso può essere convertito in METs divi-dendo i ml O2/Kg/min per 3,5.Con il nomogramma di Astrand il VO2 max può essere estrapolato dalla fre-quenza cardiaca e dal carico di lavoro raggiunti.

"Myocardial Infarction.How to prevent. How to rehabilitate", Scientific council on Reha-bilitation of cardiac patients. Int.S. and Federation of Cardiology, 1983:73
"Myocardial Infarction.How to prevent. How to rehabilitate", Scientific council on Reha-bilitation of cardiac patients. Int.S. and Federation of Cardiology, 1983:73

L'ergonomia fornisce il consumo di O2 durante le diverse attività lavorative.Nella seguente tabella sono espressi i costi metabolici espressi in METs*di alcune atti-vità lavorative di un paziente di peso corporeo medio.

"Myocardial infarction.How to prevent.How to rehabilitate"International Society of Car-diology 1983:188-190
"Myocardial infarction.How to prevent.How to rehabilitate"International Society of Car-diology 1983:188-190

A seconda dei costi metabolici espressi in METs le atti- vità sono state distinte in:

.attività lavorative leggere                   =   1,0-2,9 METs
.attività lavorative moderate      =   3,0-4,9 METs
.attività  lavorative pesanti           =   5,0-6,9 METs
.attività lavorative molto pesanti        ≥  7,00   METs

 

Le attività lavorative che richiedono un esercizio fisico di tipo statico e statico-dinamico dovrebbero essere valuta-te sul luogo di lavoro, utilizzando ad esempio l’ automisu- razione della frequenza cardiaca.La percezione soggetti-va della fatica può essere utile per guidare il paziente nella graduale ripresa delle proprie attività. I pazienti de-vono essere messi a conoscenza che fattori ambientali come il clima caldo-freddo e l' umidità, possono modifi-care in modo significativo la richiesta energetica delle singole attività lavorative. Tra gli esperti vi è accordo che se un paziente raggiunge la fine del test da sforzo senza segni e sintomi, può essere consentito un lavoro con una spesa media, durante le ore di lavoro,pari al 35-40% del VO2 max. Inoltre durante le ore di lavoro sono concessi anche 2 picchi della durata di 15 minuti pari al 70% del massimo consumo di O2.Per fare un esempio:un pazien-te di peso medio, che tollera alla test da sforzo un carico di 150 Watts (30 ml di O2 x min x kg=8 1/2 METs),è ido-neo ad un lavoro sedentario (10,5 ml O2 x min x Kg = 3 METs). (AHJ 1986, 111: 1177)

Se si tratta di un lavoro pesante, in genere le in-formazioni ottenibili da un test ergometrico sono sufficienti sia per definire il rischio del paziente, in rapporto alle prestazioni fisiche richieste in ambi-to lavorativo. Il test ergometrico è capace di sta-bilite anche il grado di efficienza fisica ottenuto dopo un adeguato periodo di training fisico.

 

Fino ad alcuni decenni or sono, le strutture por-tanti venivano realizzate in legno e le giunture e- rano fissate con legature in corda; attualmente le impalcature metalliche sono le più diffuse per la loro versatilità e sicurezza e vengono utilizzati per interventi di manutenzione o di restauro di fabbri-cati già esistenti.

Nella figura sottostante viene rappresentato un esempio di lavoratori edili intenti a lavorare su un ponteggio assai precario,senza casco,senza guan-ti, senza le imbracature anticaduta, scarpe antin-fortunistiche,etc. Lavorare in queste condizioni si-gnifica essere ad alto rischio di infortuni

 Oggi nei lavori in quota devono essere adottate adeguate impalcature o ponteggi o ido-nee opere provvisionali o comunque precauzioni atte ad eliminare i pericoli di caduta di persone e di cose. Immagine per la cortesia di di Antonello Sesto.
Oggi nei lavori in quota devono essere adottate adeguate impalcature o ponteggi o ido-nee opere provvisionali o comunque precauzioni atte ad eliminare i pericoli di caduta di persone e di cose. Immagine per la cortesia di di Antonello Sesto.

In particolare i lavoratori, che esplicano la loro attività la-vorative in quota, sono esposti al rischio di caduta; in questi casi le informazioni ottenibili da un test ergometri-co non sono sufficienti per definire il rischio del paziente. La definizione di lavori in quota comprende tutte le attivi-tà lavorative che, rispetto a un piano stabile, portano il la-voratore a operare a più di 2 metri di altezza.

Per garantire la sicurezza nei lavori in quota è fon-

damentale una preliminare valutazione non solo del rischio cardiologico, ma anche della individua-zione delle misure di sicurezza più adeguate per prevenire i rischi di caduta e l'adozione di misure di protezione di carattere collettivo o individuale (dispositivi di protezione individuale anticaduta, come: imbracatura, cordini, assorbitori di energia, etc).

 Lavori in campo edile senza ponteggi. foto Gennarino Borrello
Lavori in campo edile senza ponteggi. foto Gennarino Borrello

Si tratta di quei lavoratori che dovranno utilizzare corret-tamente le attrezzature messe a loro disposizione e ope-rare in sicurezza in condizioni di rischi di caduta dall'alto. Solitamente gli ambienti che richiedono un'attenzione particolare nel rispettare le norme e prevenire i fattori di rischio sono cantieri temporali e mobili, dove la per-centuale di infortuni è particolarmente alta.

 I lavori in quota sono noti per l’elevata percentuale di infortuni che si verificano durante il loro svolgimento. Foto Gennarino Borrello.
I lavori in quota sono noti per l’elevata percentuale di infortuni che si verificano durante il loro svolgimento. Foto Gennarino Borrello.

I principali incidenti sono i seguenti:

 

•Caduta dall’alto in seguito alla perdita di equilibrio del la-voratore e/o all’assenza di adeguate protezioni (collettive o individuali). Nella fase di arresto della caduta infatti le decelerazioni devono essere contenute entro i limiti sop-portabili senza danno del corpo umano.

 

•La sospensione inerte che, a seguito di perdita di cono-scenza, può indurre la cosiddetta“patologia causata dalla imbracatura”, che consiste in un rapido peggioramento delle funzioni vitali in particolari condizioni fisiche e pa-tologiche. Per ridurre il rischio da sospensione inerte è fondamentale che il lavoratore sia staccato dalla posi-zione sospesa al più presto.

Quando esiste il rischio di caduta, può accadere che il lavoratore,sottoposto al cosiddetto “effetto pendolo”, pos-sa urtare contro un ostacolo o al suolo.

•Lesioni generiche (schiacciamenti, cesoiamenti, colpi, impatti, tagli) causate dall’investimento di masse cadute dall’alto durante il trasporto con gru, argani, etc.

Le regole devono essere molto ferree per quanto   riguarda la formazione dei lavoratori che evono essere impiegati in  attività lavorative ad alta quota.
Le regole devono essere molto ferree per quanto riguarda la formazione dei lavoratori che evono essere impiegati in attività lavorative ad alta quota.

La caduta dall’alto rappresenta senza dubbio una delle principali cause d’infortunio sul lavoro. Anche se questo tipo di infortunio sia riscontrabile in tutte le attività indu-striali, rappresenta un rischio assai frequente nel settore delle costruzioni e dell’ingegneria civile.

È per queste ragioni che il legislatore per la sicurezza sui luoghi di lavoro, a partire dal 2003, con l’emanazione del d.lgs. n. 235/2003 che andava ad integrare il noto d.lgs. n.626/94, ha introdotto l’obbligo di formazione per tutti gli operatori, anche e soprattutto, del macrosettore edile e impiantistico impegnati in attività che espongono al ri-schio di cadute dall’alto.

Con l’emanazione del Testo Unico per la sicurezza sul lavoro,d.lgs.n. 81/2008,l’obbligo formativo degli addetti ai lavori in quota ha trovato conferma attraverso l’art.112, per quanto concerne l’impiego di sistemi di accesso e di posizionamento mediante funi e attraverso l’art.136 per quanto concerne l’impiego di ponteggi fissi e mobili.

Più in generale,comunque,il datore di lavoro,per effetto dei contenuti agli art. 36 e 37, è obbligato a fornire ade-guata formazione,informazione e addestramento rispetto ai rischi specifici cui è esposto il lavoratore in relazione all’attività svolta, le normative di sicurezza e le disposi-zioni aziendali in materia, e ai rischi riferiti alle mansioni e ai possibili danni e alle conseguenti misure e procedure di prevenzione e protezione caratteristici del settore o comparto di appartenenza dell’azienda.

Appare ovvio, attraverso la lettura di questi precetti, che la formazione riferita ad un rischio specifico così impor-tante e dai potenziali effetti letali qual è quello della ca-duta dall’alto debba essere regolamentata in maniera puntuale e debba garantire l’apprendimento, non solo del concetto dello specifico pericolo,ma anche di una svilup-pata capacità tecnica ed organizzativa.

A questi provvedimenti di legge,si sono aggiunti i succes-sivi Accordi della Conferenza tra lo Stato, le regioni e le provincie autonome di Trento e Bolzano,che hanno for-nito indicazioni relative alla formazione specifica per l’ utilizzo anche di macchine ed attrezzature che espon-gono il lavoratore al rischio di caduta dall’alto quali le Piattaforme di lavoro elevabili (PLE):

 

•accordo del 21 dicembre 2011-Formazione dei lavora-tori ai sensi art. 37 del d.lgs. n. 81/2008;

 

•accordo del 21 dicembre 2011-Formazione dei datori di lavoro che intendono svolgere il ruolo di Responsabile del servizio prevenzione e protezione ai sensi dell’art. 34 del d.lgs. n. 81/2008;

 

•accordo del 22 febbraio 2012-Formazione dei lavoratori addetti all’utilizzo di attrezzature;

 

•accordo del 7 luglio 2016-Nuova disciplina della forma-zione per Responsabili ed Addetti dei Servizi di Preven-zione e Protezione,previsti dall’art. 32,comma 2,del d.lgs. n. 81/200.

 

All’interno dell’ampio spazio dedicato ai cantieri tem-poranei o mobili, il Testo Unico riserva un intero Capo,il secondo,per illustrare le norme relative alla prevenzione degli infortuni sul lavoro in quota.

 

L’art. 107 definisce i lavori in quota come quelle attività lavorative che espongono il lavoratore al rischio di ca-duta da una altezza superiore a due metri rispetto ad un piano stabile, ne sono quindi compresi anche le attività di scavo che prevedono profondità superiori a quella sopra indicata.

 

La sezione II, articoli dal 108 al 111, illustra quindi le di-sposizioni di carattere generale, precisando che i cantieri in cui siano adibite attività che prevedano lavori in quota debbano essere provvisti di idonee recinzioni per impe-dire l’accesso ad estranei e che il transito sotto ponti so-spesi,scale ed aree simili,deve essere impedito mediante barriere.

 

L’articolo 111 illustra quindi gli obblighi ascrivibili al Dato-re di Lavoro,con 2 precisazioni introduttive di carattere generale:

 

1.deve essere data la priorità alle misure di protezione di tipo collettivo rispetto a quelle individuali;

 

2.deve essere posta particolare attenzione alle dimen-sioni e all’ergonomia delle attrezzature di lavoro.

 

Sulla base di questi due principi si elencano quindi i con-seguenti e relativi obblighi

 

Questi vanno dalle disposizioni sulle attrezzature da adottare quali funi (art. 116), scale (art. 113) e ponteggi (sezioni IV, Ve VI) alla descrizione nel dettaglio delle ca-ratteristiche tecniche che devono possedere,le dimensio-ni, il posizionamento ed i requisiti di conformità minimi af-finché possano essere impiegate. Particolare evidenza viene data ai dispositivi di protezione collettiva anticaduta specificandone l’obbligo di adozione e l’impossibilità di i- niziare una attività in loro assenza.

 

Tra gli obblighi del Datore di Lavoro, infine, rientrano an-che il divieto di far assumere bevande alcoliche e super-alcoliche (art. 111, c8) ed il divieto di far effettuare lavori temporanei in quota se le condizioni metereologiche non ne consentono l’esecuzione in sicurezza (art. 111, c9).

 

Così come già per altre tipologie di rischio, viene data particolare evidenza agli aspetti relativi alla formazione ed informazione dei lavoratori, dei preposti e dei dirigenti; formazione che assume carattere prioritario in questo ambito, per gli elementi che costituiscono il corretto im-piego dei Dispositivi di Protezione Individuali, come de-scritti nell’art.115 (assorbitori di energia, dispositivi di an-coraggio,cordini ed imbragature) che devono essere ob-bligatoriamente utilizzati qualora non sia stato possibile per motivi tecnici adottare idonee misure di protezione collettiva.

Chiudono il Titolo IV 2 ultime sezioni rispettiva-mente dedicate alle costruzioni edilizie (sez.VII) e alle demolizioni (sez.VIII), sempre in ottica di vo-ler tutelare i lavoratori dal rischio di cadute dall’ alto sono interessanti alcune misure di sicurezza relative per esempio ad alcune lavorazioni speciali (art.148) ed al divieto di lavorare su muri in demo-lizione di altezza superiore ai 2 metri (art.152).

 

 

Il settore dei lavori in quota è uno tra i più esposti a situazioni di rischio gravi, che spes-so possono comportare anche incidenti mortali.
Il settore dei lavori in quota è uno tra i più esposti a situazioni di rischio gravi, che spes-so possono comportare anche incidenti mortali.

In sintesi le attuali leggi riguardanti la sicurezza dei la-vori edili ed in particolare dei lavoratori in quota,si pog-giano sul Testo unico sulla sicurezza. Il decreto Legisla-tivo 9 aprile 2008 n. 81,dedica ai lavori in quota un intero Capo,chiamato “Norme per la prevenzione degli infor-tuni sul lavoro nelle costruzioni e nei lavori in quo-ta”.A questi provvedimenti di legge,si sono aggiunti i successivi Accordi della Conferenza tra lo Stato, le re-gioni e le provincie autonome di Trento e Bolzano,che hanno fornito indicazioni relative alla formazione spe-cifica per l’utilizzo anche di macchine ed attrezzature che espongono il lavoratore al rischio di caduta dall’alto quali le Piattaforme di lavoro elevabili (PLE).

Il ponteggio è una struttura reticolare con strutture portanti, costruite in acciaio e tal-volta in alluminio.Gli impalcati possono essere costituiti da tavole di legno o di acciaio. Nei paesi asiatici vengono utilizzate anche strutture di bambù.
Il ponteggio è una struttura reticolare con strutture portanti, costruite in acciaio e tal-volta in alluminio.Gli impalcati possono essere costituiti da tavole di legno o di acciaio. Nei paesi asiatici vengono utilizzate anche strutture di bambù.

Alcune attività lavorative nelle quali l’improvvisa inabilità del paziente per ragioni cardiache può rappresentare un rischio per altre persone,come gli autisti di veicoli com-merciali i piloti di aereo, i controllori del traffico ae-reo, i poliziotti, i pompieri ed altri,richiedono un particolare ap-proccio diagnostico-valutativo.Questo perché l’impegno fisico del lavoro potrebbe essere meno importante ri-spetto ai fattori psicologici, emozionali ed ambientali; non essendoci in laboratorio procedure standardizzate per simulare questo tipo di stress, i suggerimenti basati sui risultati del test da sforzo potrebbero risultare approssi-mativi ed inadeguati. In questi casi è necessaria una a-deguata valutazione psicologica del paziente allo scopo di accertare le sue percezioni ed il grado di ansia durante il lavoro.Inoltre la valutazione sul posto di lavoro,median-te esame Holter ECGrafico e/o pressorio può essere utile in questi casi in cui l'attività lavorativa implica un partico-lare stress fisico, psicologico o ambientale.

 

Quando trattasi di piloti e di autisti di servizi pubblici, il la-voro non può essere ripreso senza una completa valu-tazione del rischio cardiovascolare.Se emergono dubbi sulla possibilità di ripresa di un lavoro impegnativo sul piano fisico e psicologico, devono essere eseguiti test controllati di simulazione del lavoro, che riproducano il ti-po,la modalità,l’intensità e la durata dell’attività lavorativa.

Gli autisti di autobus e Tir potranno anticipare l' uscita dal lavoro. Dal punto di vista dell’anticipo, si prevede l'introduzione di un requisito anagrafico ridotto da 1 a 10 an-ni, in misura  proporzionale al periodo di attività usurante svolto.
Gli autisti di autobus e Tir potranno anticipare l' uscita dal lavoro. Dal punto di vista dell’anticipo, si prevede l'introduzione di un requisito anagrafico ridotto da 1 a 10 an-ni, in misura proporzionale al periodo di attività usurante svolto.

In ogni  caso, per questa categoria di lavoratori, in parti-colare per i piloti di aerei, bisogna sempre tener in conto che anche i turni di lavoro, troppo lunghi, possono mette-re a rischio la sicurezza loro e dei viaggiatori.

Cabina di pilotaggio di un aereo.
Cabina di pilotaggio di un aereo.

Riguardo ai piloti degli aerei,uno studio,pubblicato dal tedesco Bild am Sonntag ed effettuato dalla "ECA"(Eu-ropean Cockpit Association),ha interrogato 6.000 piloti europei. Uno su 3 piloti ha confessato di essersi addor-mentato ai comandi durante il volo e 9 su 10 hanno di-chiarato di aver volato anche quando erano troppo stan-chi per farlo.

Nei casi in cui il paziente non è in grado di sostenere l’- impegno fisico, richiesto dalla sua attività lavorativa,è ne-cessario cambiare il tipo di lavoro e quindi è necessario suggerire al datore di lavoro di destinare il paziente alle mansioni compatibili con la sua condizione clinica e fun-zionale. Tuttavia è importante sottolineare che molto spesso il maggior ostacolo alla ripresa del lavoro non è legato alle limitazioni fisiche ma alla paura e ai dubbi spesso ingiustificati da parte del paziente, dei familiari e anche del datore di lavoro.

Tagliare la legna da ardere è sicuramente un duro lavoro!
Tagliare la legna da ardere è sicuramente un duro lavoro!

 

E' importante sottolineare che molto spesso il maggior ostacolo alla ripresa del lavoro non è legato alle limita-zioni fisiche ma alla paura e ai dubbi spesso ingiustificati da parte del paziente, dei familiari e anche del datore di lavoro.

Per quanto riguarda i pazienti che hanno lasciato l'attività lavorativa e che non hanno limitazioni funzionali è im- portante favorire le attività del tempo libero e la ripresa di una normale vita di relazione nell’ambito di uno stile di vi- ta efficace ai fini della prevenzione secondaria. 

Riguardo ai pazienti,in particolare anziani,con importanti limitazioni funzionali,il programma riabilitativo deve com-prendere attività specifiche per lo sviluppo delle funzioni residue ed il recupero dell’autonomia funzionale e inoltre deve porsi l’obiettivo di favorire il passaggio dalla ospe-dalizzazione al proprio domicilio, dove i servizi assisten-ziali del territorio possano continuare il percorso assisten-ziale.

 

Per i lavoratori che svolgono lavori usuranti, le attuali normative favoriscono il loro collocamento in pen-sione.

Le attività in oggetto sono quelle che rientrano nelle se-guenti 4 macro-aree:

 

1.Lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usu-ranti di cui all’art. 2 del Decreto Min. Lavoro 19 Maggio 1999:

◾soggetti che hanno svolto lavori in galleria, cava o mi-niera;

◾lavori ad alte temperature;

◾lavori in cassoni ad aria compressa;

◾attività per l’ asportazione dell’ amianto;

◾attività di lavorazione del vetro cavo;

◾lavori svolti dai palombari;

◾lavori espletati in spazi ristretti.

 

2.Lavoratori notturni d.lgs. 67/2011 nelle seguenti cate-gorie:

◾lavoratori a turni che prestano lo loro attività nel pe-riodo notturno per almeno 6 ore per un numero minimo di giorni lavorativi all’anno non inferiore a 64;

◾lavoratori che prestano la loro attività per almeno 3 ore nell’intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino per periodi di lavoro di durata pari all’intero anno lavorati- vo.

 

3.i lavoratori addetti ai lavori in catena: impegnati all’in-terno di un processo produttivo in serie con determinate caratteristiche produttive.

 

4.i conducenti di veicoli, di capienza complessiva non inferiore a 9 posti, adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo.

 

In occasione di un Workshop on occupational Cardio-logy effettuato a Udine alla fine degli anni '80 gli esperti riferiscono:

.che il lavoro di turno è controindicato nei pazienti reduci da un infarto del miocardio;

.l'uso durante il lavoro di attrezzi vibranti è sconsigliato;

.l'esposizione al rumore impulsivo è controindacato, mentre è accettato il rumore continuo fino ad un massi- mo di 85 dB;

.una lunga esposizione ad ambienti caldo-umidi è con-siderata dannosa;

.il costo energetico del lavoro non deve superare il 33% della massima capacità lavorativa testata in labo-ratorio;

.l'esposizione ai campi magnetici è controindicata nei pazienti reduci da un infarto del miocardio con impianto di un pacemaker;

.l'esposizione al CO è controindicata se viene superato il limite di 10-20 p/m;

.l'esposizione al Carbon disulfide (CS2), ai nitroderivati organici (nitroglicerina,glicole etilenico dinirato),agli idro- carburi alogeni (cloroalcani, fluoroalcani) è controindica- ta;

.l'esposizione a metalli quali piombo,cadmio,mercurio, arsenio è controindicata (da M.Valente e G.Maisano Edifarm 1990).

 

Usualmente il ritorno al lavoro, dopo un infarto del mio-cardio, avviene dopo 5 settimane; avviene dopo 7 setti- mane dopo un intervento di bypass aorto-coronarico e dopo 1 settimana dopo rivascolarizzazione mediante an-gioplastica.

Dopo 1 anno circa, l'80% del pazienti reduci da un episo- dio infartuale riprende il lavoro;la percentuale si dimezza se il paziente non è ancora tornato al lavoro dopo 12 set-timane. Bisogna precisare che hanno un ruolo assai im-portante la tipologia del lavoro, la motivazione e il grado di soddisfazione. In pratica è possibile che un lavoro po-co costoso in termini di consumo di O2, possa compor-tare un elevato impegno psico-emotivo con un abnorme risposta tachicardica e ipertensiva che inducono un ele-vato consumo miocardico di O2.

 

Esistono evidenze che dimostrano che lo stress da la- voro non solo aumenta il rischio per malattia coronarica, ma è ipotizzabile che i pazienti reduci da un episodio in- fartuale, che svolgono un lavoro stressante, possano an- dare incontro ad una recidiva infartuale. A tale scopo è stato disegnato uno studio di coorte, prospettico, su 972 pazienti di ambedue i sessi, di età compresa tra 35 e 59 anni, che hanno ripreso il lavoro dopo un primo infarto miocardico; essi sono stati seguiti dal 1996 al 2005. I pa-zienti sono stati intervistati basalmente (in media 6 setti-mane dopo il loro ritorno al lavoro) e successivamente dopo 2 anni e dopo 6 anni. Lo stress da lavoro, cioè la combinazione di un alto impegno psicologico e di una  bassa libertà decisionale, è stato valutato in 4 quadranti:

  1. stress alto (alto impegno e bassa libertà),
  2. attivo (alto impegno e alta libertà),
  3. passivo (basso impegno e bassa libertà),
  4. stress basso. 

Sulla base delle prime 2 interviste, i pazienti sono stati divisi tra esposti ad alto stress in entrambe le interviste e non esposti ad alto stress in una o in entrambe le inter-viste. L’outcome composito era costituito da malattia co-ronarica fatale, infarto miocardico non-fatale ed angina instabile. Il raggiungimento dell’ outcome è stato docu- mentato in 206 pazienti. Nell’analisi non aggiustata lo stress cronico da lavoro è risultato associato con eventi coronarici ricorrenti nel secondo periodo dopo 2,2 anni di follow-up (hazard ratio, HR = 2,20). Lo stress da lavoro cronico è rimasto un predittore indipendente di eventi co-ronarici ricorrenti in un modello multivariato aggiustato per 26 potenziali fattori confondenti (HR = 2,00). Dallo studio è emerso che lo stress cronico da lavoro dopo un primo infarto miocardico è risultato associato ad un au- mentato rischio di eventi coronarici ricorrenti. Aboa-E- boule C et al, JAMA 2007; 298: 1652-1660.

 

*MET = Metabolic Equivalents:

1 MET equivale ad un consumo di 3,5-4 ml O2/ kg/min (consumo di O2 a riposo).

 

 

Contatore Accessi

contatori
Oper.medici e tecnici dell' U.O. di Cardiologia Riabili-tativa dell' Az. Osp. Mater Domini Catanzaro.
Oper.medici e tecnici dell' U.O. di Cardiologia Riabili-tativa dell' Az. Osp. Mater Domini Catanzaro.
Palestra.
Palestra.
Palestra
Palestra