LA RISONANZA MAGNETICA CARDIACA
(Nuclear magnetic resonance) |
In questi ultimi anni la risonanza magnetica cardiaca ha avuto un rapidissimo progresso tecnologico,che ha con-ferito a questa metodica il ruolo di un'affidabile e impor-tante strumento di imaging clinico per l'accertamento del-la funzione, della struttura e della vitalità cardiaca. Anche se non sono usati raggi X per ottenere il risultato, questa modalità è normalmente considerata come facente parte del campo della radiologia, in quanto generatrice di im-magini correlate alle strutture all' interno del paziente.
Allo stato attuale delle conoscenze non vi sono motivi per ritenere che un esame di risonanza magnetica possa essere dannoso,salvo i casi in cui il campo magnetico in-teragisca con impianti metallici presenti nel corpo del paziente, quali pacemaker o clip vascolari e nei pazienti in gravidanza. In tali casi si deve ritenere la metodica po-tenzialmente dannosa e procedere all' indagine soltanto dopo attenta valutazione del rischio/beneficio. La meto-dica si avvale dell' applicazione di un campo magnetico esterno di elevata intensità, associato ad impulsi di onde radio (radiofrequenza), che esercita i suoi effetti sui nu-clei di idrogeno (spin) che sono presenti nell'acqua o nel tessuto adiposo e che quindi sono contenuti diffusa-mente nell'organismo,modificandone l'allineamento.
Le risposte dei tessuti, sotto forma di segnali di risonanza magnetica, dopo acquisizione e rielabo- razione di un computer,permettono la formazione di immagini
delle strutture esaminate. I principali vantaggi della risonanza magnetica cardiaca sono
rappresentati dalla capacità di det- tagliare piani tomografici infiniti e dalla spiccata capacità di differenzazione tissutale, che consen- tono una caratterizzazione morfologica e funzio- nale
accurata, senza esposizione a radiazioni io- nizzanti.
In sintesi la risonanza magnetica nucleare cardia- ca permette una ricostruzione tridimensionale del cuore e uno studio accurato
della funzione cardia-ca senza uso di radiazioni, a differenza di quanto accade per la TAC. Per queste ragioni la risonanza magnetica è un'indagine diagnostica sicura e facilmente ripetibile, per
cui sta assumendo un ruolo determinante in alcune patologie, quali le cardiopatie dilatative e le malattie del miocardio; inoltre sta diventando l’esame di riferimento nel percorso
diagnostico di molte cardiopatie conge-nite sia del bambino che dell’adulto.Le informa-zioni fornite dalle immagini dirisonanza magnetica sono essenzialmente diverse rispetto a quelle del-le
altre metodiche di imaging. Dopo i primi studi clinici con risonanza magnetica,che nel 2000, Kim RJ e colleghi
fecero, numerosi lavori hanno con-fermato la capacità dei mezzi di contrasto al ga-dolinio di visualizzare con estrema precisione la "cicatrice" che lascia un infarto sul muscolo cardiaco o altre
condizioni del miocardio caratte-rizzate da una infiammazione o infiltrazione del tessuto. Il gadolinio iniettato per
via endovenosa (0,02 mmol/ kg), passa rapidamente attraverso i capillari e si diffonde sostanzialmente tra i fluidi interstiziali, al di fuori delle cellule. Nelle immagini di miocardio compatto,
cioè il tessuto muscolare specializzato del cuore, il gadolinio viene poco vi-sualizzato (fase della perfusione miocardica), es-sendo tutto lo spazio occupato dalle cellule muscolari integre.
Quando la membrana cellulare viene danneggiata da un insulto ischemico o quando le cellule vengono sostituite da una cica-trice fibrosa conseguente ad un danno miocardia-co cronico,la
distribuzione extracellulare del ga-dolinio aumenta in maniera vistosa e risulta chia-ramente visibile come una zona brillante, più chiara, in particolari
sequenze che vengono acquisi- te a 10 minuti dopo l'iniezione endovenosa dell'a-gente di
contrasto.Il fenomeno delayed enhan-cement, dovuto
alla visualizzazione del contrasto con gadolinio,non è specifico dell'infarto miocardi-co. Dall'analisi delle immagini, dei
volumi e della distribuzione del contrasto, la risonanza magneti-ca è assai utile nello studio di numerose condi-zioni patologiche come ad esempio la cardiomio-patia ipertrofica, la displasia
aritmogena del ven-tricolo destro, l'amiloidosi, la sarcoidosi, i tumori cardiaci maligni.Sinteticamente si potrebbe dire che viene valutato un incremento del volume di distribuzione regionale del contrasto che riflette ad esempio
l'infiltrazione fibro-adiposa del mio-cardio del ventricolo destro (displasia aritmogena) o gli infiltrati infiammatori di una eventuale
mio-cardite.
L'esame di risonanza magnetica del cuore dura da 45 minuti a un 1 ora.
In sintesi la risonanza magnetica può essere utilizzata:
Con la risonanza magnetica non possono essere esaminati
pazienti:
.portatori di pace-maker cardiaco; di
recente è stato prodotto,dai ricercatori della società tedesca Biotronik, un pacemaker dotato di meccanismi e di materiali che non risentono del campo magne- tico generato dalla RMN,ma
soprattutto di elettro- cateteri in grado di disperdere il calore in eccesso generato durante la metodica diagnostica;
.con protesi acustica (impianto cocleare);
.con pompa di insulina o stimolatori neurologici;
.con elevato stato febbrile;
.con impianto di valvole cardiache artificiali: essi possono eseguire l' esame quando la protesi è biologica, cioè quando trattasi di una bioprotesi;
.ai quali è stato applicato di recente uno stent coronarico: essi possono eseguire l'esame 4-6 settimane dopo l' impianto;
.di sesso femminile che si trovano nelle prime 12 settimane di gestazione: in questi casi solo se esiste l' assoluta necessità dell' esame è possibile dare indicazione all' esecuzione dell' esame.
L' angiografia con risonanza magnetica (An- gio RM) è una metodica diffu- samente utiliz- zata nella pra- tica clinica per visualizzare le arterie carotidi, le arterie cere- brali, i grossi vasi del toraco e dell' addome, i vasi periferici. Riguardo alla visualizzazione delle co- ronarie con la risonanza magnetica (Angio-RM) è ancora difficile e questo per le caratteristiche anatomiche delle coro-narie: dimensioni piccole, decorso tortuoso e variabile; inoltre il movimento dovuto all' attività contrattile cardiaca e agli atti respiratori e la stretta vicinanza con il miocardio e l'epicardio sono altri fattori che rendono complicata una corretta visualizzazione delle immagini.
Anche i mezzi di contrasto a base di gadolinio
a basso peso molecolare che diffondono negli spazi extrava- scolare, vanificano i vantaggi dopo il primo passaggio. Sono in stato di avanzata sperimentazione alcuni mezzi di contrasto con una
cinetica monocompartimentale che rimangono "intrappolati" nel lume vascolare prolungando nel tempo l'effetto di contrasto.
In sintesi l' accuratezza diagnostica dell' Angio-RM coro- narica è variabile a seconda della coronaria e dei
segmenti arteriosi considerati, risultando più elevata per i segmenti prossimali della arteria discendente anteriore e della coronaria destra rispetto ai segmenti distali di queste arterie e
dell' intera arteria circonflessa. Pertanto la coronarografia con risonanza magnetica rappresenta una valida prospettiva di valutazione non invasiva della
coronaropatia, ma attualmente non è da considerarla un' alternativa alla coronarografia tradizionale. Ulteriori inno-vazioni tecniche sono necessarie per migliorare la visua-lizzazione delle
coronarie e quindi l'accuratezza diagno-stica.
La rottura di una placca aterosclerotica è il meccanismo più importante nel provocare gli eventi ischemici acuti.
La rottura si manifesta più di frequente quando le placche sono ricche di lipidi e quando hanno un cap-puccio fibroso sottile rispetto alle placche prevalen-temente fibrose o calcifiche.La placca a struttura e morfologia complessa, corrispondente al tipo VI secondo la classificazione dell'American Heart Association, ha una maggiore incidenza di eventi ischemici acuti rispetto alle placche semplici ed ad una più elevata incidenza di restenosi dopo angioplastica. Gli elementi costituenti la placca aterosclerotica può dare informazioni sulla ten-denza alla rottura o alla stabilizzazione della placca stes-sa. La caratterizzazione tissutale mediante la risonanza magnetica per immagini si basa sul diverso tempo di ri-lassamento longitudinale (T1), trasversale (T2) e di den-sità protonica (DP) dei singoli costituenti della placca.