Per la scelta del luogo dove trascorrere le proprie va-canze, il cardiopatico deve seguire alcuni consigli pratici:
.per raggiungere il luogo delle vacanze non deve in-traprendere un viaggio troppo lungo e faticoso almeno prima che siano trascorsi 3 mesi dall'episodio infartuale;
.evitare in particolare le corse per raggiungere un tre-no, un metrò in partenza o autobus in movimento con la speranza che gli autisti fermino i mezzi vedendo in diffi-coltà il viaggiatore; ma anche se lo facessero, per lo sfor-zo improvviso, in particolare se le condizioni climatiche sono rigide o torride, si potrebbero verificare gravi danni all’apparato cardiovascolare (asma cardiaco, crisi angi-nosa, etc) ;
.se il cardiopatico si deve mettere alla guida dell'auto-mobile,deve evitare di guidare per un periodo di tempo troppo lungo; in pratica bisogna evitare di fare tappe > 200-250 Km, anche quando non è alla guida dell'auto-mezzo. Inoltre se si dovesse restare in panne con la pro-pria autovettura, è prudente chiamare i soccorsi stradali, anche per la sostituzione di una ruota;
.per i viaggi aerei la maggior parte dei pazienti con ma-lattia cardiovascolare può tranquillamente volare. Un re-port
della British Cardiovascular Society, redatto dal dot-tor David Smith della Royal Devon e Exeter NHS Foun-dation Trust ha dimostrato che l'ambiente della cabina raramente costituisce una minaccia per il paziente.
Come è noto,la pressione parziale di O2 all’interno di un aereo in volo è equiparabile a quella che si incontra in montagna ad
una quota intorno ai 2000-2500 metri; questo perchè viene effettuata la pressurizzazione della cabina. La rapida esposi-zione a questi valori di pressione
parziale di O2 che si ottiene dopo il decollo dell'aereo, induce moficazioni
fisiologiche che comprendono una mo-desta ipossiemia che,purtuttavia consente una buona saturazione di ossigeno nel sangue
arterio-so (saturazione O2 intorno al 90-93%). Le più im-portanti variazioni fisiologiche comprendono un aumento della stimolazione catecolaminica,un au-mento della pressione arteriosa,soprattutto a li-vello del
circolo polmonare ed una condizione di stress psichico, in grado di provocare un episodio ischemico del miocardio, in particolare nei pazien- ti con malattia coronarica non ben
controllata.
Ciononostante,non vi sono evidenze che dimostri-no che queste modificazioni fisiopatologiche cor-relino realmente con un aumento dell'incidenza di episodi ischemici durante i viaggi aerei.In effetti è stato provato che l’esposizione ad altitudini mo-derate è associata a una riduzione della riserva coronarica, che però può essere sintomatica solo durante esercizio fisico, mentre è asintomatica in condizioni di riposo.
Non è stato dimostrato se l’aumento del tono sim-
patico e la riduzione della pressione parziale di O2 siano in grado di indurre gravi aritmie,se si esclu-de un modesto incremento del numero di extrasi-stoli.
Le cose cambiano se trattasi di un paziente in condizioni di instabilità clinica; in questi casi è op-portuno rinviare i viaggi aerei di almeno 2 setti-mane se trattasi di un infarto del miocardio non complicato e di 2 settimane dopo l’avvenuta sta-bilizzazione clinica in caso di un infarto del mio-cardio complicato da shock o scompenso cardiaco.
A questo proposito le Società Scientifiche Statuni- tensi consigliano, prima di affrontare un viaggio aereo, di eseguire un test provocativo nei pazienti che siano stati sottoposti a trombolisi e che non siano stati sottoposti a coronarografia,per eviden-ziare eventuali condizioni di ischemia inducibile.
Un caso particolare è rappresentato dal paziente che è stato sottoposto ad angioplastica coronarica con impianto di uno o più stent. La trombosi acu-ta dello stent rappresenta, infatti, la più grave tra le complicanze precoci dopo tali procedure e la sua incidenza è massima nella prima settimana dopo la rivascorizzazione mediante angioplastica.
Poiché è stato dimostrato che la riduzione della pressione parziale di O2 altera l’equilibrio tra i processi protrombotici ed antitrombotici naturali dell’organismo, è consigliabile aspettare almeno 2 settimane prima di volare dopo essere stati sotto-posti ad angioplastica coronarica con impianto di stent ed anche più a lungo in caso di impianto di stent “medicati”.
Dopo un intervento di bypass aorto-coronarico,bi-sogna attendere 3 settimane ed ancora di più se l’intervento è stato gravato da complicanze respi-ratorie.
Per i pazienti che assumono terapia con anticoa-gulanti come Coumadin e Sintron non esiste alcuna limitazione per quanto riguarda la scelta del luogo di va-canza. Si deve solo tenere ben presente che di solito i luoghi di vacanza si accompagnano a modificazioni delle abitudini alimentari, per cui è necessario variare poco il modo di mangiare o in alternativa effettuare più frequen-temente il controllo dell' INR.
Bisogna ricordare che in caso di bisogno il paziente deve preferire:
•Come antipiretico: PARACETAMOLO;
•Come antidolorifico: IBUPROFENE;
•Come antibiotico: AMOXICILLINA.
Un discorso a parte va fatto per i pazienti portatori di pa-ce-maker o di defibrillatori impiantabili. Questi dispositivi potrebbero essere vulnerabili all’azione delle interferenze elettromagnetiche e determinare un loro malfunzionamen to. In realtà l'intenso campo elettromagnetico creato dai metal detector presenti ai gate degli aeroporti, anche se rileva la presenza del dispositivo impiantabile, facendo scattare il sistema di allarme, nella pratica non determina un malfunzionamento del dispositivo; a tal proposito, uno studio del tedesco Clemens Jilek et coll. ha mostrato che il metal detector manuale non ha alterato il funzionamen-to dei pacemaker e dei defibrillatori impiantabili in 388 pazienti esaminati.Pertanto è buona norma che il pazien-te si munisca della tessera identificativa del pacemaker/ defibrillatore, da esibire al personale addetto alla sicurez-za, ai fini di essere sottoposto ad un controllo di sicurez-za in modo manuale
Superato il controllo, i portatori di device impiantabili pos- sono intraprendere tranquillamente il viaggio aereo, se però si trovino in condizioni di stabilità clinica. In partico-lare secondo la British Cardiovascular Society, dopo una procedura di impianto di pacemaker senza complicazio-ni il viaggio aereo può essere intrapreso dopo appena 2 giorni, mentre se vi è stato uno pneumotorace, l'attesa deve essere di almeno 2 settimane dopo la risoluzione.
Per i pazienti con defibrillatore impiantabile, se il defibril-latore ha erogato di recente uno shock elettrico, prima di partire, bisogna attendere la stabilizzazione delle con- dizioni cliniche.
Recenti segnalazioni hanno evidenziato il rischio che le radiazioni cosmiche (ionizzanti) possano sprogrammare i defibrillatori ripristinando le impostazioni
di base della ca-sa produttrice.La quantità di radiazioni dovuta ai raggi co-
smici aumenta sensibilmente con l'aumento della quota e naturalmente è in relazione alla durata del viaggio. Sem-bra ovvio che il paziente debba essere informato circa questa rara possibilità, anche se non sembra che siano state dimostrate interazioni con effetti clinicamente impor-tanti, sulla capacità del dispositivo di riconoscere e tratta-re eventuali aritmie maligne (defibrillatori).
Smith D. et al. Fitness to fly for passengers with cardiovascular disease. Heart 2010; 96:1-16
In aereo, soprattutto nei voli intercontinentali la temperatura nella cabina viene mantenuta bassa, usualmente intorno a 19°.
Gli assistenti di volo non possono controllare la tempe-ratura e al massimo possono fornire ai passeggeri qual-che coperta in più per scaldarsi. Soltanto i piloti possono modificare la temperatura, ma sono costretti a mante-nerla bassa per abbattere il rischio di batteri in cabina pertanto per evitare che i passeggeri si ammalino la tem-peratura deve essere bassa. A tutto questo si aggiunge un altro fattore, quello dell'ipossia, condizione determina-ta da una carenza di ossigeno, che può portare anche al-lo svenimento a bordo. Se la cabina è surriscaldata, può favorire ulteriormente questa condizione e aumentare il rischio di svenimento. Ecco perchè le compagnie aeree preferiscono mantenere la cabina più fredda, consideran-do che è meglio avere qualche passeggero infreddolito in più, piuttosto che passeggeri svenuti.
.se si sceglie la montagna, si deve evitare di rag-giungere
altezze > 2500 m;
.preferibilmente l'altezza non deve essere > 2000 m.
Perchè queste precauzioni?
Premesso che tra 1500 e 2500 m l'altitudine è conside-rata moderata, mentre oltre 2500 m l'altitudine è conside-rata elevata; a questi livelli compare ipossia dei tessuti, a causa della ridotta disponibilità di ossigeno (O2) nell'aria inspirata; ad alti livelli di altitudine compare un aumento delle resistenze vascolari polmonari del 50-300%; inoltre compare una iperventilazione con alcalosi respiratoria; riduzione del volume plasmatico, per l'aumento della perdita di liquidi per via cutanea, respiratoria ed urinaria e con conseguente aumento dell'ematocrito; la riduzione dell'attività parasimpatica per predominanza del sistema nervoso simpatico induce un aumento della frequenza cardiaca a riposo e sotto sforzo e della pressione arterio-sa;l'aumento dell'adrenalina circolante provoca glicoge-nolisi nei depositi muscolari, con aumento della glicemia a riposo e una precoce comparsa di acido lattico sotto sforzo.
In quali soggetti queste modificazioni possono avere riflessi negativi?
.nei pazienti con cardiopatia ischemica, i quali presen- teranno una riduzione della soglia di ischemia;
.nei pazienti affetti da scompenso cardiaco, i quali per l' aumento dei valori della pressione polmonare avranno una forte limitazione ad eseguire uno sforzo fisico;
.nei pazienti con aritmie sia atriali che ventricolari, le quali anche in soggetti senza una cardiopatia sottostante sono sostenute dall'aumento dell'attività del sistema sim-patico.
Da queste premesse sono conseguenti alcune racco-mandazioni pratiche, quali:
.salire in quota con gradualità per meglio acclimatarsi e ridurre l'effetto dell'alta quota;
.gli sciatori devono evitare di sciare a quote >1500 m, in particolare se non sono allenati;
.i livelli di attività fisica, rispetto a quelli eseguiti in pia-nura devono essere ridotti;
.il consumo di alcool deve essere ridotto, mentre assai importante è una adeguata idratazione;
.in ogni caso il cardiopatico che si accinge ad effettuare una gita in montagna deve fare sempre una adeguata valutazione cardiologica ed almeno un test da sforzo.
Esistono controindicazioni cardiovascolari assolute a rag-giungere anche le quote di 1500-2500 m; esse compren- dono:
-l'infarto miocardio recente,
-l'angina pectoris instabile,
-lo scompenso cardiaco congestizio,
-le gravi valvulopatie,
-le gravi aritmie ventricolari,
-le cardiopatie congenite cianogene o con ipertensio- ne polmonare,
-le arteriopatie periferiche sintomatiche,
-ipertensione arteriosa grave o non ben controllata;
.In montagna si devono evitare le scalate; l'in-tensità degli
sforzi fisici deve essere in proporzio- ne all'altezza a cui ci si trova ed alle condizioni at-mosferiche;vale a dire che ad alte quote e in con-
dizioni atmosferiche sfavorevoli, lo sforzo deve essere assai meno intenso di quello praticato a li-vello del mare; diversi studi hanno dimostrato che, in articolare a quote >3500 m, le capacità di esercizio aerobico si riducono, scende la paO2 ed incrementa la pressione arteriosa (soprattutto notturna) e la frequenza cardiaca.
In alcuni casi può comparire il mal di montagna, caratterizzato da un insieme di disturbi che insorgono quando il soggetto si viene a trovare in un ambiente con carenza di ossigeno (ipossia). In montagna mano a ma-no che si sale di quota diminuisce la pressione parziale di ossigeno nell'aria che viene inspirata e questa minore disponibilità di ossigeno diventa particolarmente evidente oltre i 3500 metri di altitudine vedi figura sottostante.
Risposta fisiologica all'ipossia. La fornitura di ossi-geno, nonostante una riduzione della pressione parziale dell' ossigeno inalato tra il 25% e il 60% (rispettivamente a 2500 m e 8000 m), è garantita da un aumento della ventilazione polmonare, da un aumento della portata cardiaca, per l'aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, cambiamenti nel tono vascolare, nonché un aumento della concentrazione di emoglobina e della pressione parziale dell'anidride carbonica arte-riosa.
Per alcuni soggetti questo adattamento può risultare ina-deguato, per cui compiono alcuni sintomi che caratteriz-zano il cosiddetto mal di montagna: mal di testa, nausea, inappetenza, vertigini, spossatezza, insonnia.
Usualmente l'intensità della sintomatologia è correlata all’ altitudine che viene raggiunta, all’attività fisica svolta e, ovviamente anche alla sensibilità individuale.I sintomi di lieve entità tendono gradualmente a regredire fino a scomparire specie se si concede all'organismo un po’ di riposo per consentire di un adattamento al nuovo am-biente.
.In montagna si devono evitare le scalate; l'in-tensità degli
sforzi fisici deve essere in proporzio- ne all'altezza a cui ci si trova ed alle condizioni at-mosferiche;vale a dire che ad alte quote e in con-
dizioni atmosferiche sfavorevoli,lo sforzo deve es-sere assai meno intenso di quello praticato a li-vello del mare; diversi studi hanno dimostrato che, in particolare a quote >3500 m, le capacità di esercizio aerobico si riducono, scende la paO2 ed incrementano la pressione arteriosa (soprattutto notturna) e la frequenza cardiaca.
.La comparsa di dolore al petto,di un respiro af-fannoso,di
cardiopalmo, di sudorazione profusa,etc, de-
vono mettere in allarme il cardiopatico; una pericolosa complicazione del mal di montagna anche se rara è l’edema polmonare acuto che provoca una grave insuf-ficienza respiratoria dovuta ad accumulo di liquido negli alveoli polmonari.L'individuo manifesta dispnea, tachi-cardia, tosse con espettorato schiumoso, cianosi, pro-strazione e necessita di un adeguato trattemnto medico.
.I pazienti portatori di pace-maker o di un defibrillatore impiantabile devono godersi la montagna con le lunghe passeggiate, effettuare le gite e i picnic in zone montane facili da raggiungere; pertanto devono evitare le scalate ad alta quota.
Se è vero che il pace-maker è molto resistente, al con-trario i cateteri sono abbastanza fragili, per cui alcuni movimenti violenti potrebbero danneggiarli, come ad esempio quando si gioca a tennis, quando si esegue lo swing a golf o quando si pratica uno sport a rischio di cadute, etc.
.I pazienti,affetti da ipertensione arteriosa,malattia che come è noto è assai diffusa e che interessa il 15-25% della popolazione, possono frequentare la montagna fino a quote di 2000-2500 m, solo se la malattia è ben con-trollata dalla terapia in atto e solo se si è in un buon stato di compenso emodinamico.Bisogna ricordare che salen-do in quota la terapia antipertensiva può essere inade-guata, dal momento che la risposta dell’ organismo allo stress dell'alta quota, allo stress fisico ed emotivo e al freddo possono portare ad un incremento della pressione arteriosa.In questi casi, nei primi giorni di soggiorno in montagna bisogna limitare l’attività fisica, evitando gli sforzi in particolare nelle ore dopo i pasti o quando le condizioni climatiche non sono ottimali come quando la temperatura di abbassa o si alza di molto.
In quali soggetti le modificazioni indotte dall'altitudine possono avere riflessi nega-tivi?
.nei pazienti con cardiopatia ischemica, i quali presen- teranno una riduzione della soglia di ischemia;
.nei pazienti affetti da scompenso cardiaco, i quali per l' aumento dei valori della pressione polmonare avranno una forte limitazione ad eseguire uno sforzo fisico;
.nei pazienti con aritmie sia atriali che ventricolari, le quali anche in soggetti senza una cardiopatia sottostante sono sostenute dall'aumento dell'attività del sistema sim-patico.
Da queste premesse sono conseguenti alcune racco-mandazioni pratiche, quali:
.salire in quota con gradualità per meglio acclimatarsi e ridurre l'effetto dell'alta quota;
.gli sciatori devono evitare di sciare a quote >1500 m, in particolare se non sono allenati;
.i livelli di attività fisica, rispetto a quelli eseguiti in pia-nura devono essere ridotti;
.il consumo di alcool deve essere ridotto, mentre assai importante è una adeguata idratazione;
.in ogni caso il cardiopatico che si accinge ad effettuare una gita in montagna deve fare sempre una adeguata valutazione cardiologica ed almeno un test da sforzo.
Esistono controindicazioni cardiovascolari assolute a raggiungere anche le quote di 1500-2500 m; esse comprendono:
-l'infarto miocardio recente,
-l'angina pectoris instabile,
-lo scompenso cardiaco congestizio,
-le gravi valvulopatie,
-le gravi aritmie ventricolari,
-le cardiopatie congenite cianogene o con ipertensio- ne polmonare,
-le arteriopatie periferiche sintomatiche,
-ipertensione arteriosa grave o non ben controllata.
Al lago è salutare il praticare una attività fisica moderata,effettuando lunghe passeggiate per mi-gliorare la tonicità dei muscoli. L' attività deve es-sere incrementata in modo graduale, in particola-re se trattasi di un paziente sedentario.
Bisogna evitare gli sforzi pesanti in particolare dopo i pasti. Come nelle altre località di vacanze, per praticare l'attività fisica,bisogna evitare le ore più calde della giornata.
Per alcuni pazienti può essere vantaggioso andare in vacanza in campagna, dove la natura, il silenzio e la bel-lezza dei colori possono rendere più gradevole il sog-giorno. In questi luoghi lontani dallo stress, dai rumori e dallo smog delle città, oltre al benessere psicologico che nasce dal godimento della bellezza della na-tura, è possibile respirare aria pulita ed inoltre è pos-sibile praticare alcuni sport come le lunghe passeggiate a piedi o in bicicletta. Alcune strutture sono organizzate per far visitare riserve naturali,parchi regionali e nazionali e aree protette.
.Percorso Kneipp: il percorso che prevede getti d’ac-qua calda e fredda che aiutano a stimolare il flusso san-guigno, soprattutto a livello degli arti inferiori; di solito, si inizia con un getto di acqua calda per procedere con un'alternanza tra diverse temperature e con-cludere con un getto di acqua fredda; prevede an-che di camminare in 2 vasche parallele profonde circa 90 centimetri e riempite rispettivamente con acqua fredda a 20°C e con acqua calda a 32°C; in pratica l’alter-nanza di temperature alte e basse viene utilizza-ta per ottenere un buon rilassamento e una rige-nerazione dei tessuti;un massaggio linfodrenan-te,eseguito daun massoterapista,dopo la cammi-nata nelle vasche Kneipp, determina una ancora maggiore sensazione di leggerezza delle gambe; dopo il Percorso Kneipp si può fare il bagno turco o la sauna;
.Vasche idromassaggio: vasche dove viene sfrutta- ta la pressione esercitata da getti di aria calda e fredda al fine di stimolare la circolazione sanguigna; questo tipo di trattamento viene consigliato per le patologie osteo-arti-colari;
.Bagno turco:trattamento che si svolge in un ambien- te chiuso,in cui l’umidità relativa è molto alta e la tempe-ratura può variare dai 40 ai 60° C. Viene consigliata per effettuare una pulizia profonda della cute e per favorire la circolazione,dato che il principale effetto del calore è pro-prio la dilatazione dei vasi sanguigni;
.Sauna
finlandese; le sue origini si perdono nella notte dei tempi; essa è associata ai riti puri- ficatori comuni a molti riti religiosi
antichi; le sue virtù terapeutiche ed estetiche erano già cono-sciute ai tempi degli antichi Greci ma è soprattut-to tra i popoli baltici, in particolare
in Finlandia,che la sua pratica si è diffusa come fonte di benessere psico-fisico.
La sauna in pratica è semplicemente un bagno di aria molto calda e secca che si effettua in un am-biente chiuso dove un'appropriata apparecchiatu-ra riscalda e deumidifica l'aria.
Con il sudore si eliminano tossine,acidi urici, grassi superflui e scorie metaboliche; il corpo ne risulta rinvigorito, i muscoli e il sistema nervoso rilassati e la cute assume un aspetto morbido e vellutato.
IL CARDIOPATICO PUO' FREQUENTARE I CENTRI BENESSERE?
Poichè durante una seduta di sauna la tempera-tura corporea aumenta di alcuni gradi e con essa la frequenza cardiaca,la quale
può addirittura rad- doppiare rispetto alle condizioni basali,è ovvio che vi è un brusco aumento del consumo miocardico di O2, che può arrecare danni al cuore,a volte an-che pericolosi per la
vita. Pertanto per i pazienti reduci da un episodio infartuale recente o reduci da un recente intervento chirurgico,è sconsigliabi-le utilizzare questi
trattamenti come la sauna, il bagno turco,l'idromassagggio e il percorso Kneipp. Anche i pazienti con insufficienza cardiaca devono essere scoraggiati a utilizzare i bagni di calore co-me
la sauna, il bagno turco, etc.
Non devono accedere ai bagni di calore nemme-no:
.i pazienti ipertesi (pressione troppo alta);
.i pazienti ipotesi (pressione troppo bassa);
.i pazienti che presentano uno stato febbrile o fe-nomeni infiammatori in atto;
.i pazienti con varici venose.