Le linee guida per il trattamento dell’ ipertensione rac-comandano livelli di pressione arteriosa <140/90 mmHg, ma il target deve essere ancora più basso di <130/80 mmHg nei pazienti con diabete mellito.
Una review del 2011, Action to Control Cardiovascular Risk in Diabetes, che ha incluso 13 studi randomizzati per un totale di 37.736 pazienti, ha mostrato che un con-trollo pressorio intensivo è stato associato ad una ridu-zione del 10% di tutte le cause di mortalità (odds ratio 0,90; 95% intervallo di confidenza da 0,83 a 0,98), una ri-duzione di ictus del 17% ed un aumento del 20% di eventi avversi gravi ma con simili risultati per quanto ri-guarda gli eventi macro e microvascolari (cardiaci, renali, e oculari), rispetto ai gruppi di controllo in terapia stan-dard. Un controllo pressorio più intensivo (≤130 mm Hg) è risultato associato ad una maggiore riduzione di ictus ma non ha ridotto gli altri eventi; è stata osservata un’ ulteriore riduzione del rischio di ictus per valori pressori < 120 mmHg.
Comunque per livelli pressori < 130 mmHg, c’è stato un aumento del 40% di eventi avversi gravi senza benefici sugli altri obiettivi.
Questa review sta ad indicare che nei pazienti con diabete mellito di tipo 2, nei pazienti con alterata glicemia a digiuno o alterata tolleranza agli idrati di carbonio è accettabile un target terapeutico di 130-135 mmHg. Con obiettivi più ambiziosi e cioè con valori pressori < 130 mmHg, è stato osservata una certa eterogeneità di risultati nel senso che il rischio di ictus si riduce ma non ci sono benefici riguardo agli altri eventi micro o macro- vascolari con un aumento del rischio di eventi avversi. Circulation 2011; 123 (24): 2799-2810.
Una review del 2013 ha analizzato gli effetti di varie classi di farmaci antipertensivi, sia in monoterapia che in combinazione, sulla sopravvivenza e sulla la prognosi re-nale nei pazienti diabetici. Sono stati inclusi 63 studi con 36.917 partecipanti: 2.400 morti,766 pazienti che hanno avuto bisogno di ricorrere alla dialisi e 1.099 pazienti i cui livelli di creatinina sono raddoppiati.
Rispetto al placebo, solo gli ACE-inibitori hanno ridotto il raddoppiamento dei livelli di creatinina (odds ratio 0,58) e solo i β-bloccanti hanno mostrato una differenza signifi-cativa riguardo alla mortalità (odds ratio 7,13).Il confron-to tra tutti i trattamenti non ha mostrato differenze sulla necessità di ricorrere alla dialisi. Gli effetti positivi degli ACE-in rispetto ai sartani non sono risultati statistica-mente significativi, ma gli ACE-inibitori hanno mostrato maggiori probabilità di essere superiori rispetto agli obiet-tivi studiati.
Sebbene gli effetti protettivi degli ACE-in in aggiunta ai calcio-antagonisti rispetto a placebo non sia risultata statisticamente significativa, questa associazione ha mo- strato di avere una maggiore probabilità (73,9%) di esse- re il migliore trattamento nel ridurre la mortalità, seguito dagli ACE-in in aggiunta al diuretico (12,5%), ACE-in (2,0%), calcio-antagonisti (1,2%) e sartani (0,4%).
Questa analisi, pertanto, mostra l’ effetto nefroprotettivo degli ACE-in nei pazienti diabetici, anche se nei confronti con i sartani, la differenza non è risultatata statistica- mente significativa. BMJ 2013; 347.
.QUALE E' IL TARGET PRESSORIO NEL PAZIENTE CON DIABETE MELLITO
.QUALE E' IL TARGET DELLA COLESTEROLEMIA NEL PAZIENTE CON DIABETE MELLITO.
.UTILITA' DELL ATTIVITA' FISICA NEL PAZIENTE CON DIABTE MELLITO