William Hogarth  (1697-1764). Autoritratto, National Portrait Gallery.
William Hogarth (1697-1764). Autoritratto, National Portrait Gallery.

 

La storia dell'arte pittorica al contrario della letteratu-ra, ci ha dato, rispetto al tema del fumo di tabacco,imma-gini legate ad una lettura positiva e liberatoria.In pratica la figura del fumatore nell'arte pittorica subisce una sorta di elevazione spirituale ed appare ingigantita, nobilitata, mitizzata.

Pertanto i messaggi riguardanti il fumo di tabacco, diffusi attraverso le opere pittoriche di grandi artisti, hanno con-tribuito e contribuiscono ancora ad influenzare il compor-tamento dei fruitori del fumo di tabacco in tutte le sue for-me.

 

Sono dunque numerosi i Pittori che, nel corso della storia dell'arte, hanno rappresentato nelle loro opere,per-sonaggi che fumano il tabacco e gli oggetti utilizzati per il fumo. Ovviamente non abbiamo la presenza del fumo di tabacco in opere pittoriche prima del XVI secolo,essendo il tabacco entrato in Europa con i marinai di Cristoforo Colombo. Ma anche dopo la sua comparsa in Europa, il fumo di tabacco stentava ad essere rappresentato in opere d'arte di grande valore artistico. Questo perché le prime opere non venivano commissionate da facoltosi personaggi della nobiltà o dal clero.

I primi dipinti sul tema fumo di tabacco, provenivano da artisti dei Paesi Bassi e questo perchè nel XVI secolo i Paesi Bassi godevano di un forte  sviluppo economico. A quel tempo, i Paesi Bassi si erano resi indipendenti dalla Spagna. Uno dei motivi principali che fomentò l'indipen-denza fu quello di aver aderito al protestantesimo che gli spagnoli categoricamente osteggiavano. La nuova costi-tuzione, che si diedero, fu di tipo democratico e inoltre fu adottato come articolo costituzionale la tolleranza religio-sa. La tolleranza religiosa attrasse l'interesse degli ebrei che sparsi in tutto il mondo erano oppressi a livello reli-gioso.

Con l'indipendenza iniziò la cosiddetta l'età d'oro dell'O- landa, un'epoca che si caratterizzò per una grande pro-sperità economica e culturale. Prosperità economica e culturale favorita dal fatto che nel XVII secolo gli olandesi fondarono numerose colonie in India, Indonesia, in Africa e nelle Americhe,le quali erano gestite dalla Compagnia Olandese delle Indie Occidentali. L'incremento degli scambi commerciali con le colonie favorì un enorme svi- luppo economico e con esso le scienze e le arti olandesi.

Riguardo all'arte pittorica,gli artisti ebbero come ca-postipite Frans Hals.   

 

 

Frans Hals nacque intorno al 1580 ad Anversa e morì a Haarlem, città vicino ad Amsterdam  nel 1666. Dopo Rembrandt, Frans HALS è il più famo-so dei pittori della scuola olandese del seicento. Fra i suoi discepoli vengono annoverati 2 dei suoi figli, Harmen e Frans Hals il Giovane, Judith Ley-ster, i fratelli Ostade, Adriaen Brouwer e tanti altri altri.Era un lavoratore instancabile e infatti pro-dusse una notevole quantità di opere d’arte.La sua pennellata era vigorosa,impetuosa, con un tocco risoluto e vibrato ma contestualmente capace di dare alle sue immagini una intensa vitalità, me-diante una fedele riproduzione dei particolari del viso.

Oltre alla produzione di dipinti commissionati dal-la nobiltà,dalla borghesia e da alti prelati,si dedicò con impegno anche alla ritrattistica di contadini e di gente comune,che venivano rappresentati du-rante le loro attività quotidiane,vedi ad esempio la famosa Zingara ridente (Louvre,Parigi), la Stre-ga di Haarlem (Museo Statale di Berlino), il cosid-detto Mulatto (Lipsia e Kassel), etc.

Dopo la morte della sua prima moglie Anneke Hermansz nel 1616 ed il suo successivo matrimonio con Lysbeth Reyniers nel 1617, alcune fonti riferiscono che avesse preso l'abitudine a bere e che frequentasse locali malfa-mati di Haarlem. Inoltre, probabilmente a causa del suo stile di vita dissoluto, ma forse anche per la numerosità dei figli da mantenere, ebbe seri problemi economici che lo tormentarono fino a farlo finire da vecchio in povertà.

Molte delle sue opere sono conservate nel Museo muni-cipale di Haarlem, dove si può studiare la sua arte, a co-minciare dalla prima tela del 1616 (Gli ufficiali della guar-dia civica a banchetto) fino alle 2 ultime tele del 1664 (I reggenti e le reggenti della casa dei poveri). Anche al Rijksmuseum di Amsterdam, sono ubicate una decina di opere. Il Museo di Berlino custodisce 11 suoi ritratti. A Vienna nella Galleria Liechtenstein c'è il celebre ritratto di Willem van Heythuysen; a Londra c'è il noto capolavoro il Cavaliere sorridente (collezione Wallace). Nei musei e in alcune collezioni private di New York sono conservate 45 tele di Hals.

Frans Hals (1580-1666), "Autoritratto"  Metropolitan Museum of Art  di New York City.
Frans Hals (1580-1666), "Autoritratto" Metropolitan Museum of Art di New York City.

Riguardo alle rappresentazioni di soggetti dediti al fumo di tabacco, di  Frans Hals, ricordiamo “Ragazzo con pi-pa e donna che ride” del 1623-25. Quest'opera, che si-curamente non fu eseguita su commissione, nacque per il suo amore per le rappresentazioni di scene comuni, di uomini comuni, in luoghi comuni.Anche se in questo qua-dro non è chiaro il luogo dove operano i protagonisti, sicuramente trattasi di un locale malfamato, dove si privilegia il fumo, l'alcool e la prostituzione. Il quadro ri-corda un modello di vita che rispecchia il temperamento giososo dell'artista stesso.

Frans Hals (1580-1666), "Ragazzo con pipa e donna che ride" (1623-25), Metropolitan Museum, New York.
Frans Hals (1580-1666), "Ragazzo con pipa e donna che ride" (1623-25), Metropolitan Museum, New York.

Sull’argomento fumo di tabacco sono assai note le ope-re di Adriaen Brouwer e dei fratelli David e Abraham Teniers.

 

 

Adriaen Brouwer,Pittore fiammingo,nacque nel 1605 ad Anversa e morì nella stessa città alla gio-vane età di 32 anni (1638), probabilmente a causa della peste. Da ragazzo, Brouwer, si trasferì a Haarlem, dove frequentò la bottega di Frans Hals e di Adriaen van Ostade. Rimase a Haarlem e ad Amsterdam fino al 1631, quando ritornò a Antwerp. Qui divenne membro del Sint-Lucasgilde nel 1631-1632. Nonostante il suo stile di vita dissoluto e nonostante  avesse la preferenza di rappre-sentare nelle sue composizioni soggetti di basso ceto so-ciale, Brouwer era molto apprezzato anche dai suoi col-leghi,come dimostra il fatto che Rubens e Rembrandt avevano alcuni suoi dipinti nelle loro collezioni pri-vate.

Non sono molte le opere giunte fino a noi;alcuni dei suoi dipinti migliori sono nella Pinacoteca di Monaco di Baviera. Vanno inoltre ricordati: la Rissa nella bettola a Dresda;il Bevitore a Francofortela Donna ubriaca nel museo di Amsterdam; il Gruppo di fumatori nel museo di Harlem; l'Osteria, l'Operazione chirurgica.

Un Autoritratto di Adriaen Brouwer si trova nella galleria dell'Aia. L'ultimo periodo della sua attività (1631-38), lo trascorse ad Anversa. Nei quadri di questo periodo de-scrisse alcuni comportamenti umani, come la litigiosità, la depravazione, l’ubriachezza, il vizio del fumo, la pazzia e anche scene di operazioni chirurgiche. Dipingeva, con grande abilità tecnica, le espressioni del viso e del corpo dei suoi personaggi in risposta alla paura, al dolore, etc. Adriaen Brouwer, nell'opera Fumatori e Bevitori d’osteria, del 1636, che è un olio su tavola, di dimensioni 46,4 cm × 36,8 cm, ubicato nel The Metropolitan Museum di New York, mostra alcuni personaggi che bevono e fumano. In un ambiente abbastanza degradato, Brouwer raffigura se stesso, seduto attorno a un tavolo mentre fuma la pipa. Brouwer è al centro della composizione e volge lo sguardo verso lo spettatore. Oltre al suo autoritratto sono dipinti i ritratti di suoi amici; il personaggio dipinto a de-stra vestito in abiti scuri e camicia bianca è l'amico del pittore Jan de Heem.

Adriaen Brouwer,nacque nel 1605 a Anversa e morì nella stessa città nel 1638:"I Fuma-tori e i Bevitori"  del 1636, Ubicazione Metro-politan Museum of Art, New York.
Adriaen Brouwer,nacque nel 1605 a Anversa e morì nella stessa città nel 1638:"I Fuma-tori e i Bevitori" del 1636, Ubicazione Metro-politan Museum of Art, New York.

Nel famoso quadro "Il Fumatore",viene rappresentato un soggetto che fuma la pipa in un ambiente assai fumoso. E' un'immagine tipica del bevitore, con il naso rubizzo, gli occhi sbarrati e la bocca aperta dalla quale esce una spirale di fumo. Egli tiene ben stretti tra le braccia una lunga pipa bianca e un boccione di vino. Quest'opera affascinante, dipinta con tecnica assai scal-trita mostra l'influsso del suo grande maestro Frans Hals. Le immagini dei fumatori, risalenti a quel periodo, ritrag-gono assai di frequente poveri contadini intenti nel loro lavoro, oppure ripresi all’interno delle loro misere abita-zioni o nei luoghi di svago, come locande e taverne, op-pure durante le feste contadine, a volte, tra l'altro, mani-festamente ubriachi.

Adriaen Brouwer (1605/6-38), "Il Fumatore", Museé du Louvre, Parigi.
Adriaen Brouwer (1605/6-38), "Il Fumatore", Museé du Louvre, Parigi.

 

Teniers David (1582-1649),il vecchio,pittore fiammingo.Ricevette gli insegnamenti nell'arte pittorica da suo fratello Juliaen, da Rubens ad Anversa e a Roma da Adam Elsheimer. Nel 1606 entrò a far parte della Cor-porazione di San Luca di Anversa.Effettuò grandi compo-sizioni religiose,mitologiche e storiche,ma principalmente sono note le scene di paesaggi e gruppi di persone.

Teniers viene ricordato per aver partecipato alla fiera di St Germain a Parigi nel 1635,con un gran numero di di-pinti suoi e dei suoi figli. Infatti i suoi 4 figli divennero an-che essi pittori: David Teniers il Giovane (1610-1690), Juliaan III (1616-1679), Theodoor (1619-1697) e Abraham (1629-1670).

Riguardo al fumo di tabacco il quadro sottostante mo-stra l'interno di una taverna, dove alcuni contadini, di ri-torno dal lavoro, bevono e fumano la pipa. L'ambiente è arredato in modo assai modesto e con suppellettili inap-propriati; il primo soggetto è seduto su due assi di legno; l'altro su una tinozza capovolta. Su un fondo di color ros-so mattone,le figure umane e il vasellame emergono con un sofisticato giuoco di sfumature cromatiche. 

David Teniers il vecchio (Anversa, 1582, 1649), Contadini fumatori di pipa. Riportato da Mauro Masiero.
David Teniers il vecchio (Anversa, 1582, 1649), Contadini fumatori di pipa. Riportato da Mauro Masiero.

 

Teniers David  il Giovane o David Teniers II (1610-1690) è stato pittore,incisore e disegnatore.Fu allievo  del padre con il quale collaborò nella produzione di  numero-se opere. Artista molto versatile;è noto per la sua prolifi-ca produzione; dipinse più di 2000 tele.

E’ stato il fondatore della Antwerp Academy,dove i giova-ni artisti venivano avviati all'arte pittorica e alla scultura.

Teniers viene particolarmente ricordato per le rappresen-tazioni di  contadini, di scene nell'interno di taverne, ma anche di immagini di alchimisti e di medici. Nel quadro sottostante traspare la  sua predilezione per le rappre-sentazioni popolari;in particolare viene rappresentato l'in-terno di una taverna, dove alcuni gruppetti di contadini, dopo il lavoro, assorti nei loro pensieri, fumano la pipa. 

David Teniers (1610-1690), Interior of a public house, Brukenthal, Sibiu - Romania.
David Teniers (1610-1690), Interior of a public house, Brukenthal, Sibiu - Romania.

Anche nel quadro sottoesposto, in un ambiente fumoso e degradato, vengono rappresentati gruppi di contadini che in pieno rilassamento bevono e fumano la pipa.In quest'opera compaiono rappresentazioni di vasi di terra cotta di varia foggia e utensili per la vendemmia, come la tinozza in legno per il trasporto e la fermentazione dell' uva e che, capovolta, viene utilizzata come tavolino. Da una finestrella compare la testa di un soggetto curioso in-tento ad osservare l'interno della cantina.

David Teniers il Giovane o David Teniers II (1610-1690). Smokers in an Interior (Museo Thyssen-Bornemisza).
David Teniers il Giovane o David Teniers II (1610-1690). Smokers in an Interior (Museo Thyssen-Bornemisza).

Teniers Abraham (1629-1670),allievo del fratel-lo maggiore David; anche lui mostrava una forte predi-lezione per la pittura di genere, che si traduce in rappre-sentazioni pittoriche di scene ed eventi tratti dalla vita quotidiana come mercati,faccende domestiche,feste o in-terni di abitazioni o di taverne. Nel quadro sottostante si può osservare l'influenza di suo fratello; in effetti come nel quadro di David,ma con minori qualità tecniche, viene rappresentato l'interno assai degradato di una cantina, dove un contadino è intento ad accendersi la pipa. Tra-spare il gusto, in comune con il  più famoso David, per la rappresentazione di elementi di natura morta come va-sellame di varia foggia e di una tinozza in legno per il tra-sporto dell'uva,che il contadino usa come sedia  e di  una botte di legno da vino che usa come tavolo.  

Abraham Teniers  (Anversa, 1629–1670), pittore fiammingo. L'opera dal titolo"Uomo che si accende la pipa in un'osteria", si trova a Palazzo Rosso, Genova.
Abraham Teniers (Anversa, 1629–1670), pittore fiammingo. L'opera dal titolo"Uomo che si accende la pipa in un'osteria", si trova a Palazzo Rosso, Genova.

 

Hendrik ter Brugghen (1588-1629) dettoTerbrugghen, pittore olandese. Durante il lungo soggiorno in Italia che durò una decina di anni,rimase affascinato dalla bellezza delle opere di alcuni pittori italiani, in particolare del Ca-ravaggio. Quando ritornò ad Utrecht cominciò a rappre-sentare personaggi del popolo, bevitori ed in particolare musicisti,come ad esempio la Giovane donna con il liuto, Il flautista, Il concerto, Il fumatore di pipa, etc. Sotto l'in-fluenza di Caravaggio produsse anche opere a sfondo religioso come "La Crocifissione con la Vergine e San Giovanni",nei quali veniva utilizzato un uso intenso di luci ed ombre.

In sintesi al contrario degli altri pittori fiamminghi,produs-se anche quadri tipici dei paesi di cultura cattolica, dove i temi preferenziali erano a sfondo religioso e mitologico. Hendrik ter Brugghen, Gerrit van Honthorst e Dirck van Baburen, per la loro evidente influenza di Caravaggio, fu-rono soprannominati i Caravaggisti di Utrecht.

Hendrik ter Brugghen (1588-1629). "Ragazzo che accende la pipa" (1623). Olio su tela, Utrecht, Central Museum.
Hendrik ter Brugghen (1588-1629). "Ragazzo che accende la pipa" (1623). Olio su tela, Utrecht, Central Museum.

Hendrik ter Brugghen nel dipinto su esposto, ha raffigu-rato un giovane soldato, con accanto la spada; si accen-de la pipa per mezzo della fiamma di una candela da illu-minazione che egli ha tolto all'applique posta davanti a lui. In quest'opera appare chiara l'influenza stilistica del Caravaggio, in quanto sullo sfondo scuro,tre fasci di luce vengono proiettati sul viso, sulla mano sinistra  e sugli a- biti del soldato.

 

Simon de Vos (Anversa 1603-1676), è stato un pit-tore, incisore e collezionista d'arte olandese. All'età di 12 anni, iniziò gli studi di pittura artistica presso la scuola di un suo parente, il ritrattista Cornelis de Vos (1584-1651). Dopo l'apprendistato,nel 1620,divenne maestro nella Corporazione di San Luca di Anversa.

Soggiornò per un certo periodo di tempo in Italia e in Francia e,nel 1626 tornato nella sua città natale, produs-se numerosi quadri sotto l'influenza dei grandi artisti del passato e che godettero del favorevole consenso della critica dei suoi contemporanei,come dimostra il fatto che, quando il pittore fiammingo Pieter Paul Rubens nel 1640 morì, nella sua abitazione fu trovato un dipinto di de Vos.

Le sue prime opere erano rappresentate scene compren-denti allegre compagnie e ritratti di gruppo.

Il suo stile mostrava una evidente influenza del Caravag-gio. 

Un esempio dei dipinti di questo periodo è l'opera il "Riu-nione di fumatori e bevitori" del 1626.

Il dipinto raffigura 3 giovani a mezzo busto che fumano la pipa e bevono del vino rosso. E' stato ipotizzato che l' im-magine centrale del dipinto sia la rappresentazione di Si-

 mon de Vos stesso, affiancato da 2 suoi amici. Simon de Vos dipinse i volti in questa composizione con spessi tratti e occhi ben distanziati.La composizione del dipinto è chiaramente influenzata dai Caravaggisti di Utrecht. Come dimostra il fatto che ha utilizzato gli effetti di luce, tipici dei caravaggisti,illuminando i volti delle figure dal la-to sinistro del dipinto e facendoli così risaltare sullo sfon-do scuro. 

Simon de Vos (Anversa 1603-Anversa 1676). Riunione di fumatori e bevitori del 1626.
Simon de Vos (Anversa 1603-Anversa 1676). Riunione di fumatori e bevitori del 1626.

Dopo il 1640, de Vos cominciò a dipingere prevantemen-te opere su argomenti religiosi. Come ad esempio il Mar-tirio di San Filippo che dipinse tra il 1645 e il 1648 e la cui ubicazione è nel Museo Reale delle Belle Arti di An-versa. Le ultime opere erano generalmente di grandi di-mensioni. Durante questo periodo creò anche una serie di 12 pitture dalla Genesi, che sono esposte in varie cat-tedrali del mondo. 

 

 

 Adriaen van Ostade   o  Adriaen Hendricx,

nacque nel 1610 ad Haarleme e morì nella stessa città nel 1685. Suo padre, Jan Hendricx, proveniva da Ostade nei pressi di Eindhoven, da qui il nome di Adriaen van Ostade. Nel 1627, Adriaen frequentò la bottega di Frans Hals.

Nel ritratto sotto esposto, Frans HALS famoso ritrattista, ha rappresentato il collega e allievo Adriaen Ostade co-me un elegante e giovane signore.

Frans Hals's painting Adriaen van Ostade, from c. 1645/1648. Hanging at the National Gallery of Art in Washington D.
Frans Hals's painting Adriaen van Ostade, from c. 1645/1648. Hanging at the National Gallery of Art in Washington D.

Ostade è stato uno dei pittori più popolari d'Olanda,per le sue rappresentazioni della vita contadina,ambientate nel-le taverne o di scene di sagre paesane;dipinse anche per soggetti religiosi,ritratti e paesaggi.

Ebbe numerosi allievi, tra questi il pittore fiammingo Jan de Groot.

Ostade era contemporaneo di David Teniers il Giovane oltre che di Adriaen Brouwer e di Rembrandt,quest'ultimo era nato a Leida nei Paesi Bassi nel 1606. 

Nel seguente dipinto viene rappresentato un gruppo di persone che gozzovigliano e fumano allegramente.

Adriaen van Ostade, o Adriaen Hendricx, "Villani in una taverna " (c. 1635), Alte Pinako-thek, Monaco di Baviera.
Adriaen van Ostade, o Adriaen Hendricx, "Villani in una taverna " (c. 1635), Alte Pinako-thek, Monaco di Baviera.

Nel quadro seguente, Ostade  rappresenta un gruppo di persone tra cui un cacciatore che dopo le loro attività; seduti sulle delle panche all'aperto di una taverna, si fermano a discutere con l'oste e intanto bevono e fuma-no la pipa. In alto a sinistra del quadro tra gli alberi si ve-de un bel cielo azzurro attraversato da una nuvola bianca; a destra una fonte di luce illumina il cacciatore con la sua lunga pipa bianca e la brocca tenuta tra le mani di un altro personaggio. E' evidente l'influenza di Rembrandt, per il quale la luce giocava un ruolo fonda-mentale nella composizione delle sue opere.

Adriaen van Ostade, o Adriaen Hendricx. " Lavoratori a riposo" del 1671, Rijksmuseum, Amsterdam.
Adriaen van Ostade, o Adriaen Hendricx. " Lavoratori a riposo" del 1671, Rijksmuseum, Amsterdam.

Ostade come Teniers amava dipingere scene di contadini al ritorno dal lavoro, ambientate nelle taverne o all'aperto  e durante le sagre paesane. Le opere di Ostade Adriaen possono essere ammirate nei musei di tutte le capitali europee da San Pietroburgo a Londra. Buckingham Palace ha un gran numero di sue opere e altrettante sono custodite in collezioni private in Inghilterra.

 

 

Johann Carl Loth, detto anche il Carlotto (Monaco di Baviera,1632-Venezia,1698), pittore tedesco, vissuto in Italia. Dopo una prima formazione artistica in Germania, attorno al 1650 si stabilì a Venezia, dove fu allievo di Pie-tro Liberie di Giovan Battista Langetti, Loth soggiornò an-che a Roma,dove conobbe l'opera del Caravaggio.Alcuni dei suoi lavori sono presenti nelle chiese di Venezia co-me La pala con il martirio di sant'Eugenio in Santa Maria del Giglio,Transito di San Giuseppe in San Gio-vanni Grisostomo e nel Kunsthistorisches Museum di Vienna (Giove e Mercurio ospitati da Filemone e Bau-ci e la benedizione di Giacobbe). E' suo un Sansone e Dalila esposto nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Bre-scia e nelle parrocchiali di San Felice del Benaco (1685) e il Martirio di San Bartolomeo a Calcinato. Due tele di grandi dimensioni (1687-88) nella Cappella del Croce-fisso nel Duomo di Trento. Al Museo civico di Bolzano si trova una sua opera giovanile Ebbrezza di Noè, mentre nel Museo Civico di Padova sono ubicate San Gerolamo e San Sebastiano.

Riguardo al fumo di tabacco nell'opera"Il contadino che accende la pipa" viene rappresentato un contadino con i segni della vecchiaia; ha una lunga barba incolta e canuta; le braccia sono robuste e solcate da vene ben visibili. Il vecchio è seduto accanto ad un tavolo, dove ci sono i resti di un pranzo frugale e una grande brocca. Egli si gode un momento di rilassamento; ha lo sguardo volto verso il basso  ed  è intento ad accendere una lun-ghissima pipa bianca.L'influenza di Caravaggio in quest' opera sembra assai evidente; sullo sfondo scuro, un fa-scio di luce proveniente dalla sinistra del quadro, illumina il vecchio, la pipa e il tavolo. 

Johann Carl Loth, Carlotto (Monaco 1632, Venezia 1698), "Contadino che accende la pi-pa". Ubicazione Art institute Chicago.
Johann Carl Loth, Carlotto (Monaco 1632, Venezia 1698), "Contadino che accende la pi-pa". Ubicazione Art institute Chicago.

 

Michaelina Wautier, o Woutiers, nacque in Belgio a Mons nel 1617 e morì a Bruxelles nel 1689. Intorno al 1640 si stabilì  a Bruxelles, dove visse in una magnifica villa  fino alla fine della sua esistenza con il fratello maggiore,il pittore Charles Wautier.Michaelina Wautier,dotata di eccezionale abilità tecnica, è stata una importante esponente femminile della pittura barocca. Figura tra le po-chissime donne pittrici della sua epoca.Nella tren-tina di quadri, che ci sono pervenute traspare una enorme  versatilità nell'affrontare con pari abilità tecnica opere su temi di carattere religioso e mi-tologico; ma dipinse anche molti ritratti, nature morte e scene di genere (con scene di genere si in-tende una rappresentazione pittorica che ha come tema scene ed eventi tratti dalla vita quotidiana come ad esempio i mercati, le faccende domestiche, gli  interni delle taverne, le sagre e le feste popolari).

Anche se la pittrice non fosse sposata e non avesse avuto figli, mostrò grande versatilità nel raffigurare sog-getti di sesso maschile.E' evidente che avesse una gran-de conoscenza dell'anatomia del corpo umano; evidente-mente aveva come modelli soggetti maschili veri, vivi, in carne e ossa, cosa assai infrequente in quell'epoca.

Nella sua produzione non mancò il genere autoritratto. Michaelina ne produsse uno,che è conservato in una col-lezione privata.Nell'opera l'artista si ritrae,vestita in modo elegante,di fronte ad una tela poggiata su di un cavallet-to;con gli strumenti del mestiere tra le mani,è intenta a dipingere.Con lo sguardo fisso verso lo spettatore, sem-bra voler esprimere l'orgoglio di donna e di artista e tutta la sua fierezza per essere capace di fronteggiare i pregiu- dizi verso le donne tipici del suo tempo.

I critici sostengono che nelle sue opere traspare una spic-cata influenza di Caravaggio e ipotizzano che Michaeli-na conoscesse non solo Caravaggio,ma anche altri artisti italiani come Artemisia Gentileschi (Roma 1593-Napoli 1653), con la quale viene spesso accostata. E' certo che ci troviamo di fronte a due pittrici di eccellente caratura artistica. Rispetto a Michaelina, però la Gentileschi si dif-ferenzia per una personalità più forte e più risoluta,che le proveniva anche dalle gravi vicissitudini personali, in par-ticolare per uno stupro subito a 18 anni da parte del suo maestro.

Autoritratto di Michaelina Wautier o Woutiers,risalente circa al 1649;Olio su tela, dimen-sioni: 120 x 102 cm; collezone privata.
Autoritratto di Michaelina Wautier o Woutiers,risalente circa al 1649;Olio su tela, dimen-sioni: 120 x 102 cm; collezone privata.

Riguardo al tema fumo di tabacco, l'opera "un giovane uomo che fuma la pipa" mostra un bel giovane vestito in modo elegante, raffigurato di profilo a tre quarti. Tiene nella mano destra una lunga pipa bianca che porta alla bocca,da cui esce un lieve filo di fumo bianco; in con-fronto alla eleganza del vestito e del cappello, il viso del giovane,accuratamente descritto,ha una espressione che rivela una condizione malinconica.La Wautier dimostra in quest’opera la sua grande capacità tecnica, per il modo esperto e convincente con cui cattura sia la fisionomia che la psicologia del ragazzo. E' possibile che con l'e-spressione pensosa e malinconica del ragazzo, l'artista abbia voluto simboleggiare la caducità e la vanità delle cose terrene.

Giovane uomo che fuma la pipa; olio su tela;68.6 x 58.6 cm. Christie’s. New York.
Giovane uomo che fuma la pipa; olio su tela;68.6 x 58.6 cm. Christie’s. New York.

Michaelina Wautier mostra anche nell'opera "Ragazzo con tabacco"di essere dotata di un talento eccezionale.  Da uno sfondo marrone scuro, si staglia un ragazzo, con folta capigliatura scura che,sopra una camicia con collet-to bianco, indossa un indumento di colore marrone ros-siccio, chiuso con numerosi piccoli bottoni. Il ragazzo è seduto intorno ad un tavolo, dove sono adagiate una pi-pa di terracotta, del tabacco e un coltello. Con la mano destra il ragazzo, per apprezzarne il profumo, avvicina il tabacco al naso che è abbastanza pronunciato. Per favo-rire la percezione olfattiva, il ragazzo, si concentra, china lievemente la testa, socchiude gli occhi e volge lo  sguar-do assente verso il basso.

Il quadro è di grande interesse artistico per 2 motivi, per-ché rappresenta l'olfatto, uno dei cinque sensi, e perchè dal punto di vista tecnico mostra un gradevole accordo cromatico tra le varie sfumature del colore marrone.

Michaelina Wautier  (1604–1689); "Boy with tobacco" collezione privata.
Michaelina Wautier (1604–1689); "Boy with tobacco" collezione privata.

 

William Hogarth, nato a Londra nel 1697 e deceduto nella stessa città nel 1764. Soggetto so-cievole e amante del divertimento, Hogarth era attratto dal teatro, dalla vita brillante fa trascorrere nei locali fre-quentati da scrittori, musicisti, attori e professionisti.

L’opera “Autoritratto con il cane” è un dipinto autogra-fo, che il pittore realizzò con tecnica a olio su tela nel 1745; le misura sono 90x70 cm ed è custodito nella Tate Gallery di Londra. La figura viene riprodotta come se fos-se copiata da un quadro preesistente che lo raffigura in una cornice ovale,che poggia su tre grossi volumi dei let-terati da lui più amati, Milton, Shakespeare e Swift; dalle opere di questi geni Hogarth trasse l'ispirazione per la produzione di alcuni suoi dipinti.

A quel tempo l'artista, convinto di essere il numero uno in Inghilterra,si raffigura con una certa autoironia:si dipinse in vestaglia da camera,senza parrucca e con un cappello scuro per coprire la sua calvizie.Ha gli occhi chiari e lo sguardo diretto verso l'osservatore;una vistosa cicatrice attraversa diagonalmente la parte destra della fronte.In basso a sinistra, appare una tavolozza percorsa per inte-ro da una serpentina. E' noto che tale sigla in seguito diventò un segno caratteristico per ornare i suoi lavori e persino la sua carrozza. A destra viene rappresentato il suo fedele e amato cane, Trump, che appare anche in altre composizioni.

William Hogarth: "Autoritratto con il cane";olio su tela,cm 90 x 70, Tate Gallery, Londra.
William Hogarth: "Autoritratto con il cane";olio su tela,cm 90 x 70, Tate Gallery, Londra.

Come su accennato Hogarth ha composto le sue opere come se fossero rappresentazioni teatrali; i suoi quadri sono quindi simili ad un palcoscenico dove gli attori con i loro gesti e quindi anche mentre fumano la pipa, mimano i più comuni momenti della vita quotidiana:matrimoni,as-semblee, attività politica, attività ludiche, etc.

È lo stesso Hogarth a svelarci le fonti da cui attinge l'ispi-razione per comporre le sue opere, ovvero il teatro e la  letteratura inglese contemporanea.

In particolare diceva: "Ho voluto comporre pitture su tela simili a rappresentazioni sulle scene teatrali; e spero che vengano giudicate con lo stesso criterio; ho cercato di trattare il mio soggetto come autore drammatico; il mio quadro è il mio palcoscenico e attori sono uomini e donne che per mezzo di atti e gesti figurano una panto-mima".

Hogarth si inserisce in un contesto culturale in cui gli artisti inseriscono nei loro quadri un'analisi attenta degli aspetti reali della vita di tutti i giorni e una morale con-creta e facilmente identificabile.

Vedi ad esempio la serie il "Matrimonio ala moda" in 6 dipinti conservati alla National Gallery di Londra, con altrettante incisioni:

il ciclo ruota attorno ad un matrimonio combinato da un nobile decaduto e da un ricco mercante,che non esita a sacrificare la felicità della figlia per i suoi interessi di ar-rampicatore sociale.

 

“Il contratto” è un dipinto appartenente al ciclo “Matri-monio alla moda”. La scena del dipinto,ambientata in una grande sala; sulla destra signoreggia il conte, con un pie-de appoggiato su uno sgabello per un evidente attacco di gotta, malattia allora tipica dei benestanti. Egli mostra con ostentato orgoglio il proprio albero genealogico. Sul tavolo, davanti a lui sono esposte come dote, monete e banconote. All'altro lato del tondo tavolo, con una vistosa catena d’oro che gli pende dal collo, il padre della sposa, un ricco signore appartenente alla alta borghesia, che sta valutando minuziosamente il contratto nuziale. A sini-stra del quadro, seduti sullo stesso divanetto, i promessi sposi: la fanciulla vistosamente imbronciata mentre lo sposo si sta osservando con compiacimento allo spec-chio. Ai piedi dei due fidanzati, due cani, incatenati insie-me, a simboleggiare il futuro degli sposi.

Una conversazione di mezzanotte moderna, tratta da"Le opere di William Hogarth",pub-blicata nel 1833 da William Hogarth 1833·lithograph· ID Quadro: 88496· Private Collec-tion / bridgemanimages.com.
Una conversazione di mezzanotte moderna, tratta da"Le opere di William Hogarth",pub-blicata nel 1833 da William Hogarth 1833·lithograph· ID Quadro: 88496· Private Collec-tion / bridgemanimages.com.

Riguardo al fumo di tabacco troviamo altri esempi di fumatore di pipa come nell'opera "Il Capitano Lord George Graham nella sua cabina".

In quest'opera l’artista ha raffigurato il Capitano Geor-ge Graham in un momento della sua attività,mentre è nella cabina della sua nave assieme ai membri del suo equipaggio. E' stato ipotizzato che il quadro sia stato commissionato dallo stesso Graham per ricordare la vit-toria del 1745 nella guerra contro l’Olanda.

Il Capitano è seduto intorno ad un tavolo elegantemente imbandito in attesa che gli venga servito il pranzo. Nell' attesa, in pieno momento di relax, fuma una pipa, dal lunghissimo cannello. Il fumo di tabacco con la pipa ap-pare come un momento di rilassamento del protagonista, che rimane assorto in balia dei suoi ricordi.

Accanto al Capitano sono presenti due personaggi, di cui uno gli è seduto accanto e uno in piedi con uno spartito in mano che canta, mentre un inserviente di pelle scura suona un tamburello.

Un giovane cameriere,con un aspetto sorridente e con lo sguardo rivolto verso lo spettatore, entra in scena con un vassoio in mano con sopra un arrosto.

Hogart alcune volte rappresenta nelle sue opere alcuni animali, che spesso hanno un significato simbolico. In questo dipinto ci sono due cani: uno ha lo sguardo rivolto verso il Capitano e sembra che canti, l'altro cane indossa una parrucca e sta in piedi su un tavolino, legge uno spartito musicale e si atteggia a cantante.

William Hogarth Hogarth (1697-1764) "Il capitano Lord George Graham nella sua cabi-na" (1746). olio su tela Museo, Nazionale Marittimo, Greenwichme Museum .
William Hogarth Hogarth (1697-1764) "Il capitano Lord George Graham nella sua cabi-na" (1746). olio su tela Museo, Nazionale Marittimo, Greenwichme Museum .

Un'altra opera, in cui compare un fumatore di pipa viene rappresentato  nell "L’opera di convinzione”.E'  che è un di-pinto di William Hogarth, appartenente ad un  ciclo di 4 tele intolato “La campagna elettorale”, realizzato nel 1754 con tecnica a olio; misura 101,5 x 127 cm ed è custodito nel Soane’s Museum di Londra. Il dipinto è conosciuto anche come “Sollecitazione di voti” e “La visi-ta del candidato”. La scena è ambientata in una piccola piazza, dove sono allocate una birreria e un'osteria. Sul fondo è rappresentata un'altra osteria per i simpatizzanti del partito avverso. Sulla porta dell’osteria in primo pia-no,la padrona sta contando le monete. Al centro, un agri-coltore arrivato dalla campagna viene conteso dai gestori delle 2 osterie. A destra, sul banco della birreria, 2 sog-getti discutono, bevono e fumano una pipa con un lungo cannello.

William Hogarth (1697-1764)."La campagna elettorale" del 1754, olio su tela di 101,5 x 127. Soane's Museum Londra.
William Hogarth (1697-1764)."La campagna elettorale" del 1754, olio su tela di 101,5 x 127. Soane's Museum Londra.

 

Giacomo Antonio Melchiorre Ceruti, detto il Pitoc-chetto (Milano 1698-Milano 1767), pittore italiano tra i più importanti esponenti del Settecento italiano. Fin dai primi anni venti del Settecento lavorò a Brescia, dove fu so-prannomato il “Pitocchetto” per il genere pittorico che a- mava dipingere cioè i poveri, gli emarginati, i reietti, i va-gabondi, i contadini, cioè i cosiddetti pitocchi.

Giacomo Ceruti, Autoritratto come pellegrino (1737). Abano Terme, Comune (donazione Bassi Rathgeb.
Giacomo Ceruti, Autoritratto come pellegrino (1737). Abano Terme, Comune (donazione Bassi Rathgeb.

In Italia rispetto agli artisti del tempo che si dedicarono quasi esclusivamente alla pittura religiosa o alla ritrattisti-ca di personaggi illustri, lo stile di Cerutti si caratterizza per una "pittura di realtà", capace cioè di indagare e di rappresentare con meticolosa lucidità la realtà di tutti i giorni.

Nel 1736 Ceruti si trasferì prima a Venezia e poi a Pado-va, dove lavorò per la Basilica di San Antonio e per altre chiese, tra cui quella di Santa Lucia presso la quale, oltre ad una pala dedicata alla santa e un Battesimo di San Giustino, sono presenti anche i Quattro Padri della Chie-sa, i Quattro Evangelisti e i Quattro Santi protettori della città. Da ricordare anche le due tele presso la Basilica di Santa Maria Assunta di Gandino (1734)raffiguranti la Na-

scita di Maria e la Morte di Maria e gli affreschi di Palaz-zo Grassi a Venezia (1736). 

Tra le opere che resero celebre l'artista vanno ricordate "La Lavandaia" (1736 circa), conservata alla pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia e tante nature morte. 

Riguardo al fumo di tabacco, che è il nostro tema centra-le, Ceruti dipinse, durante il periodo bresciano e cioè nel 1730 "Il giovane Fumatore"; è un olio su tela di grandi dimensioni che raffigura un giovane a figura intera, che vestito in modo eccentrico, posa in modo goffo. Sullo sfondo è rappresentata una città, intenta nei lavori quo-tidiani.

Durante il soggiorno a Venezia dipinse il "Ritratto di Fu-matore in costume orientale". Trattasi di un'opera con-seguita con una tecnica ormai scaltrita, che mostra un uomo anziano che fuma una lunga pipa bianca. Lo sfon-do è colorato in blu scuro e appare evidente l'influenza pittorica orientaleggiante di Venezia di quel tempo.

Sempre sul tema fumo di tabacco dipinse nel 1741 "Uo-mo di mezza età con pipa".E' un olio su tela che ha l'ubi-cazione nella Pinacoteca Sabauda di Torino.

Giacomo Cerutti  (1698-1767) "Ritratto di Fumatore in costume orientale". Ubicazione Coll. Privata.
Giacomo Cerutti (1698-1767) "Ritratto di Fumatore in costume orientale". Ubicazione Coll. Privata.

Dopo il soggiorno veneziano fece ritorno a Milano, dove è documentata la sua presenza nel triennio dal 1742 al 1745; successivamente si trasferì a Piacenza. Larga parte della sua attività fu dedicata alla ritrattistica, particolarmente delle famiglie della nobiltà o dell'alta bor-ghesia bresciana. Intorno al 1765 dipinse il "Ritratto di Viandante",conservato al Museo civico Amedeo Lia di La Spezia.

 

Harmen Steenwijck

Nel corso del Seicento si afferma anche l’idea che asso-cia il fumo di tabacco alla caducità delle cose terrene ed al trascorrere del tempo,tanto che la pipa entra nella sim-bologia nelle nature morte, aventi come tema pittorico la vanitas,cioè come dire che tutto è vanità,vedi ad esem- pio l'opera "Vanitas" del 1640 di Harmen Steenwijck, la cui ubicazione è nel Steendelijk Museum De Lakenhal” Leiden (Olanda). Nell'arte pittorica la vanitas è pertanto una natura morta con elementi simbolici allusivi al tema della caducità delle cose terrene e della vita. Il nome va-nitas proviene dalla frase latina tratta dalla Bibbia Ebrai-co-Cristiana "vanitas vanitatum et omnia vanitas" (va-nità delle vanità, tutto è vanità). In pratica è un monito alla caducità dell'esistenza umana.

Questo genere pittorico ebbe la sua massima espressio-ne, soprattutto nei pittori dei paesi bassi ed è correlato al senso di precarietà dell'esistenza umana e che in seguito alla guerra dei trent'anni (1618-1648) e al diffondersi del-le pestilenze, investì tutta l'Europa.

In sintesi i teschi, la candela spenta, il silenzio degli stru-menti musicali, la clessidra, l'orologio, la conchiglia, le pi-pe, etc divennero il simbolo della caducità della vita e della vanità delle cose umane.

Harmen Steenwijck (1612–1656),"Vanitas" del 1640, Stedelijk Museum “De Laken-hal”, Leiden, Olanda meridionale.
Harmen Steenwijck (1612–1656),"Vanitas" del 1640, Stedelijk Museum “De Laken-hal”, Leiden, Olanda meridionale.

 

Jean désideé Gustave Coubert, nato a Ornans nel 1819 e deceduto a  La Tour-de-Peilz nel 1877. Figlio primogenito di due ricchi agricoltori. Quando si trasferì a Parigi per studiare legge, il giovane frequentò con assi-duità il Louvre per ammirare le opere d’arte dei grandi ar-tisti de passato. Durante il soggiorno a Parigi frequentò la famosa brasserie Andler, luogo di incontro di artisti e intellettuali a lui contemporanei, come Pierre-Joseph Proudhon, filosofo, economista, sociologo, saggista e anarchico francese e Charles Pierre Baudelaire, poeta, scrittore,critico letterario,critico d'arte,giornalista,filosofo, aforista, saggista e traduttore francese.

Tra gli autoritratti eseguiti da Coubert e che riguarda il tema fumo di tabacco, presentiamo il capolavoro"Autori-tratto con Pipa". In quest'opera, che per inciso ricordo che fu rigettata per l'esposizione del Salon, Coubert mo-stra con maniacale precisione tutti i particolari del suo volto,capelli folti e baffi e barba incolti.Su un fondo scuro, vibrate pennellate di vari colori:verde, bruno, nero e bian-co. Indossa un pullover verde e una camicia bianca con colletto alla  Robespierre; ha lo sguardo con gli occhi bassi e tra le labbra una pipa da passeggio.

Di questo dipinto, ultimo autoritratto della lunga serie che risale al decennio 1840, Courbet scrisse: "È il ritratto di un fanatico,di un asceta, di un uomo disilluso dalle scem-piaggini che sono servite alla sua educazione e che cer-ca di accomodarsi su quei principi".

Gustave Courbet, Autoritratto con la pipa, del 1847, Musée Fabre, Montpellier.
Gustave Courbet, Autoritratto con la pipa, del 1847, Musée Fabre, Montpellier.

Un'altra opera che tratta del fumo di tabacco è "Uomo con la pipa". E' un dipinto olio su tela prodotto nel 1846. Il dipinto di 56x47 cm, è ora nel Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona. Con meticolosa precisione viene rap-presentato un uomo con una folta capigliatura e barba, che ha tra i denti una pipa fumante.Lo sguardo è rivolto verso l'osservatore.La figura si stacca dal fondo scuro mediante un raffinato utilizzo della sfumatura dei colori, che fanno emergere una figura con lo sguardo rivolto verso lo spettatore come se chiedesse il consenso.

 

Queste opere risentono dell'influenza di artisti come Ru-bens,Rembrandt,Caravaggio,Tiziano e anche di Veláz-quez e Zurbarán.Lui stesso disse: "Ho studiato, al di fuori di qualsiasi sistema e senza prevenzioni, l’arte degli anti-chi e quella dei moderni. Non ho voluto imitare gli uni né copiare gli altri; non ho avuto l’intenzione di raggiungere l’inutile meta dell’arte per l’arte.No! Ho voluto semplice-mente attingere dalla perfetta conoscenza della tradizio-ne,il sentimento ragionato e indipendente della propria individualità.Sapere per potere,questa fu sempre la mia idea. Essere capace di rappresentare i costumi, le idee, l’aspetto della mia epoca, secondo il mio modo di vede-re.Essere non solo un pittore ma un uomo:in una parola, fare arte viva. Questo è il mio scopo”.

"Uomo con la pipa" è un olio su tela di Gustave Courbet del 1846.Il dipinto (56 x 47 cm) è ora nel Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona.
"Uomo con la pipa" è un olio su tela di Gustave Courbet del 1846.Il dipinto (56 x 47 cm) è ora nel Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona.

Era ancora più giovane, cioè a 24 anni, quando dipinse il suo famoso Autoritratto, conosciuto anche come Uomo disperato (1843). Già nel 1848 il giovane artista riuscì ad esporre alcune delle sue opere al Salon. L’anno suc-cessivo espose l’opera Dopocena ad Ornans, che fu ac-quistata dallo Stato. Al Salon del 1951 scandalizzò tutti con la sua opera Funerale a Ornans. L’opera molto gran-de (314 x 663 cm) rappresentava un funerale di un con-tadino con la solennità che di solito veniva riservata alle cerimonie ufficiali. Ovviamente l’opera fu criticata aspra-mente dalla maggior parte dei critici. Solo un critico ap-prezzò la sua pittura e preconizzò che Egli sarebbe stato il capostipite di un nuovo stile pittorico,che sarebbe passato nella storia dell'arte come “realismo”.Il realismo si caratterizzava per sue rappresentazioni nude e crude della realtà e inoltre si era posto l'obiettivo di restituire di-gnità agli emarginati sociali. Quando il Salon si rifiutò di esporre quest’opera,con la giustificazione che era di enormi dimensioni, Courbet per tutta risposta organizzò in contemporanea la mostra “Du réalisme”, che riscosse un enorme successo.

L’artista in quegli anni era all’apice del successo, grazie a opere come "Ragazze sulla riva della Senna" (1856-1857) che gli valse un riconoscimento da parte della cri-tica, per la capacità con cui l’artista aveva ritratto le due ragazze assopite al sole, come se le avesse spiate dal buco della serratura.

L’opera più provocatoria di Courbet la dipinse nel 1866. Si tratta di un quadro di piccole dimensioni (55×46cm) dal titolo "L’origine du monde". Il quadro rappresenta il primissimo piano di una vulva femminile,con un  realismo esasperato.

Nei primi anni Settanta del XIX secolo, Courbet divenne presidente della Federazione degli Artisti, istituzione che si batteva per liberare l’arte dalla censura.

Oltre all'attività artistica amava fare politica attiva; infatti ricoprì  un ruolo importante nel Comune di Parigi. Quan-do l'esperienza politica finì, gli avversari ritornati al pote-re della Città,non gli perdonarono la decisione che ave-va preso riguardo all’abbattimento della colonna di place Vendôme, che era stata eretta da Napoleone Bonaparte per commemorare la vittoria dei francesi ad Austerlitz. L’artista venne condannato dai repubblicani a sei mesi di carcere e al pagamento delle spese per la ricostruzione della colonna, che si impegnò a pagarle in tanti anni.

 

 

Édouard Manet nacque il 1832 a Parigi in una fa-miglia colta e benestante e morì nella stessa città  nel 1885.

Édouard Manet è considerato uno dei più grandi pittori di tutta la storia dell'arte. Apparteneva alla corrente degli Impressinisti che dipingevano en plein air, cioè all'aria aperta con una tecnica rapida che consentiva loro di terminare un'opera in poche ore.

Fin da giovane aveva una forte passione la pittura, ma il padre si opponeva alle naturali vocazioni del figlio. Alla fine Manet riuscì a ottenere la sua autorizzazione a studiare le Belle Arti.

A quell'epoca la scena artistica parigina,era dominata dal Salon, che era un'esposizione periodica di pittura e scul-tura,che si svolgeva  al Louvre di Parigi, con cadenza biennale fino al 1863 e che divenne annuale in seguito dal XVII al XIX secolo. In questa esposizione biennale gli aspiranti pittori potevano esporre le loro opere e quin-di  iniziare a farsi  conoscere.  I Salon decidevano se un quadro potesse essere messo o meno in esposizione, ma gli artisti più apprezzati erano quelli che appartene-vano alla scuola classicista.

Il giovane Manet nel 1850 entrò nell'atelier di Thomas Couture, l'artista che nel 1847 aveva stupito il pubblico del Salon* con una grande tela dal titolo "I romani della decadenza". 

Edouard Manet(1832-1883),autoritratto del 1879 crca.Olio su tela, 88x67 cm New York, collezione privata.
Edouard Manet(1832-1883),autoritratto del 1879 crca.Olio su tela, 88x67 cm New York, collezione privata.

Manet suo malgrado restò per ben 6 anni nello studio del Couture. Animato da un forte senso critico nei confronti dei suoi maestri, effettuò diversi viaggi di studio,che ebbero una forte influenza sulla sua formazione artistica: nel 1852 si recò ad Amsterdam, nel Rijksmuseum, dove eseguì diverse copie di alcuni quadri di Rembrandt e l' anno seguente con suo fratello Eugène si recò Italia, a Venezia e a Firenze dove  nella Galleria degli Uffizi copiò la "Venere di Urbino" di Tiziano e una testa di "Giovane col berretto rosso" di Filippo Lippi. Sembra che si sia recato anche a Roma.Sempre nello stesso anno, di ritorno in patria passò per numerose città della Germania e dell'Austria.

Tutti questi grandi artisti del passato influenzaro-no fortemente la sua pittura, ma ai toni scuri dei pittori del passato preferì la luce del sole,tipica della pittura impressinista.La tecnica di Manet con i suoi colori freschi rende le figure luminose.

I primi anni della sua carriera furono molto diffici-li. Ma con l'esecuzione de Il chitarrista spagnolo,otten-ne un diffuso consenso,che culminò con la mention ho-norable che ricevette al Salon del 1863. Due altre composizioni La Colazione sull'erba e l'Olympia, al contrario suscitarono critiche assai negative. Manet venne considerato un arrivista in cerca di popolarità e che volesse avere successo a qualsiasi prezzo. Questi pregiudizi furono difficilmente scardinabili, tanto che Manet da quel momento divenne una presenza sgradita ai Salon. Per sua fortuna aveva illustri amici e letterati come Charles Baudelaire, Émile Zola e Stéphane Mallarmé, i quali lo elogiarono pubblicamente; Émile Zola intervenne con il suo stile pungente e pubblicò una bio-grafia dell'artista in cui  apprezzava il suo talento.

Manet nel 1880 cominciò a essere sofferente per un'a-tassia locomotoria di origine sifilitica, per la quale fu co-stretto a ricoverarsi a Bellevue, nei pressi di Meudon.

Benchè la sua salute tendese a deteriorarsi riuscì co-munque a portare a termine tra il 1881 e il 1882 l'opera "Il bar delle Folies Bergère".

Le energie sia fisiche sia creative tendevano ad affievo-lirsi al punto che il 30 settembre 1882 decise di fare testamento e nominò Suzanne e Léon eredi universali del suo patrimonio e Théodore Duret esecutore testa-mentario, con la facoltà di vendere o distruggere i dipinti custoditi nell'atelier.  

Costretto a letto da una paralisi,Manet trascorse gli ultimi mesi della sua vita in condizioni di grande sofferenza: il 20 aprile 1883, in seguito ad una gangrena, subì l'ampu-tazione della gamba sinistra e dieci giorni dopo, il 30 aprile,si spense nella sua abitazione di Parigi. Molti amici come  Antonin Proust,  Émile Zola, Philippe Burty, Alfred Stevens,Claude Monet  e Théodore Duret erano presenti ai solenni funerali, a cui partecipò anche da un picchetto d'onore militare.

Oggi  le sue spoglie riposano a Parigi nel celebre cimite-ro di Passy.

Riguardo al tema del fumo di tabacco Manet dipinse parecchie opere. Una di queste è "La Gitana con Siga-retta".

Edouard Manet ((1832–1883): "Gitana con sigaretta",1862, Museo d’arte dell’Università di Princeton,USA.
Edouard Manet ((1832–1883): "Gitana con sigaretta",1862, Museo d’arte dell’Università di Princeton,USA.
E' evidente che Manet nella"Gitana con sigaret-ta",vero capolavoro, ha subito il fascino della pit-tura impressionista e che si è accostato allo sti-le delle immagini en plein air.Come è noto la pittura impressionista si caratterizza per i contrasti di luci e ombre, colori forti, vividi, capaci di fissare sulla tela le sensazioni del pittore di fronte alle bellezze della natura.

Riguardo al fumo di tabacco Manet, dipinse un'altra fa-mosa tela "Le bon bock", che in italiano è conosciuta come "Il buon boccale di birra". Nell'opera viene raffi-guato l'incisore Emile Bellot mentre è seduto a un tavoli-no del Café Guerbois, locale assai frequentato dagli Im-pressionisti. L'uomo, di corporatura robusta, con le gote arrossate tipiche dei bevitori, intorno al collo ha un fou-lard  bianco e sotto una giacca scura, un gilet con i botto-ni tesi per la prorompenza del suo enorme pancione. Sta fumando tranquillamente la pipa, mentre con la mano sinistra regge un boccale di birra, che dà il nome al quadro.

Quest'opera fu terminata nel 1873 e fu esposta al Salon, dove ebbe una critica favorevole. Lo stile dell'opera ri-sente della cultura classica e questo è il motivo per cui ebbe un buon apprezzamento da parte della giuria e del pubblico. Ovviamente il dipinto non piacque agli Impres-sionisti, i quali considerarono l'opera non all'altezza del maestro, anzi addirittura la consideravano come un atto di sottomissione ai gusti del pubblico. In pratica Manet si era reso conto convinto che per avere successo non bisognasse allontanarsi dallo stile classico.

 

L'opera, con il suo fondo scuro,risente dell'influenza della pittura olandese del grande maestro Frans Hals (1580-1666); ricordo, per curiosità che il quadro fu acquistato per 6.000 franchi da un collezionista d'arte, il  baritono francese Jean Baptiste Faure (1830-1914).

Edouard Manet (1832–1883) :"Le bon bock",in italiano "Un buon boccale di birra," 1873, Museo d’Arte di Filadelfia, USA.
Edouard Manet (1832–1883) :"Le bon bock",in italiano "Un buon boccale di birra," 1873, Museo d’Arte di Filadelfia, USA.

In un altro quadro, Manet per ringraziare il suo amico lo scrittore Stephane Mallarmé per un articolo, in cui il poe-ta aveva osannato la sua pittura e lo aveva classificato come il maggiore esponente della corrente impressioni-sta, dipinse un suo ritratto "Ritratto di Mallarmé con Sigaro".Il poeta viene raffigurato in una posa assai natu-rale,mentre infila la mano sinistra nella tasca della giacca e con la mano destra sfoglia le pagine di un libro, tenen-do tra le dita indice e medio un sigaro acceso.

Edouard Manet (1832–1883) ,"Ritratto di Mallarmé con Sigaro", 1876. L'opera è conser-vata al Musée d'Orsay di Parigi.
Edouard Manet (1832–1883) ,"Ritratto di Mallarmé con Sigaro", 1876. L'opera è conser-vata al Musée d'Orsay di Parigi.

Nel dipinto "Nella serra" del 1879, che ora appartiene alle collezioni visive della National Gallery di Ber-lino,vengono raffigurati una giovane donna e un uomo. La coppia viene rappresentata su uno sfondo di bellissi-mi fiori in bellissimi vasi di fiori dipinti a mano. La giovane e bella signora è seduta su una panchina con lo sguardo assorto,veste un abito con una leggera tonalità blua-stra. E' girata a metà per vedere un uomo. Gli accessori sono scelti con gusto e in un’unica gamma di colori. La mano destra della signora indossa un guanto con tonalità capace di abbinarsi al cappello e all’ombrello, mentre l’al-tra mano è nuda. Nella parte sinistra della tela sono di-sposte belle infiorescenze di tonalità rosa che enfatiz-zano piacevolmente il colore delicato della giovane fan-ciulla. L'uomo anche lui di bella presenza, vestito in mo-do assai elegante, giacca scura e pantaloni beige,  è ap-poggiato allo schienale della panchina e volge lo sguardo verso di lei senza incontrare mai i suoi occhi. Nella mano sinistra tiene un sigaro spento. Ormai alla pi-pa si preferisce il figaro e successivamente verrà pre-ferita la sigaretta.La luce di una bella mattina di sole illumina il volto della giovane donna e dell'uomo. Le immagini sono rappresentate con rigorosa definizione dei parti-colari, ma lo stile impressinista appare evidente per la bellezza dei colori e per la diffusione della luce del sole.

Nel 1879, Edward Manet dipinse l’opera “Nella serra”,che appartiene alle collezioni visive della National Gallery di Berlino.
Nel 1879, Edward Manet dipinse l’opera “Nella serra”,che appartiene alle collezioni visive della National Gallery di Berlino.

 

Hilaire German Edgar Degas, nato e deceduto a Parigi(1834-1917);primogenito del banchiere Auguste Degas, uomo colto, amante della letteratura, del teatro e della pittura.Suo nonno, il nobile René Hilaire, era fuggito dalla Francia durante la rivoluzione francese, rifugiatosi a Napoli, aveva messo insieme una enorme fortuna attra-verso le sue attività finanziarie.

Degas compì gli studi classici nel prestigioso liceo di Pa-rigi e poi frequentò la facoltà di legge alla Sorbona.

Le lunghe visite al Louvre, che aveva compiuto fin da bambino, avevano lasciato su di lui un traccia indelebile, per cui ben presto lasciò gli studi di legge per interessar-si alla pittura.

Edgar Degas è stato un pittore e scultore francese,che è stato considerato uno dei maestri dell'Ottocento; egli ha lasciato il segno con il suo stile innovativo, però senza mai rinunciare agli insegnamenti dei pittori del passato. Degna di nota è una delle sue massime che recita: “Bi-sogna copiare e ricopiare i maestri e soltanto dopo aver fornito tutte le prove di un buon copista vi si potrà ragionevolmente permettere di dipingere un rava-nello dal vero”. 

Per quanto riguarda la sua formazione,all'inizio ebbe co-me maestro Félix-Joseph Barrias, pittore di modeste ca-pacità artistiche che però lo avviò allo studio dei nudi.

Degas passò in seguito all'atelier di Louis Lamothe, mae-stro di tanti artisti francesi e che era stato allievo di Jean Hippolyte Flandrin e di Jean-Auguste-Dominique Ingres, considerati tra i maggiori esponenti della pittura neoclas-sica.

Edgar Degas Autoritratto (1854-1855) olio su tela, 81×64,5 cm, museo d'Orsay, Parigi.
Edgar Degas Autoritratto (1854-1855) olio su tela, 81×64,5 cm, museo d'Orsay, Parigi.

Nel 1855, Degas riuscì a entrare nella prestigiosa École des Beaux-Arts.L'anno seguente partì per Napoli dove fu ospite di suo nonno René Hilaire nel palazzo Pignatelli di Monteleone.E’ molto noto il Ritratto di Hilaire De Gas, opera raffigurante suo nonno e che può essere conside-rare il suo primo lavoro artistico di rilievo. A Napoli Degas frequentò assiduamente l'Accademia Reale di Belle Arti, rimanendo colpito dagli inestimabili tesori di arte che sono custoditi nei musei napoletani.

Dopo Napoli, si spostò a Roma dove frequentò i corsi di nudi serali di villa Medici, prestigiosa istituzione che offri-va ad alcuni giovani francesi,previo concorso,l’ospitalità e la possibilità di perfezionarsi nella laboriosa officina ar-tistica di Roma.Qui conobbe Levy, Bonnat,Chapu e Hen-ner e incontrò Delaunay,che aveva conosciuto all'École des Beaux-Arts.A Roma il pittore lavorò alacremente e realizzò ben 28 album contenenti numerosi schizzi che testimoniano il suo amore per il patrimonio artistico della città.Degas frequentò il Caffè Greco,abituale ritrovo di ar-tisti italiani e stranieri. In questo locale conobbe il pittore francese Léon Bonnat, il pittore italiano Amos Cassioli e il musicista Georges Bizet.

Degas lasciata Roma si diresse verso Firenze, ma si fer-mò ad osservare con interesse i capolavori custoditi nel-le varie città che visitò durante l'avvicinamento a Firenze. Fu colpito dalle opere di Perugino, Dosso Dossi, Beato Angelico e, in particolare di Giotto. Ammirò la basilica di San Francesco ad Assisi,di cui rimase ammaliato.

Dopo aver fatto sosta a Viterbo, Orvieto,Perugia, Assisi e Arezzo, nell' estate 1858 Degas giunse a Firenze,dove fu ospite degli zii Laura e Gennaro Bellelli. A Firenze Degas frequentò visitò assiduamente gli Uffizi. Ma frequentò an-che i pittori Macchiaioli, che anche loro erano assidui fre-quentatori del caffè Michelangiolo.

In Toscana, si trovò proprio nella culla degli artisti che amava di più:Masaccio, Botticelli,Bozzoli e il Ghirlandaio.

A Firenze Degas iniziò a lavorare al grande ritratto de La famiglia Bellelli, che però terminò a Parigi e che è anno-verato tra i capolavori della sua giovinezza.

Nella primavera del 1859 rientrò a Parigi, dove cominciò a produrre una serie di quadri come “Giovani spartani che si esercitano” (1860-1862); olio su tela,109 × 154,5 cm, National Gallery, Londra. L'ispirazione per dipingere questo quadro gli venne fornito dalla lettura del Voyage du jeune Anarchasis en Grèce, testo pubblicato nel 1787 e molto popolare in Francia.L'autore del racconto è Jean-Jacques Barthélemy, il quale aeva scritto: "Le ragazze a Sparta non sono educate come ad Atene. Non sono te-nute in casa a filare la lana e non è loro proibito bere vi-no e mangiare in abbondanza. Al contrario si insegna loro a cantare, danzare e lottare, a correre sulla sabbia, a lanciare il giavellotto e giocare agli anelli, seminude e senza veli, in presenza di magistrati, cittadini e anche ragazzi, che esse incitano a imprese gloriose, sia con il loro esempio,che con dolci parole di elogio". I nudi sono trattati in maniera realistica e i volti si differenziano ognu-no per una sua espressione. Già durante gli anni giova-nili,Degas, sotto la guida di Félix-Joseph Barrias, era sta-to avviato allo studio dei nudi e quindi era addestrato allo stile del realismo, pur essendo fortemente legato agli stu-di condotti in Italia. Nell'opera “Giovani spartaniche si esercitano”, l'artista in sintesi cerca di riproporre i due stili che hanno influenzato la sua opera quello classi-chegggiante e quello realistico.

Edgar Degas “Giovani spartani che si esercitano ” 1860-1862); olio su tela, 109×154,5 cm, National Gallery, Londra.
Edgar Degas “Giovani spartani che si esercitano ” 1860-1862); olio su tela, 109×154,5 cm, National Gallery, Londra.

Stimolato da Manet, Degas si avvicinò allo stile realista promosso già un decennio prima da Gustave Courbet, strenuo promotore di un'arte che sovvertisse l'ideale pit-torico tradizionale e che restituisse dignità agli aspetti della realtà quotidiana.

La progressiva evoluzione della sua arte lo portò ad essere insofferente verso i Salon ed era disposto a tutto per non subire il giudizio dei giudici del Salon. Agli inizi degli anni 1870, Degas aggiornò completamente il suo stile secondo i dettami realisti, raffigurando quasi esclusi-vamente fantini, balletti, lavandaie, scene casuali di tram-busto sui boulevard.

Nel 1873 Degas si recò a Londra in compagnia del fratel-lo minore René, per poi recarsi in America  a New York e a New Orleans, dove fu ospite dei parenti della madre. Nonostante Degas apprezzasse molto l'America, soprat-tutto i progressi tecnologici, in particolare l'innovazione che lo colpì fu, ad esempio, quella dei vagoni-letto dei treni, alla fine fu ben felice di ritornare nella sua in Fran-cia e nella sua brillante vita sociale e culturale; al punto che esclamò: "La mancanza dell' Opéra è una vera tortu-ra!".

Al rientro in Francia, comunque, Degas si avvicinò ulte-riormente al gruppo degli Impressionisti, al quale si sen-tiva vicino  per la forte insofferenza verso la pittura uffi-ciale del tempo.

 

L’Impressionismo nacque a Parigi nella seconda metà dell’Ottocento in contrapposizione all’arte accademica dell’epoca sfidando la critica dei contemporanei presen-tando opere apparentemente incomplete,spesso realiz-zate in poco tempo.I pittori  che adottano questo nuovo stile sono artisti spregiudicati che decisero di abbando-nare i loro  atelier per scendere in strada a dipingere e presentare in modo del tutto personale e inconfondibile la loro città. Erano un gruppo di pittori, di grande talento, anche se un pò scapestrati, che erano stufi delle rigide regole imposte dalla cultura accademica dell’epoca e con l’energia e l’entusiasmo degli innovatori decisero di di-sobbedire a quelle regole che consideravano ormai su-perate.

Il nome “Impressionismo” sembra che derivi dal giudi-dizio denigratorio fatto dal critico d’arte Louis Leroy,il quale prendendo spunto dall’opera di Claude Monet “Im-pressione levar del sole”,opera esposta al Musée Mar-mottan Monet di Parigi, fece dell’ironia sul modo di dipin-gere di quel giovane gruppo di artisti, considerando i loro dipinti incompleti,poco più che “impressioni",per l'appun-to.

Nonostante alcuni disappunti sia con Manet che con gli altri colleghi, dei quali non condivideva alcune idee, in particolare in merito all'utilità del en plein air, alla linea e al colore, Degas si schierò con gli Impressionisti e perorò con fervore l'idea di Monet di organizzare una mostra collettiva autofinanziata. Fu in questo modo che, nono-stante avesse posizioni estetiche opposte, Degas entrò a far parte della "Società Anonima degli artisti, pittori, scul-tori,incisori etc" e partecipò alla celebre collettiva impres-sionista del 15 aprile 1874 con dieci opere.

Anche se è stato uno degli organizzatori delle mo-stre impressioniste,preferì definirsi"realista". L’ul-tima esposizione impressionista, tenutasi nel 1886, rap-presentò una svolta nella carriera dell'artista. Vi presen-tò opere nuove, tra cui una serie di ”nudi di donne intente a bagnarsi, lavarsi, asciugarsi, strofinarsi pettinarsi o far-si pettinare“, a cui appartiene "La Tinozza" e "Donna che si veste".

Nel 1883 Degas volle passare alla scultura, realiz-zando opere in cera e creta e rappresentò gli stessi temi che fino ad allora aveva rappresentato in pittura: cavalli, fantini, ballerine, donne impe-gnate nelle loro attività quotidiane.

Fino agli anni '70 Degas praticò principalmente la pittura a olio.

Gradualmente iniziò ad appassionarsi alla tecnica del monotipo, che è una tecnica ibrida che unisce la pittura alla stampa calcografica. L’origine di questa paro-la deriva dal greco monos (uno) typos (immagine) e sta ad indicare che le immagini realizzate con questa tecnica sono opere uniche e non riproducibili. In pratica si pittura direttamente su una superficie di vetro, di plexiglass, di metallo, di  cartone) con  colori ad olio, inchiostri da stampa. Sulla matrice dipinta viene appoggiato un foglio, dopodichè si effettua una pressione con il torchio per ot-tenere una resa più simile ad una stampa, ma è possi-bile anche premere il foglio sulla matrice con le mani. L’opera finale è la riproduzione dell’immagine nel foglio, ottenuta mediante il trasferimento. Su tale riproduzio-ne si interviene con il colore a pastello. (La Can-zone del Cane del 1876 e Ballerine 1880).

Nel quadro a monotipo le ballerine, colorato a pastello, l'artista coglie le ballerine in maniera completamente rea-listica,sminuendone la loro grazia,mettendone spesso in risalto la loro goffaggine e i loro limiti fisici.

Edgar Degas "Ballerine" (1880); pastello, 75×73 cm, museo d'Orsay, Parigi.
Edgar Degas "Ballerine" (1880); pastello, 75×73 cm, museo d'Orsay, Parigi.

Degas viaggiò molto:nel 1886 ritornò a Napoli e nel 1880 si recò in Spagna,paese che lo colpì molto e dove ritornò nel 1889 in compagnia del pittore italiano Giovanni Boldi-ni, considerato uno degli interpreti più importante della Belle Époque. La sua fama di grande artista si era diffu-sa ovunque, e venne resa ancora più importante con la mostra personale allestita nella galleria Durand-Ruel nel 1893, dove il pittore espose monotipi rialzati a pastello ispirati a un viaggio in Borgogna che aveva compiuto nel 1890 in compagnia dello scultore Bartholomé.

A partire dagli anni novanta del XIX secolo la sua esi-stenza iniziò a essere contrassegnata dalla solitudine. Egli era entrato in contrasto con gli amici, perché era in-tervenuto sul cosiddetto "affare Dreyfus"; in pratica si era schierato contro questo ufficiale che era stato ingiu-stamente accusato di spionaggio e tradimento, ma in realtà era vittima di antisemitismo nazionalista in quanto ebreo alsaziano.

Per Degas, complice anche il fatto di vivere da solo sen-za una compagna, cominciò un inarrestabile declino psi-cologico.

Inoltre fin dagli anni 1890, Degas cominciò ad accusare problemi alla vista, i quali nel tempo si aggravarono fi-no a portarlo alla cecità. Con i problemi di vista, Degas rinunciò alla pittura e al disegno e si rivolse prevalen-temente alla scultura, che gli consentiva di lavorare u- sando le mani e il tatto.

Il decadimento umano e artistico di Degas era ormai iniziato, ma fu un aneurisma cerebrale a dargli il colpo finale e che pose fine alla sua esistenza, a 83 anni  e precisamente il 27 settembre 1917.

Al modesto funerale che gli venne tributato parteciparo-no solo poche persone, fra le quali il vecchio Claude Monet di anni 77. La sua salma riposa nella tomba di famiglia al cimitero di Montmartre, sempre a Parigi.

Riguardo al tema del fumo di tabacco, Degas dipinse parecchie opere. Una di queste è  L’assenzio".

Nel dipinto "L’assenzio",olio su tela del 1875-1876, e- sposto al Musée d’Orsay, Parigi, Degas dimostra tutto il suo amore verso alcuni momenti della vita quotidiana del tempo. Con "L’assenzio" che è forse il più famoso dipin-to,Degas ci introduce all’interno del Café Nouvelles-Athè-nes, uno dei ritrovi dove più di frequente si ritrovavano gli impressionisti. Il titolo del dipinto allude ovviamente all' assenzio,il superalcolico che induceva frequentemente dipendenza. Sulla parte destra del locale arredato in mo-do grossolano, viene rappresentata una donna esile, se-duta ad un tavolo,in uno stato di grave avvilimento, con davanti un bicchierino di assenzio. Sul tavolo accanto è raffigurata una bottiglia vuota. Sull'altro tavolo difronte al-l'osservatore sono raffigurati dei giornali e un posacene-re,abbandonati da precedenti avventori.Accanto alla don-na è seduto un personaggio, corpulento, dall’aspetto tra-sandato, visibilmente sbronzo.Lui solitario, non sembra essere interessato alla donna, ha lo sguardo perso nel vuoto, fuma la sua pipa e ha davanti un bicchiere di vino. I due personaggi sono lontanissimi fra loro, hanno lo sguardo perso nel vuoto e la mente affollata da mille pensieri; sono in sintesi due solitari che non si incontrano nemmeno con lo sguardo. Solo l'alcool è l'unica nota in comune che hanno i due soggetti: il vino e l'assenzio. Il soggetto maschile ha davanti a sé un calice di vino, mentre davanti alla donna c'è il bicchiere verdastro dell' assenzio, che dà il titolo al dipinto. L'assenzio è un li-quore amaro di colore verde, aromatizzato con menta e anice, divenuto molto popolare nell'Ottocento per il suo basso costo e per le sue presunte doti inebrianti e allu-cinogene. Per la sua  tossicità, le autorità francesi in se-guito misero al bando questo liquore. 

Dal punto di vista tecnico si può osservare che i tre tavoli che compaiono nel dipinto sono tutti tagliati dal bordo dell’immagine e i due personaggi sono compressi nella metà destra, inoltre  alcuni oggetti si sovrappongono alla figura della donna. Un fascio di luce illumina la scena e proietta sullo sfondo le ombre delle teste dei due prota-gonisti con i loro copricapo.Sono tutte  soluzioni che con-feriscono alla rappresentazione, per la sua immedia-tezza e veridicità, un taglio fotografico all'opera.

Edgar Degas (1834–1917), "L’assenzio" (1875-1876); olio su tela (cm.92x cm.68), Pari-gi, Musée d’Orsay.  
Edgar Degas (1834–1917), "L’assenzio" (1875-1876); olio su tela (cm.92x cm.68), Pari-gi, Musée d’Orsay.  

 

 

Claude Monet nato a Parigi nel 1840 e deceduto a Giverny nel 1926; è considerato il padre dell’impressio-nismo. Il nome stesso di questa corrente artistica è infatti legato ad una sua opera:  Impressione. Sole nascente.

La passione per l’arte pittorica Monet cominciò a mani-festarla fin dalla adolescenza.

Fotografia di Claude Monet, scattata da Henri Menuel intono al 1920.
Fotografia di Claude Monet, scattata da Henri Menuel intono al 1920.

All’età di 15/16 anni, quando non ha ancora deciso defi-nitivamente se darsi all’arte pittorica, per guadagnare un pò di denaro,possedendo una grande abilità nel disegno, preparò alcune caricature che furono pubblicate dalla rivista Diogene;nelle caricature appaiono personaggi noti dell’epoca come l’attore Lafenière, il pittore paesaggista Jules Didier, oltre ad alcuni noti scrittori come Auguste Vacquerie, ammiratore e parente di Victor Hugo e Mario Uchard.

Un esempio di caricatura è quello sottoesposto che mo-stra la caricatura di un soggetto che nell'abbigliamento e nel comportamento ostenta ricercatezza e raffinata ele-ganza. Con in testa un cappello a tesa rialzata, ha un'a- ria distinta e tra le labbra  un grosso sigaro, simbolo evi-dente della sua vita lussuriosa.

Claude Monet Caricatura di uomo con grosso sigaro.
Claude Monet Caricatura di uomo con grosso sigaro.

Quando incontrò Eugène Boudin, pittore affermato, le co-se cambiarono radicalmente in quanto questi  insegnò al giovane Claude le basi per diventare un  pittore profes-sionista, in particolare gli trasmise l'amore per la pittura en plein air. A sedici anni Monet lasciò Le Havre, piccolo paese della Normandia,in cui fin da bambino si era trasferito con i suoi e decise di partire per Parigi con un piccolo gruzzolo di danaro racimolato con le caricature.

A Parigi conobbe il pittore Gustave Courbet con cui sta-bilì una sincera amicizia. Ma a vent'anni dovette andare sotto le armi; inviato in Algeria, dopo due anni si ammalò di tifo e fu costretto a rientrare in patria. La famiglia, per non distoglierlo dagli studi, assoldò un sostituto che prendesse il suo posto al fronte e lo sostenne nella sua nuova avventura a Parigi. A Parigi Monet entrò a far parte dell’accademia di Charles Gleyre e si distinse, oltre che per le indubbie capacità artistiche, per la sua elegan-za e il suo carisma; riscosse molto successo con le don-ne.Si dice che abbia dichiarato:“Dormo solo con du-chesse o domestiche. Preferibilmente con le domestiche delle duchesse.Qualsiasi via di mezzo mi spegne subito". Ad una personalità così estroversa non erano conge-niali le rigide regole della pittura tradizionale, così insie-me ad un gruppo di amici artisti lasciò l’atelier per andare a dipingere all’aria aperta. Tra questi c’erano Camille Pissarro, Alfred Sisley, Frédéric Bazille e Pierre-Auguste Renoir, con i quali strinse una bella amicizia.

Furono appunto questi giovani a dar vita alla corrente artistica l’impressionismo. Nel 1870 scoppia la guerra franco-prussiana e per evitare di essere richiamato sotto le armi, si trasferì con la sua famiglia a Londra dove si ritrovò con l'amico pittore Pissarro e il mercante parigino Durand-Ruel. Da Londra, passò a lavorare in Olanda per poi tornare in Francia. Il mercante d'arte Durand-Ruel gli consentì una certa agiatezza economica,per cui nel 1871

andò ad abitare in una casa appena costruita a Argenteuil,luogo privilegiato della vita fuori Parigi. In questa cittadina andarono a trovarlo i colleghi pittori Pissaro,Manet e Renoir.

Argenteuil si presentava come una città graziosa, co-struita in un ambiente piacevole su una piccola collina coltivata a vigneti,che si estendono fino a lambire la riva destra della Senna.

 

Claude Monet  (1840–1926):Le Bassin d'Argenteuil;datac irca 1872;olio su tela; dimensi-oni 60 cmx 80.5 cm. Collection Musée d'Orsay  Blue.
Claude Monet (1840–1926):Le Bassin d'Argenteuil;datac irca 1872;olio su tela; dimensi-oni 60 cmx 80.5 cm. Collection Musée d'Orsay Blue.

In questo luogo ha inizio il nuovo stile pittorico che pri-vilegia la rappresentazione del paesaggio visto dalla terra e dall'acqua.A tal proposito ricordiamo che su una barca si  fece costruire una cabina che fungeva da studio galleggiante. Nacque la visuale della foce del fiume a Le Harve,che servì nel 1972 a preparare il dipinto Impression, soleil levant che diede il nome alla corren-te artistica francese.L'opera mostra uno scorcio del porto di Le Havre,dipinto en plein air all’alba,quando il sole comincia a fare capolino attraverso la nebbia del mattino. Sullo sfondo si intravedono navi, gru e ciminiere; in primo piano due barche rientrano dalla pesca notturna. In que-st’opera ritroviamo molti elementi che caratterizzano lo stile pittorico impressionista:il protagonista principale è la luce; il colore viene steso sulla tela con tocchi e macchie; l’oggettività della scena è oscurata dal desiderio di Monet di trasmettere emozioni attraverso la luce e i colori;il colore rosso e arancione (colori caldi) e il colore verde e azzurro (colori freddi), sono accostati in modo armo-nioso, per cui il cielo e il mare sono separati da una linea dell'orizzonte appena percettibile. Le strutture del porto e le navi sullo sfondo appaiono come ombre grigie nella nebbia e tutto il paesaggio sembra istantanea scattata in un attimo fuggente, in quanto da lì a poco,il paesaggio muta;un altro protagonista dell'opera è il sole e il suo riflesso tremolante nell’acqua che danno una forte emozione.

Claude Monet "Impression, soleil levant" ("Impressione, levar del sole")  del 1872. Que-sto quadro fu rubato nel 1985 dal Musée Marmottan di Parigi e poi ritrovato nel 1990.
Claude Monet "Impression, soleil levant" ("Impressione, levar del sole") del 1872. Que-sto quadro fu rubato nel 1985 dal Musée Marmottan di Parigi e poi ritrovato nel 1990.

Purtroppo dovette lasciare Argenteuil per i debiti che a- veva contratto e dovette andare ad abitare in una casa più modesta a Vètheuil, ma sempre con giardino e dove risiedette dal 1878-1881.Nel 1883 si trasferì con la se-conda moglie e i figli nel piccolo paese di campagna di Giverny per poter ritrarre la natura in completa libertà.Fu nel 1889 che alla sua arte venne concesso lo spazio che meritava con una mostra personale alla galleria Petit di Parigi.Con quella mostra Monet ottenne finalmente il me-ritato successo e la critica lo annoverò tra i più importanti artisti francesi dell’epoca. Nel 1890 acquistò una proprie-tà, dove allestì il suo giardino da favola. Nel centro del  giardino,aveva creato un grande stagno e aveva pianta-to sulle sponde alberi esotici e alberi piangenti con i rami che raggiungevano la superficie dell'acqua. Nello stagno aveva piantato migliaia di ninfee, di varietà rare e dai molteplici colori dal viletto, al rosso, arancio, rosa, lilla. Sullo stagno aveva fatto costruire un ponticello in legno a schiena d'asino. Da allora il tema prediletto delle sue opere sono i Covoni di grano, i Pioppi ma soprattutto i fiori acquatici, le Ninfee.

La scelta delle serie deriva dalla life motive che ispirava la pittura di Monet e cioè ritrarre la natura così com’è, sempre in continuo mutamento; per cui anche riprendere sempre lo stesso soggetto non significa riprodurre lo stesso dipinto in quanto luce, vento e ombre restitui-scono agli occhi dell’artista un soggetto sempre nuovo. Il ciclo delle Ninfee del laghetto del suo giardino è certa-mente il lavoro che più di tutti racchiude la costanza, lo studio e la tecnica di Monet. Sempre negli anni 90 è il ciclo delle Cattedrali di Rouen.

Nel maggio del 1911 morì la moglie Alice e 3 anni dopo  perse anche il figlio Jean. Per fortuna Monet poté godere della compagnia della figlia Blanche, la quale andò ad abitare insieme a lui a Giverny, dove egli disponeva final-mente un nuovo, più grande studio, adatto a contenere i grandi pannelli con la rappresentazione delle ninfee del suo giardino.Monet non lasciò mai più il suo giardino e trascorse gli ultimi anni della sua vita dipingendo continuamente specchi d'acqua costellati da ninfee. "Lavoro tutto il giorno a queste tele, me le passano una dopo l'altra. Nell'atmosfera riappare un colore che avevo scoperto ieri e abbozzato su una delle tele. Immedia-tamente il dipinto mi viene dato e cerco il più rapida-mente possibile di fissare in modo definitivo la visione, ma di solito essa scompare rapidamente per lasciare il suo posto a un altro colore già registrato qualche giorno prima in un altro studio, che mi viene subito posto in-nanzi; e si continua così tutto il giorno". 

Nel 1920 Monet regalò allo Stato francese dodici grandi tele di Ninfee, ognuna lunga circa quattro metri; nel 1927 esse furono sistemate in due sale ovali dell' Oran-gerie delle Tuileries; altre tele di analogo soggetto sono raccolte nel Musée Marmottan. "Non dormo più per colpa loro,scrisse il pittore nel 1925,di notte sono conti-nuamente ossessionato da ciò che sto cercando di realizzare. Mi alzo la mattina rotto di fatica dipingere è così difficile e torturante.L'autunno scorso ho bruciato sei tele insieme con le foglie morte del giardino.Ce n'è abba-bastanza per disperarsi. Ma non vorrei morire prima di avere detto tutto quel che avevo da dire; o almeno avere tentato. E i miei giorni sono contati".

Essendosi ammalato di cataratta nel 1920, Monet si sot-topose a intervento di rimozione del cristallino nel 1923, all'età di 82 anni. In seguito a tale intervento il suo modo di dipingere cambiò notevolmente, in special modo in re-lazione all'utilizzo dei colori. Il ponte giapponese, nelle versioni del 1924 al Musée Marmottan, o La casa del-l'artista, dello stesso anno, sono opere ormai astratte, che vengono giustificate non solo da uno specifico dise-gno artistico ma dalla  malattia agli occhi che gli impe-diva di riconoscere l'effettiva tonalità dei colori: scriveva lo stesso Monet: "I colori non avevano più la stessa intensità per me; non dipingevo più gli effetti di luce con la stessa precisione. Le tonalità del rosso cominciavano a sembrare fangose, rosa diventavano sempre più pallidi e non riuscivo più a captare i toni intermedi o quelli più profondi. Cominciai pian piano a mettermi alla prova con innumerevoli schizzi che mi portarono alla convinzione che lo studio della luce naturale non mi era più possibile ma d'altra parte mi rassicurarono dimostrandomi che, anche se minime variazioni di tonalità e delicate sfuma-ture di colore non rientravano più nelle mie possibilità, ci vedevo ancora con la stessa chiarezza quando si trattava di colori vivaci, isolati all'interno di una massa di tonalità scure".

Nel giugno del 1926 gli venne diagnosticato un tumore polmonare e il 5 dicembre morì. Ai funerali partecipò tutta la popolazione di Giverny. Quello stesso anno aveva scritto di avere avuto "il solo merito di avere dipinto direttamente di fronte alla natura, cercando di rendere le mie impressioni davanti agli effetti più fuggevoli, e sono desolato di essere stato la causa del nome dato a un gruppo, la maggior parte del quale non aveva nulla di impressionista".

Il figlio Michel ereditò le ricchezze del padre e morì a ontantotto anni nel 1966 per un incidente, lasciando la sua eredità di dipinti al museo Marmottan.

Benchè il modello d'arte impressionista fosse essenzial-mente basato sulla raffigurazione di paesaggi, cioè sulla rappresentazione fedele della luce e dell’atmosfera del momento,Monet si dedicò anche alla pittura di figure umane.A volte erano raffigurati soggetti anonimi, ma più spesso erano amici, colleghi o parenti del pittore; essi sono raffigurati senza formalismi. Nella rappresentazione delle figure umane, Manet, pone un’attenta cura nella ri-produzione della qualità della luce e dell’atmosfera,con l'impiego di toni variegati dei colori. Il soggetto appare quasi sempre allegro,rilassato,lontano dai problemi della vita quotidiana.I volti sono dolci, luminosi, freschi, spon-tanei e ispirano simpatia.La tendenza tipica degli im-pressionisti è quella di evitare i profili tropo netti, atte-nuando l’eccessivo realismo dei dettagli. Al contrario i ri-trattisti classici si sforzavano di conferire prestigio, lustro e nobiltà al personaggio, attraverso una grande atten-zione all’abito, alla postura, al gesto, agli accessori come simbolo del ruolo e del rango: erano ritratti  che costitui-vano per molti pittori la principale fonte di guadagno in quanto erano commissionati dalla borghesia, che trovava importante farsi immortalare. 

Riguardo al fumo di tabacco Monet stesso era un forte fumatore; ricordo a  proposito che, sia pure a tarda età, fu colpito da tumore polmonare, che lo portò a morte. Sono numerose le opere che ritraggono personaggi intenti a fumare.

Nel Ritratto del dottor Leclanché,  il soggetto è rappre-sentato in posizione rilassata e naturale,con un abbiglia-mento non particolarmente ricercato; siede con le gambe accavallate, fumando un sigaro; ha un atteggiamento di chi sta conversando amabilmente.

E’ notevole la differenza con la ritrattistica accademica, che richiedeva al modello di mantenere posizioni al-quanto rigide, sotto una luce d’interno studiata apposita-mente per far emergere al meglio i tratti somatici ed i se-gni della sua posizione sociale.

 Claude Monet, Ritratto di uomo seduto/Il dottor Leclanché (Portrait d’homme assis/Le docteur Leclanché), 1864..
Claude Monet, Ritratto di uomo seduto/Il dottor Leclanché (Portrait d’homme assis/Le docteur Leclanché), 1864..

 

Jean-François Raffaëlli, pittore francese(Parigi 1850-1924), di origini italiane, precisamente toscane da parte dei nonni paterni.

Jean-François Raffaëlli, Pittore francese(Parigi 1850-1924).Fotografia dell'artista nel suo studio.
Jean-François Raffaëlli, Pittore francese(Parigi 1850-1924).Fotografia dell'artista nel suo studio.

Per un breve periodo di tempo frequentò l'atelier di Jean-Léon Gérôme, ma la sua ansia di progredire nell'arte pit-torica lo spinse a viaggiare in Italia, Spagna, Algeria. Di-venne un eccellente ritrattista,vedi ad esempio il ritratto di "Clemenceau oratore" del 1885 (Versailles),ma era an-che un raffinato incisore; come pittore si avvicinò allo sti-le dei pittori impressionisti, i quali lo invitarono ad espor-re alla prima mostra che si tenne nello studio del foto-grafo Nadar nel 1874.

Per il suo spiccato gusto realistico cominciò a dipingere scene  che hanno come tema eventi tratti dalla vita quoti-diana,con rappresentazioni di personaggi immersi nella triste realtà di tutti i giorni; come ad esempio quando ritrae alcuni poveri bambini che si aggiravano tra i cumuli di rifiuti, per cercare qualcosa come un vecchio giocatto-lo o qualcosa da mangiare.

Nelle opere della sua maturità modificò il suo modo di vedere il mondo e dipinse immagini più serene, vedute di paesaggi e vedute dei sobborghi parigini come "Notre Dame", "Gli invitati aspettano gli sposi" (Musée d'Orsay, Parigi);sono tutte opere che rivelano come l'artista aves-se modificato il suo modo di vedere il mondo.

Riguardo al fumo di tabacco viene presentata l'opera "I bevitori di assenzio". E' un dipinto olio su tela pro-dotto tra il 1880 e il 1881 circa. Collezione  California Pa-lace of the Legion of Honor; ubicazione attuale Fine Arts Museums of San Francisco.

Vengono rappresentati due soggetti vestiti con abiti scuri in un locale abbastanza degradato dove si mesce il vino; essi sono seduti intorno ad un tavolo di legno, su cui so-no appoggiati due bicchieri di assenzio ed una bottiglia. Uno di loro con una mano si regge il capo e appare stan-co e pensieroso; l'altro personaggio ha già bevuto il suo assenzio ed è intento a rollare a mano una sigaretta. In quest'opera è abbastanza evidente l'influenza dello stile pittorico impressionista e realista nello stesso tempo. 

Jean-François Raffaëlli, Pittore francese (Parigi 1850-1924)."The Absinthe Drinkers". Di-pinto olio su tela prodotto tra il 1880 e il 1881 circa. Collezione  California Palace of the Legion of Honor;Ubicazione attuale Fine Arts Museums of San Francisco.
Jean-François Raffaëlli, Pittore francese (Parigi 1850-1924)."The Absinthe Drinkers". Di-pinto olio su tela prodotto tra il 1880 e il 1881 circa. Collezione California Palace of the Legion of Honor;Ubicazione attuale Fine Arts Museums of San Francisco.

 

Vincent Van Gogh, nato a Zundert (Paesi Bassi) nel 1853 e deceduto a Auvers-sur-Oise (Francia) nel 1890; è stato un pittore olandese, con una vita  assai tormentata a causa di una malattia psichiatrica. Pur essendo appas-sionato di disegno fin da bambino, van Gogh cominciò a dipingere quando aveva circa 30 anni. Le sue opere più famose sono quelle dipinte tra il 1888 e il 1890, cioè  po-chi anni prima di morire. Amava dipingere ritratti e dice-va:"Preferisco dipingere gli occhi degli uomini che le cat-tedrali, perché negli occhi degli uomini c’è qualcosa che non c’è nelle cattedrali". E' noto che egli fosse un grande fumatore di pipa,al punto che spesso preferiva fumare piuttosto che dipingere e non solo ma le opere più belle sembra che siano proprio quelle dipinte mentre fumava.

Vincent van Gogh (1853-1890),"Autoritratto", dipinto nel 1886; ubicazione: Amsterdam, Van Gogh Museum.
Vincent van Gogh (1853-1890),"Autoritratto", dipinto nel 1886; ubicazione: Amsterdam, Van Gogh Museum.

Durante il suo soggiorno a Parigi e cioè agli inizi del 1887 dipinse l'0pera "Donna al Café Le Tambourin" che è conservata al Van Gogh Museum di Amsterdam. Si pensa che la donna raffigurata nel dipinto fosse la mo-della italiana Agostina Segatori, proprietaria del Cafè Tambourin di Parigi, con la quale Van Gogh intrecciò una breve relazione sentimentale,finita purtroppo in modo turbolento. In quest'opera la signora, viene rappresentata seduta da sola al tavolo di un bistrot, con una sigaretta tra le dita e un boccale di birra davanti, a dimostrazione dell'ormai irrefrenabile percorso di emancipazione della donna.Contestualmente la donna appare pensosa, ma-linconica,con lo sguardo perso nel vuoto;queste sono tut-te espressioni tipiche di quelle donne, che arrivate nella capitale francese con l'obiettivo di fare una scalata socia-le,precipitavano fatalmente nella prostituzione,nel tabagi-smo, nell'alcool e nella disperazione.

Vincent Van Gogh"Donna al Café Le Tambourin"è un'opera del 1887.È conservata al Van Gogh Museum di Amsterdam.
Vincent Van Gogh"Donna al Café Le Tambourin"è un'opera del 1887.È conservata al Van Gogh Museum di Amsterdam.
L'amore per il fumo e per la pipa erano sempre presenti: il dipinto "La sedia gialla",Van Gogh lo descrisse come "una sedia di legno, con il sedile impagliato, tutta gialla su un pavimento con pia-strelle rosse e con una pipa e una borsa di ta-bacco".
Vincent Van Gogh,1888. "La sedia" Tecnica olio su tela dimensioni 90,5×72,5 cm.Ubica-zione Van Gogh Museum, Amsterdam.
Vincent Van Gogh,1888. "La sedia" Tecnica olio su tela dimensioni 90,5×72,5 cm.Ubica-zione Van Gogh Museum, Amsterdam.

Nel 1888, su consiglio del fratello Theo noto mercante d' arte, van Gogh si trasferì ad Arles nel sud della Francia, per vivere con il pittore Gauguin, che era un amico di Theo. Il rapporto tra i due non fu facile, le liti erano frequenti, anche a causa dell’instabilità emotiva di van Gogh. Pare che, dopo un alterco avvenuto in casa, Van Gogh abbia inseguito l’amico in strada con un rasoio in mano minacciandolo di morte. La loro relazione tuttavia degenerò del tutto quando una sera, ubriaco e in preda alla rabbia,Van Gogh scagliò un pesante bicchiere contro l’amico. Probabilmente la causa del litigio era Rachele, una prostituta che lavorava in una casa di tolleranza e di cui era follemente innamorato. A quel punto Paul Gauguin decise di abbandonare Arles.Purtroppo la grave malattia mentale  non gli consentiva lunghi periodi di benessere; in uno di questi periodi di benessere e precisamente alcune settimane dopo essere stato ricove-rato in ospedale,fu in grado di dipingere il suo famoso "Autoritratto con orecchio bendato e pipa" che lo ritrae tuttavia in un atteggiamento insolitamente tranquillo e sereno. La storia dell'orecchio bendato è controversa; si dice che Vincent, folle di gelosia, in preda alle allucina-zioni, con un atto di autolesionismo, si sia mozzato con un rasoio metà dell’orecchio sinistro e che lo abbia por-tato a Rachele,come pegno di amore.Dopo qualche gior-no Vincent si dipinse con una vistosa fasciatura a co-prire l’orecchio mutilato. Bernadette Murphy, che alla sto-ria dell’orecchio di Van Gogh ha dedicato un libro, so-stiene anche che la donna a cui il pittore avrebbe portato l’orecchio nel cuore della notte non fosse la prostituta Rachele, come si è sempre detto, ma una giovane came-riera di diciannove anni di me era Gabriela.Vi sono alcuni storici dell'arte come Hans Kaufmann e Rita Wildegans di Amburgo,i quali nel libro "L'orecchio di Van Gogh e il patto del silenzio" sostengono che fu Paul Gaughin a mutilare Van Gogh dopo una furibonda lite. 

Vincent Van Gogh: "Autoritratto con orecchio bendato e pipa", 1889, Courtauld Gallery, Covent Garden, Londra, Gran Bretagna.
Vincent Van Gogh: "Autoritratto con orecchio bendato e pipa", 1889, Courtauld Gallery, Covent Garden, Londra, Gran Bretagna.

Al periodo, in cui prevaleva l’incanto del fumatore sereno e tranquillo, subentrava il periodo del disincanto, in cui i miti si infrangevano, in particolare quando la malattia lo ricollocava nella triste realtà di tutti i giorni. L'opera "Te-schio con sigaretta accesa"fu eseguita da Van Gogh in uno di questi periodi, quando la salute era più fragile a causa non solo per i problemi di salute mentale ma an-che di tanti altri problemi fisici come i problemi gastrici e odontoiatrici. L'opera mostra un teschio, che è il simbolo universale della morte e riflette le sue preoccupazioni cir-ca il suo stato di salute e la consapevolezza dello scor-rere del tempo e della fugacità della vita.Il teschio con il suo accenno ad un ghigno sardonico e con la sigaretta accesa, dalla quale si eleva un lieve filo di fumo, sembra inviare un severo monito a smettere di fumare.

Vincent Van Gogh:"Teschio con sigaretta accesa",1885, Rijksmuseum Museum, Amster-dam.
Vincent Van Gogh:"Teschio con sigaretta accesa",1885, Rijksmuseum Museum, Amster-dam.

Van Gogh ha realizzato ben 864 tele,ma poco conosciu-te e  apprezzate dai suoi contemporanei, al punto che riuscì a vendere una sola tela. 

Oggi i suoli quadri hanno un valore inestimabile, tanto che il Ritratto dello psichiatra Dottor Gachet ha un valo-re che è stato stimato maggiore di 100 milioni di dollari.

Morì a soli 37 anni per un colpo di rivoltella probabilmen-te per un gesto suicida. C’è però chi sostiene che non si sia trattato di un suicidio ma che si sia trattato di un inci-dente,legato all’abitudine che aveva Van Gogh di pas-seggiare di notte nei campi di grano. Secondo alcuni te-stimoni infatti,pochi giorni prima della morte dell’artista, in quegli stessi campi alcuni giovani del luogo si stavano esercitando al tiro al bersaglio con una pistola. Secondo questa versione Van Gogh,ferito da uno di quei proiettili, sia rientrato ferito e sanguinante,nella sua camera d'al-bergo.

Ma questa ipotesi sembra alquanto inverosimile in quan-to era opinione diffusa che il pittore fosse morto suicida, tant'è vero che  il parroco di Auvers si rifiutò di benedirne la salma in Chiesa e il carro funebre fu fornito da un mu-nicipio vicino.Fu la vicina cittadina di Méry a consentìre la sepoltura e il funerale si tenne il 30 luglio.

Van Gogh venne sepolto,adagiato in una bara, rivestita da un drappo bianco e ricoperta da mazzi di fiori, di gira-soli che amava tanto, di dalie e di altri fiori gialli. Ai fune-rali erano presenti oltre al fratello Théo e allo psichiatra Gachet,alcuni amici giunti da Parigi come Lucien Pissar-ro, figlio di Camille, Émile Bernard, Père Tanguy.

 

 

 

Paul Cézanne,nato a Aix-en-Provence,Francia, nel 1839 e deceduto nel 1906 nella stessa città;è stato un  pittore francese, considerato uno dei più grandi artisti del XIX secolo.La sua famiglia proveniva dal Piemonte e aveva cognome “Cesana”, poi francesizzato in “Cézanne”. Il padre, Louis Auguste, imprenditore di successo era uomo sicuro di sé, autoritario e conser-vatore, ma lasciò il segno nel carattere del figlio, renden-dolo insicuro e irascibile.Il padre però gli permise di frequentare le migliori scuole di Francia e lo aiutò econo-micamente.

Autoritratto di Paul Cézanne. Data 1883-1887.Tecnica olio su tela.Dimensioni 44x36 cm, Ny Carlsberg Glyptotek, Copeneghen.
Autoritratto di Paul Cézanne. Data 1883-1887.Tecnica olio su tela.Dimensioni 44x36 cm, Ny Carlsberg Glyptotek, Copeneghen.

Mentre frequentava il  Collegio Bourbon nel 1852 Cézan-ne strinse amicizia con lo scrittore Emile Zola.

Nel 1861 all’età di 22 anni Cézanne si trasferì a Parigi, dove conobbe Pissarro e con lui cominciò a frequentare il Café Guerbois, luogo di ritrovo del gruppo pittorico gli “Gli impressionisti”. Cézanne partecipò alla prima mostra impressionista, nello studio del fotografo Nadar a Parigi, nel 1874.

L’artista prese parte anche alla terza mostra del gruppo ma non aderì mai del tutto al movimento, continuando a inviare le proprie opere al Salon, rassegna istituzionale a cui erano ammesse le opere previo giudizio da parte di una giuria di “accademici”. I suoi dipinti venivano siste-maticamente rifiutati dai giudici del Salon, i quali accetta-rono di esporre una sua opera solo nel 1882,grazie all’in-teressamento del pittore Antoine Guillemet, suo amico e membro della giuria. Cézanne non si limitava a rappre-sentare la natura così come la vedeva ma voleva rappre-sentarla per come era, sforzandosi di coglierne l’essen-za.Per fare questo rifiutava le tradizionali regole della prospettiva, per mostrare il soggetto ritratto da diversi punti di osservazione. Questa sua continua ricerca ispirò l’amico Zola per la stesura del romanzo L’Oeuvre pub-blicato nel 1886, che racconta la storia di un artista alla affannosa ricerca di un nuovo modello artistico.Cézanne, letto il libro, se la prese a male e decise di tagliare i rapporti con l’amico. Il suo era un carattere del tutto particolare.Oltre ad essere permaloso,non permetteva di essere toccato da nessuno; inoltre quando ripingeva costringeva i modelli a sedute di posa che duravano giorni e giorni. Una delle sue modelle, Hortense Fiquet diventò sua moglie e per paura della contrarietà  del padre, Cézanne tenne questo rapporto nascosto a lungo anche dopo la nascita del primo figlio nel 1872. In questa occasione il pittore Camille Pissarro lo aiutò, ospitandolo con  la famiglia a casa sua, in attesa che le sue condi-zioni economiche migliorassero. Con la morte del padre, avvenuta nel 1886, Cézanne ereditò i suoi beni e superò così i suoi problemi economici.

Nel 1891 si trasferì ad Aix-en-Provence per proseguire a lavorare nella serenità della campagna, dedicandosi al ciclo delle Bagnanti (1900-1905).

A questo punto il suo nome cominciò a diventare famo-so e ricevere la visita di giovani allievi.

Nel 1906, tornando a casa dopo una sessione di pittura, venne sorpreso da un temporale e cadde a terra perden-do i sensi. Fu soccorso e portato a casa ma il freddo e le ferite lo fecero ammalare di polmonite, che lo  portò al decesso nel volgere di pochi giorni.

Il 15 ottobre del 1906 Cézanne, mentre era tutto intento a dipingere un quadro en plein air, fu sorpreso da un vio-lento temporale.Pur di finire l'opera rimase sotto la piog-gia per alcune  ore; alla fine il pittore stremato, perse co-noscenza. Un contadino lo soccorse e, dopo averlo ada-giato  su un carretto scoperto, lo riportò a casa. In consi-derazione che la mattina seguente, ritornato cosciente, avesse inviato una lettera di protesta al suo fornitore di colori,si pensò che l'accaduto del giorno prima non aves-se ripercussioni sul suo stato di salute. Ma al contrario la lunga permanenza al freddo, sotto la pioggia gli causò una polmonite,che dopo alcuni giorni lo portò al deces-so, che avvenne la mattina del 22 ottobre 1906.

Oggi il pittore provenzale riposa nel cimitero di Saint Pierre di Aix-en-Provence.

Le opere di Cézanne influenzarono profondamente gli artisti successivi,da Picasso a Modigliani.Ad un anno dalla sua morte, al Salon d’Automne, gli viene dedicata una imponente retrospettiva commemorativa. Secondo alcuni critici d'arte, è con questa mostra che prese vita il cubismo. 

Cézanne è un altro famoso pittore che si è cimen-tato nelle rappresentazioni pittoriche del fumo e dei fumatori.

Tra il 1890 e il 1892 eseguì una decina di studi preparatori sui fumatori. Si dice che uno di questi dipinti è stato venduto nel 2012 per circa 20 mi-lioni di dollari. In queste opere compaiono figure singole, che usualmente sono di sesso maschile e che fumano la pipa, come nell'esempio del dipinto

"Il fumatore" sottoesposto. Il soggetto viene raffigurato assorto nei suoi pensieri, mentre fuma la pipa appoggiando la sua testa sulla mano de-stra. Si tratta di un contadino, probabilmente  di-pendente della tenuta Jas de Bouffan di proprietà della famiglia Cézanne.

E' possibile che il contadino abbia accettato di posare per il pittore dietro un certo compenso. Questo perchè lo stesso soggetto posò per il pittore per almeno al-tre 3 volte per altrettante tele.

Pail Cèzanne (1839-1906):"Il fumatore",1890-1892 circa, olio su tela. Ubicazione Ermi-tage, San Pietroburgo, Russia. Fotografia di Gennarino Borrello
Pail Cèzanne (1839-1906):"Il fumatore",1890-1892 circa, olio su tela. Ubicazione Ermi-tage, San Pietroburgo, Russia. Fotografia di Gennarino Borrello

Nel 1896, Cézanne presentò le versioni dei "Giocatori di carte" e furono immediatamente considerati come veri capolavori. Nella figura sottostante  viene presentata una di queste tele. "I giocatori di carte" è un dipinto a olio su tela (47 x 56 cm) realizzato da Paul Cézanne fra il 1890 e il 1895. Sul medesimo tema del gioco delle carte, Cézanne dipinse 5 differenti versioni che si trovano nei più importanti museo del mondo;una versione è nella collezione privata della famiglia reale del Qatar, che fu acquistata dagli eredi dell'armatore greco George Embricos per la cifra di 250 milioni di dollari. Nell'opera sono rappresentati 2 uomini, in un'osteria di paese, che seduti intorno ad un tavolo, giocano a carte. Il giocatore di sinistra indossa un cappello a cilindro e, mentre è in-tento a osservare le sue carte, fuma la pipa. L'altro gio-catore vestito in modo più informale ha un aspetto soma-tico tipico del perdente. Sul tavolo di legno, al centro del quadro campeggia una bottiglia di vino, tappata con un tappo di sughero.E' probabile che i personaggi raffigurati fossero conosciuti da Cézanne o addirittura  che fossero al servizio del padre, in quanto era solito frequentare la casa di campagna del genitore, dove poteva osservare scene come questa. La solitudine dei personaggi e il loro ostentato silenzio,fanno pensare che i giocatori siano as-sorti più ai problemi della vita quotidiana, che al gioco, inteso come svago dopo l’attività lavorativa.In altri termini la partita che oppone i 2 giocatori potrebbe simboleg-giare la lotta della vita quotidiana  che anche il pittore do-vette ingaggiare per giungere all'approvazione della validità della sua arte pitturica.

Nell'opera sono rappresentati 2 uomini,in un'oste-ria di paese, che seduti intorno ad un tavolo, gio-cano a carte. Il giocatore di sinistra indossa un cappello a cilindro e, mentre è intento a osservare le sue carte, fuma la pipa. L'altro giocatore vesti-to in modo più informale ha un aspetto somatico tipico del perdente.

Sul tavolo di legno, al centro del quadro campeggia una bottiglia di vino, tappata con un tappo di sughero. E' pro-babile che i personaggi raffigurati fossero conosciuti da Cézanne o addirittura  che fossero al servizio del padre, in quanto era solito frequentare la casa di campagna del genitore, dove poteva osservare scene come questa.

La solitudine dei personaggi e il loro ostentato silenzio, fanno pensare che i giocatori siano assorti più ai pro-blemi della vita quotidiana,che al gioco,inteso come sva-go dopo l’attività lavorativa.E' possibile che la partita a carte che oppone i 2 giocatori potrebbe simboleggiare la lotta esistenziale che anche il pittore dovette ingaggia-re per giungere al riconoscimento della validità della sua opera pittorica.

Paul Cézanne (1839-1906). "I giocatori di carte", Parigi, Museo d’Orsay; Barnes Founda-tion, Philadelphia; Metropolitan Museum of Art,New York;Courtauld Institute of Art, Lon-dra; collezione privata.
Paul Cézanne (1839-1906). "I giocatori di carte", Parigi, Museo d’Orsay; Barnes Founda-tion, Philadelphia; Metropolitan Museum of Art,New York;Courtauld Institute of Art, Lon-dra; collezione privata.

 

Edvard Munch, pittore norvegese, nacque a Løten, Norvegia nel 1862. Era il secondo genito di 5 figli; con la sorella maggiore Johanne Sophie instaurò un rapporto di grandissimo affetto. In famiglia c'erano altri artisti, come il pittore Jacob Munch e lo storico Peter Andreas Munch, fratello del padre. Sin dalla fanciullezza, Edvard fu pro-vato da una serie di lutti familiari: quando aveva appena 6 anni, perse la madre per tubercolosi e quando ne ave-va 15, la sorella Johanne Sophie morì per la stessa ma-lattia.Anche il padre  Christian,iniziò a diventatare malin-conico e cadde in una sindrome maniaco-depressiva. I vari incubi e le numerose malattie sue e dei suoi con-giunti, come il comportamento psiconevrotico del padre, lo segnarono profondamente, inculcandogli una visione infernale del mondo che però alla fine dei conti lo resero famoso.Infatti Munck dipinse 1000 quadri ed effettuò 4000 disegni, ma viene ricordato in particolare per l'o-pera "Urlo". Nelle prime esperienze pittoriche di Munch vengono rappresentati i disagi economici che affligge-vano la sua famiglia;egli raffigura gli interni degli apparta-menti degradati dove era costretto a vivere con la sua famiglia.

Nonostante le indubbie capacità artistiche, il padre lo spinse verso lo studio dell’ingegneria. Ma Edvard conti-nuò a dipingere e a frequentare i circoli bohémien di Oslo e, anche se le sue primi quadri non fossero stati bel ac-colti, vinse una borsa di studio a Parigi, per studiare arte sotto la guida del maestro Léon Bonnat. Munch si partì per Parigi nell'autunno del 1889, proprio quando era ap-pena inaugurata Exposition Universelle; uno dei suoi quadri, "Il mattino" de 1884, venne inserito tra i quadri da esporre nel padiglione della Norvegia, nell'ambito dell' Expo. Durante il soggiorno parigino, Munch trascorreva la mattina nell'atelier di Bonnat, ma al pomeriggio era sempre a visitare l'Esposizione Universale e i musei più importanti di Parigi.

Ben presto Munck perse l'interesse per gli insegnamenti del suo maestro e scrisse: "mi stanca e mi annoia" "anzi, mi intorpidisce". Per questo motivo, Munch si trasferì a Saint-Cloud, un sobborgo sulle rive della Senna. Dalla fi-nestra al secondo piano dell'hotel Belvedere, dove allog-giava, il pittore osservando il movimento delle barche, di-pinse questo scenario in diverse condizioni di luce. In questeopere emerge l'influenza dell'impressionismo, che traspare in particolare nell'opera "La senna a Saint-Cloud" del 1890.

Mentre era a Parigi, Munch apprese della morte del pa-dre Christian, evento che lo fece cadere in un profondo stato di depressione.Questo lutto, che andava ad aggiun-gersi ai precedenti, suscitò nel suo animo sentimenti  as-sai negativi.

A Parigi Munch ebbe modo di apprezzare le opere come Vincent van Gogh,Henri de Toulouse-Lautrec,Paul Gau-guin; di loro amava il loro sapiente utilizzo del colore per trasmettere emozioni.In particolare Paul Gauguin eserci-tò una forte influenza per l'esecuzione dell'opera  "Malin-conia",che compose nel  1891.In questo dipinto le sen-sazioni sono affidati ai colori,ma anche all'atteggiamento del giovane in primo piano, rivolto all'esterno della scena ed immerso in profondi pensieri ed al paesaggio, che ri-flette indirettamente lo stato d'animo del protagonista.

In primo piano, a destra della tela, è seduto un uomo, ri-piegato su se stesso, su una spiaggia.Si regge pensiero-so il capo con la mano,atteggiamento tipico del soggetto malinconico.Nella parte superiore del dipinto si notano tre figure su un pontile:una coppia e un uomo con i remi sulle spalle.Le tre figure sulla passerella simboleggiano il classico luogo comune della partenza verso un luogo idil-liaco; essi sono immersi in colori chiari di buon augurio e sono diretti verso una barca attraccata,di colore giallo, colore della gelosia.La riva che precede il pontile è sinu-osa e si congiunge agli alberi e alle nuvole.

Una costante nelle opere di Munch è la spiaggia, spesso rappresentata di notte, dove i personaggi guardano pen-ssosi e malinconici  il mare. Con Malinconia, Munch si allontanò dal Naturalismo (Naturalista è l'arte o l'artista che presta particolare attenzione ai dettagli di ciò che lo circonda e li raffigura così come li vede, senza abbellirli, idealizzarli o asservirli a posizioni ideologiche) e anche dall'impressionismo, che è lo stile amato dai pittori che dipingono"en plein air" ovvero all'aria aperta).

Con l'opera Malinconia Munck anticipa l'Espressioni- smo con il quale esprimeva con forte intensità ed effica-cia la tragicità della vita e della morte.E' il tema che ca-ratterizza i quadri “Disperazione” e “L’urlo”, nei quali gli esseri umani dipinti sono l'espressione e la personifica-zione delle angosce umane; essi appaiono deformi, di-sperati con lo sguardo allucinato.

Edvard Munch, Malinconia, olio su tela, 81×101 cm, National Gallery, Oslo.
Edvard Munch, Malinconia, olio su tela, 81×101 cm, National Gallery, Oslo.

Krogh Christian Krohg pittore, scrittore e giornalista nor-vegese in una recensione,apprezzò particolarmente l'o-pera di Munk. La critica favorevole di Krogh fece sì che Munch fosse conosciuto anche in Germania, al punto che il pittore norvegese che lavorava a Berlino, Adel-steen Normann, lo invitasse ad esporre  nella città Tedesca.

Nel 1891 andò a Berlino per esporre le sue opere inno-vative. Però a Berlino i critici tradizionalisti, non apprez-zarono la sua pittura. Si creò così una forte contrappo-sizione tra i tradizionalisti e gli artisti che al contrario guardavano con simpatia le innovazioni stilistiche pro-venienti dalla Francia. A Berlino Munch dipinse quello che diventò il suo capolavoro: L'urlo, opera che più di tutte riesce a condensare la disperazione esistenziale dell'artista.Nel dipinto viene  rappresentato un sentiero in salita sulla collina di Ekberg sopra la città di Oslo, dove si sta consumando un urlo lacerante, acuto, che è il sim-bolo del dramma umano, dell'angoscia, del dolore e della paura. Il soggetto urlante è terrorizzato e per emettere il grido  si preme il capo con le mani, perdendo i connotati umani e diventando preda del sua angoscia: il  suo cor-po, privo di capelli è deforme e sembra un extra-terre-stre. Il suo volto non ci consente di farci individuare nè il  sesso e nè l'età.L'abito che indossa è una veste scura che copre interamente il suo corpo; le sue labbra scure, le sue narici dilatate e gli occhi sbarrati, sono la testimo-nianza del terrore. A rimanere impassibili sono due figure umane che sono sorde al grido di dolore; esse sono col-locate ai margini del dipinto, quasi come se volessero uscire dal quadro. È in questo modo che Munch ci mani-festa in modo molto crudo e reale una metafora della fal-sità dei rapporti tra gli uomini. Un paesaggio surreale mostra il mare come una massa scura ed oleosa, il cielo, solcato da lingue di fuoco, e le nuvole che sembrano essere cariche di sangue.I colori con cui viene rappre-sentato il cielo è stato interpretato in termini simbolici, come l’urlo della natura facesse eco a quello dell’uomo.

Edvard Munch, L’urlo, 1893, olio, tempera, pastello su cartone, 91×73.5 cm,Galleria na-zionale, Oslo. Dimensi-oni:91×73,5 cm .Ubicazione: Galleria Nazionale, Oslo.
Edvard Munch, L’urlo, 1893, olio, tempera, pastello su cartone, 91×73.5 cm,Galleria na-zionale, Oslo. Dimensi-oni:91×73,5 cm .Ubicazione: Galleria Nazionale, Oslo.

Riguardo al tema fumo di tabacco anche Munck, da fu-matore, dipinse un quadro con un fumatore. In uno dei suoi 6 autoritratti c'è il famoso quadro "Autoritratto con sigaretta". E' un dipinto del 1895, in cui si osserva un Munch, vestito in modo elegante, intento a fumare una sigaretta che tiene tra le dita.L'alternarsi di zone più ni-tide e più sfocate dei colori blu e rossastro fa in modo da far staccare la figura dal fondo e dare l'impressione come comparisse improvvisamente dal nulla. Il colore è steso con tocchi energici e rapidi e il  bianco candore del pol-sino e del colletto danno il massimo risalto al viso e alla mano, che vengono illuminati da un fascio di luce. Il volto così illuminato si stacca dal corpo che invece tende a confondersi con il fondo.

Tra una boccata e l'altra di fumo, Munck appare avvol-to in  una nuvola di fumo di colore bluastro che sale len-tamente dalla manica destra fino alle tempie. La fronte è corrugata,le sopracciglia sono  arcuate,lo sguardo è fisso verso l'osservatore.Munck ritraendo se stesso sembra che sia alla ricerca di comprendere la propria immagine e la propria personalità. In effetti Munck come lui stesso diceva "I miei quadri sono i miei diari",per cui in quest'o-pera voleva dare sfogo alla propria interiorità,cioè voleva dare forma alle pieghe più profonde del proprio essere.

Edvard Munch, Autoritratto con sigaretta, 1895, olio su tela, 110.5 x 85.5 cm, National Gallery, Oslo.
Edvard Munch, Autoritratto con sigaretta, 1895, olio su tela, 110.5 x 85.5 cm, National Gallery, Oslo.

Nell'autunno del 1908 le condizioni di salute di Munch si deteriorarono, anche a causa della sua dipendenza dal-l'alcool.Lo stesso Munck scrisse:"ero al margine della fol-lia, sul punto di precipitare". Divenuto preda di devastanti allucinazioni e sentendosi perseguitato, decise di entrare in una casa di cura per disintossicarsi. Munch si cimentò anche nella pittura dei murales, decorando a Oslo una delle sale mensa dell'antica fabbrica di cioccolato Freia. Negli anni trenta e quaranta, la dittatura nazista disprez-zò le opere di Munch, definendole "arte degenerata". La stessa sorte toccò anche ad alcune opere di Picasso, Paul Klee, Matisse, Gauguin e di tanti altri artisti; in pra-tica si procedette  all'immediata rimozione di 82 opere di Munck, che erano esposte in alcuni musei tedeschi.Gli ultimi anni della sua vita li trascorse nella sua proprietà di Ekely, a Skøyen, Oslo. Gran parte dei suoi ultimi dipinti celebrano la bellezza della vita agreste; a posare per queste scene bucoliche, oltre ad alcune belle e giovani donne vi era anche il suo cavallo, Rousseau.Munch morì nella tenuta a Ekely il 23 gennaio 1944, appena un mese dopo il suo ottantesimo compleanno.Quasi tutte le sue o-pere furono acquisite da privati e tornarono in Norvegia. Alla sua morte,Munch donò alla città di Oslo tutte le sue opere rimanenti,che vennero raccolte in un museo appo-sitamente costruito, Museo Munch, inaugurato nel 1963.

 

 

 

Pablo Ruiz y Picasso, nato a Málaga nel 1881 e deceduto a Mougins nel 1973, è stato pittore, scultore, li-tografo e ceramista spagnolo di fama mondiale; egli vie-ne considerato uno dei protagonisti più noti della pittura del XX secolo.

Autoritratto di Pablo Ruiz y Picasso (Málaga,1881- Mougins,1973).Quest'opera fu dipinta nel 1901, durante il cosiddetto periodo blu, periodo in cui nelle opere a prevalere erano i toni blu. Dimensioni: 80 x 60 cm.Ubicazione Musée National Picasso,Parigi.
Autoritratto di Pablo Ruiz y Picasso (Málaga,1881- Mougins,1973).Quest'opera fu dipinta nel 1901, durante il cosiddetto periodo blu, periodo in cui nelle opere a prevalere erano i toni blu. Dimensioni: 80 x 60 cm.Ubicazione Musée National Picasso,Parigi.
Riguardo al fumo di tabacco Pablo Picasso non solo fu-mava, ma affermava che "Fumo e pittura sono tutt' uno".

Partendo dal 1901 lo stile pittorico di Picasso incominciò a presentare tratti originali e nuove soluzioni artistiche; in quell'anno, infatti, ha inizio il cosiddetto "periodo blu", che si protrae sino alla primavera del 1904. Questa fase artistica nacque come reazione al dolore provocato dalla morte suicida per il tradimento dell'amata, del caro amico Carlos Casagemas.Picasso stesso disse:"Quando mi re-si conto che Casagemas era morto, incominciai a dipin-gere in blu”.

I dipinti appartenenti al periodo blu sono sono dominati da toni freddi e spenti, affidati all'utilizzo monocromatico del colore blu, in tutte le sue possibili sfumature. Picasso mediante il colore blu, a cui attribuisce una dimensione di sacralità,colore freddo e impersonale e allo stesso tempo triste, ma bello ha voluto denunciare la progressiva deca-denza della società del tempo e trattare temi quali la povertà,la sofferenza,la malattia,la vecchiaia e l'invalidità.

All'età di 20 anni, cioè nel 1901 dipinse l'opera “Donna con sigaretta”, che raffigura una donna sola,dallo sgua-rdo triste e malinconico con una sigaretta ancora spenta tra le dita della mano. La donna è raffigurata con un colo-re del viso pallido e luminoso, con un atteggiamento psi-cologico come se aspettasse qualcuno o qualcosa oppu-re come se fosse ormai rassegnata.

Quest'opera fu dipinta durante il cosiddetto periodo blu, periodo in cui Picasso si concentrò nella produzione di o-pere nelle quali a prevalere erano i toni del blu.

Pablo Picasso: “Donna con sigaretta”, nel 1901.
Pablo Picasso: “Donna con sigaretta”, nel 1901.

Nel 1903 Picasso realizza il Ritratto di Benet Soler. Il soggetto ritratto nell'opera è Benet Soler, ricco sarto di Barcellona, molto amico del pittore, che oltre al ritratto gli ordinò altri dipinti. L'atmosfera della tela è cupa e il prota-gonista presenta un'espressione assente e malinconica, mentre fuma una lunga pipa.Anche in questo dipinto fa ricorso ad un impianto monocromatico azzurro in cui tra-spare la malinconia e l'inquietudine dell'artista. L'opera fu realizzata con olio su tela,misura cm 100 x 70.

Pablo Picasso(1881-1973)."Ritratto di Benet Soler".L'opera misura cm 100x70.È conser-vata al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo,Russia. Fotografia di Gennarino Borrello.
Pablo Picasso(1881-1973)."Ritratto di Benet Soler".L'opera misura cm 100x70.È conser-vata al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo,Russia. Fotografia di Gennarino Borrello.

Nell'aprile 1904, Picasso si recò per la quarta volta a Pa-rigi,ma questa volta vi si stabilì definitivamente.A Parigi si respirava un'aria nuova, piena di allegria e di spensiera-tezza. Lontano dai ricordi malinconici che lo avevano tur-bato per alcuni anni, il blu di Picasso cominciò lenta-mente a perdere la sua intensità, fino a sostituirsi ad una tenue tonalità rosata.

Dai critici questo periodo è stato definito periodo rosa.

In sintesi Picasso smise di usare il blu e adotta il colore rosa in tutte le sue sfumature dalle più tenue alle più in-tense;adesso all'eleganza del disegno, Picasso aggiun-geva la bellezza dei colori che fornivano un'atmosfera gioiosa, ingenua, giovanile.

 

Nel 1905 Pablo Picasso dipinse "Il Ragazzo con la pipa".E' un olio su tela che fa parte di una col-lezione privata di un collezionista parigino. La tela ritrae un ragazzo,conosciuto come il Petit Louis e che frequentava l'atelier del pittore, durante il suo soggiorno a Monmartre a Parigi. Quest'opera fu venduta nel 2004 per 104,2 milioni di dollari.

Pablo Picasso,nel 1905 dpinse "Il ragazzo con la pipa " olio su tela,99,7x81,3cm. Colle-zione privata Parigi.
Pablo Picasso,nel 1905 dpinse "Il ragazzo con la pipa " olio su tela,99,7x81,3cm. Colle-zione privata Parigi.

Nell'opera ai toni grigi della pelle del ragazzo,che fanno pensare ad un soggetto malaticcio, fa contrasto, in modo evidente, il colore rosa della corona di rose e il colore az-zurro del vestito.

Dopo questi periodi pittorici, Picasso mette in discussio- ne i concetti tradizionali dell’arte pittorica e passa al cubi-smo. Con il cubismo rinuncia alla rappresentazione figu-rativa classica e afferma un nuovo modo di percepire la realtà.Picasso,a proposito di fumo di tabacco, con questa nuova tecnica nel 1914, dipinse "Il fumatore" che è un tipico esempio di “collage cubista”, cioè una pittura rea-lizzata con zone dipinte e con un collage di pezzi di car-ta, di stoffa, etc. In quest'opera i colori sono abbinati e i toni dei colori sono bene intonati al tabacco e alla figura rappresentata,la quale in sintesi non appare come una fi-gura umana. Anche la pipa e il pacchetto di tabacco in questi dipinti sono rappresentati da forme geometriche. Nel 1968 Picasso dipinse il "Cavaliere con Pipa" con una tecnica che richiama ancora una volta quella cubi-sta. Il "Cavaliere con pipa" è stato acquistato ad un'asta di Sotheby's all'incredibile somma di per 30,9 milioni di dollari, partendo da una base d'asta di 18 milioni.

Pablo Picasso "Cavaliere con Pipa"del 1968.
Pablo Picasso "Cavaliere con Pipa"del 1968.
La fase cubista di Picasso durò circa 10 anni e cioè fino al 1917, quando vi fu una totale inversione di tendenza del suo stile, in quanto abbandonò la sperimentazione per passare ad una pittura più tradizionale. Il suo ritorno all'arte figuratività classica precedette di alcuni anni un simile fenomeno che si diffuse in tutta Europa, dopo la metà del 1920, segnando così la fine di tutti i movimenti e le correnti di sperimentazione di forme innovative sia nell'ambito pittorico,che letterario e musicale,cioè artisti-co in genere.

 

Pablo Picasso era impegnato politicamente, in quanto membro del partito comunista francese  e affermava: “Sì, io ho coscienza d’aver sempre lottato, con la mia pittura, da vero rivoluzionario”. A Parigi nel 1949 si svolge il pri-mo Congresso mondiale per la pace, dove confluirono  2.000 delegati provenienti da 72 Nazioni con l’intento di accogliere,dopo le atrocità della guerra,il messaggio del-la cultura della pace.Tra i delegati erano presenti il pre-mio per la fisica Frédéric Joliot-Curie,il pittore Henri Ma-tisse, il poeta Pablo Neruda, lo scienziato Albert Einstein. La delegazione italiana, guidata da Pietro Nenni era rap-presentata da Elio  Vittorini, Renato Guttuso, Salvatore Quasimodo,Natalia Ginzburg e Giorgio Einaudi. L’evento è rimasto celebre per il suo manifesto, ideato da Pablo Picasso, che per l’occasione, realizzò una delle sue più belle litografie: una colomba bianca, simile a quelle che da piccolo vedeva raffigurare da suo padre, anche lui pittore e che è diventata il simbolo universale della pace. Nello stesso anno, Picasso divenne  padre di una bambi-na, che l’artista e la madre, la pittrice francese Francoise Gilot, chiamano Paloma, colomba in spagnolo.

Il simbolo della colomba col ramoscello di ulivo è stato usato dai primi cristiani e in se-guito adottato come simbolo laico della pace.Questo simbolo della pace è stato reso po-polare da Picasso nel 1949, che in seguito lo ha disegnato più volte.
Il simbolo della colomba col ramoscello di ulivo è stato usato dai primi cristiani e in se-guito adottato come simbolo laico della pace.Questo simbolo della pace è stato reso po-polare da Picasso nel 1949, che in seguito lo ha disegnato più volte.
Fotografia di Pablo Picasso con la figlia chiamata Paloma, una colomba sulla testa e l'im-mancabile sigaretta.
Fotografia di Pablo Picasso con la figlia chiamata Paloma, una colomba sulla testa e l'im-mancabile sigaretta.

Nello stesso anno, Picasso divenne  padre di una bam-bina,che l’artista e la madre,la pittrice francese Francoise Gilot, chiamano Paloma, colomba in spagnolo.

 

Otto Dix, nato a Gera in Germania il 2 dicembre 1891 e deceduto a Singen il 25 luglio 1969,è stato un pittore tedesco, esponente di spicco della Nuova oggettività (in tedesco Neue Sachlichkeit), movimento artistico nato in Germania alla fine della prima guerra mondiale che coinvolse principalmente la pittura.  Il movi-mento aveva punti di contatto più o meno marcati con il realismo,il neo-classicismo,l'espressionismo,il dadaismo e il surrealismo.In particolare, il movimento nacque come reazione all'espressionismo,per cui questi artisti cerca-rono di rappresentare la realtà così come è; erano artisti disillusi e pieni di cinismo e di rassegnazione e volevano rappresentare le cose concrete con amara realtà, usan-do la pittura come una fredda macchina fotografica sulla società malata e corrotta. La Nuova oggettività terminò nel 1933, quando finita la Repubblica di Weimar, presero il potere i nazisti, che consideravano la Nuova oggettività come arte degenerata: fu in questa occasione che nu-merosi artisti emigrarono verso gli l’Inghilterra e soprat-tutto verso gli Stati Uniti.

Otto Dix nel 1909 entrò alla Scuola d'arti decorative di Dresda e più tardi all'Accademia di Belle Arti. A Dresda, visitò una mostra di Vincent van Gogh, e ne rimase affascinato.In questo periodo Dix iniziò a produrre i di-pinti con rappresentazioni di ex combattenti orribilmente mutilati, di prostitute, di mendicanti.

Nel 1912  dipinse uno dei suoi autoritratti. Nell'opera si vede una figura di un uomo con lo sguardo rivolto ver-so l'osservatore; è pensoso ed è come se avesse in mente le brutture della recente guerra che aveva lasciato lutti, mutilazioni e dsastri economici; il viso, colorato in rosso scuro, sta ad indiare fierezza e orgoglio; è avvolto da una enorme nuvola di fumo che espira dalla bocca, mentre tiene tra le dita una sigaretta accesa.Le pennella-te sono intense e decise, con colori scuri; un sottile fa-scio di luce bianca,demarca  la figura umana dallo sfon-do, che mostra numerose immagini,simboleggianti la ca-tastrofe della guerra.L'immagine della stella marina sotto la firma dell'autore sta a rappresentare l'invocazione dell' amore divino come guida e protezione.  

Otto Dix – Autoritratto, Olio su Tela 1912.
Otto Dix – Autoritratto, Olio su Tela 1912.

Nel 1922 Dix si trasferì a Düsseldorf, dove nella locale accademia perfezionò il suo tipico stile: un realismo acu-to, narrativo e morale, pieno di significati simbolici. Dix si mostrava estremamente critico nei confronti della società tedesca del tempo e le sue opere ne esprimevano gli aspetti più squallidi; tra questi, particolare enfasi è data al tema della guerra e alla conseguente emarginazione sociale dei reduci, temi sviluppati anche in ambito lette-rario da scrittori come Erich Maria Remarque. Come mo-delli usava spesso immagini reali di soldati sfigurati, raffigurando corpi squartati e decomposti in trincee e in campi di battaglia, servendosi di un realismo crudo e tra-gicamente impietoso per lanciare un violento atto d'ac-cusa contro la guerra. Al quel tempo, queste tele in Ger-mania causavano un turbamento tale che spesso veni-vano rimosse dai musei e dalle gallerie d'arte dove erano esposte. Un esempio a tal proposito è il caso del dipinto "La trincea": realizzato nel 1920 e ripetuto nel 1923, che fu acquistato da un Museo di Colonia nel 1923, ma venne restituito dal Direttore nel 1925 in seguito al giudizio negativo dei critici. L’esperienza disastrosa della guerra fece sì che il pittore abbracciasse il realismo espressionista,caratterizzato da una durezza di immagini e contenuti ancora ignoto all’avanguardia.

 

Nel 2026 Dix dipinse il “Ritratto della giornalista Sylvia von Harden” (1894-1963), che viene raffigurata con un viso triangolare,con il mento appuntito,capelli a taglio corto con frangia che le copre la fronte. Sull'occhio de-stro un monocolo;con una sigaretta fumante tra le lun-ghe dita di una enorme mano,è seduta davanti ad un ta-volino con sopra un cocktail, un pacchetto di sigarette e una scatola di fiammiferi.Il cocktail e le sigarette sono il simbolo dell'emancipazione femminile,mentre la calza abbassata sotto la gonna fa riferimento alla sessualità e al declino dei costumi della società dell’epoca. Chi era Sylvia von Halle? Era una scrittrice che durante gli anni venti aveva vissuto a Berlino e che aveva pubblicato due volumi di poesie nel 1920 e nel 1927. Ma essa sembra che sua divenuta famosa per il dipinto di Otto Dix intitola-to "Bildnis der Journalistin Sylvia von Harden".

Per inciso ricordo che questo dipinto è stato ricreato nelle scene di apertura e di chiusura del film "Cabaret" del 1972.

Nel 1959, la poetessa von Harden scrisse un articolo, "Erinnerungen an Otto Dix"" "Memorie di Otto Dix", in cui descrisse la genesi del famoso ritratto. Dix l'aveva incon-trata casualmente per la strada e avrebbe dichiarato: 'Devo dipingere voi! Devo semplicemente! ... Sei rappre-sentativo di un'intera epoca! "Così, si vuole dipingere i miei occhi poco brillanti, le mie orecchie ornate, il mio na-so lungo, le mie labbra sottili; vuoi dipingere le mie mani lunghe, e mie gambe corte, i miei piedi grandi, cose che possono solo spaventare la gente e deliziare nessu-no? "Ti sei brillantemente caratterizzato, e tutto ciò che po-rterà ad un ritratto rappresentativo di un'epoca che non riguarda la bellezza esteriore di una donna, ma piuttosto la sua condizione psicologica."

Il dipinto è un importante esempio del movimento Nuova Obiettività; è ora al Musée National d'Art Moderne, Al Centre Georges Pompidou di Parigi.

Otto Dix dipinto del 1926 initolato"Bildnis der Journalistin Sylvia von Harden".E' un im-portante esempio del movimento Nuova Obiettività.Ubicazione Musée National d'Art Mo- derne, Al Centre Georges Pompidou di Parigi.
Otto Dix dipinto del 1926 initolato"Bildnis der Journalistin Sylvia von Harden".E' un im-portante esempio del movimento Nuova Obiettività.Ubicazione Musée National d'Art Mo- derne, Al Centre Georges Pompidou di Parigi.

Nel 1925 Dix partecipò alla mostra della Nuova oggettività a Mannheim e nel 1927, dopo due an-ni di soggiorno a Berlino, fu chiamato a insegna-re all'Accademia di Dresda. Nel 1933, con la presa del potere da parte dei Nazisti, Dix fu considerato un artista degenerato,perse l'incarico di profes-sore all'Accademia di Dresda e gli venne proibito di esporre le proprie opere, alcune delle quali fu-rono esibite nell'esposizione nazista d'arte dege-nerata e furono poi bruciate.

Dopo la guerra si trasferì sul lago di Costanza, fu costretto a dedicarsi esclusivamente alla pittura di paesaggio, evitando i temi sociali. In quanto vete-rano pluridecorato della Prima guerra mondiale, allo scoppio della Seconda guerra mondiale Dix fu nuovamente richiamato nell'esercito tedesco; cat-turato dalle truppe francesi, fu rilasciato nel 1946.

Nel dopoguerra riprese l'attività artistica realiz-zando soprattutto allegorie religiose e scene di sofferenze legate alla guerra.

Otto Dix morì a Singen(Germania)il 25 luglio 1969.

 

Salvador Domingo Felipe Jacinto Dalí, conosciuto come Salvator Dalì è nato nel maggio del 1904 a Figueres (Spagna) ed è deceduto nella stessa città nel gennaio del 1989. E’ stato un pittore, scultore, scrittore, fotografo, cineasta, designer e sceneggiatore spagnolo. Era un abile pittore, ma anche un virtuosissimo disegna-tore. Sono celebri le immagini suggestive e bizzarre delle sue opere surrealiste. Il talento artistico di Dalí si espres-se in svariati ambiti, tra cui il cinema, la scultura e la fotografia,collaborando con  artisti di ogni settore. Face-va risalire il suo "amore per tutto ciò che è dorato ed eccessivo,la mia passione per il lusso e la mia predile-zione per gli abiti orientali "ad una "discendenza araba", sostenendo secondo una sua auto attribuzione che i suoi antenati discendessero dai Mori. Dalì era dotato di una grande immaginazione e con il vezzo di assumere at-teggiamenti stravaganti e questo irritava sia i suoi esti-matori che i  suoi detrattori,per i quali i suoi modi eccen-trici erano capaci di catturare l'attenzione più delle sue o- pere stesse.

Salvador Dalì è uno degli artisti più amati e ricercati dai galleristi,per il suo inconfondibi-le stile surrealista,eccentrico ed assai originale che ha caratterizzato la pittura del '900.
Salvador Dalì è uno degli artisti più amati e ricercati dai galleristi,per il suo inconfondibi-le stile surrealista,eccentrico ed assai originale che ha caratterizzato la pittura del '900.

A 16 anni si iscrisse all'Accademia di belle arti di San Fernando a Madrid. Durante il suo soggiorno a Parigi, in-contrò Pablo Picasso. La sua prima opera pittorica è in-trisa appunto di influenze futuriste, cubiste e soprattutto dell'opera di Picasso e anche di Giorgio De Chirico.

Il suo sodalizio artistico e intellettuale con Garcia Lorca e Luis Buñuel produsse alcuni lavori scenografici teatrali e cinematografici, come i 2 celebri film "Un chien andalou" e "L'âge d'or".

Dalí produsse più di 1500 opere surrealiste con immagini suggestive e bizzarre frutto  della sua irrefrenabile imma-ginazione. Sosteneva che avesse una discendenza ara-ba e in particolare che i suoi antenati discendessero dai Mori e per questo che aveva un amore sviscerato per tut-to ciò che è  dorato ed eccessivo,che avesse una passio-ne per il lusso e una predilezione per gli abiti orientali.

L'opera pittorica sottostante, "Autoritratto" del 1921, è un'opera giovanile, se si considera che aveva appena 17 anni. Egli appare come un uomo severo e autoritario con un grande cappello, con una elegante pipa tra i denti e con lo sguardo fisso rivolto verso lo spettatore.

In quest'opera comincia a delinearsi quella miscela pro-porzionata ed equilibrata di genialità e delirio, che ha ca-ratterizzato tutto il suo percorso artistico.

Salvador Dalì (1904-1989): Autoritratto, del 1921.Ubicazione Fondazione Salvator Dalì,  Figueras, Spagna.
Salvador Dalì (1904-1989): Autoritratto, del 1921.Ubicazione Fondazione Salvator Dalì, Figueras, Spagna.

 

Pierre Auguste Renoir, pittore francese, considerato uno dei massimi esponenti dell'impressionismo,nacque a Limoges nel 1841.Trasferitosi con la famiglia a Parigi, all' inizio studiò pittura su porcellana, successivamente fre-quentò la scuola di Charles Gleyre, dove fece la cono-scenza di Bazille, Sisley, Pissaro e Monet. Le sue opere sono uno specchio della vita bohemien della fine dell' Ottocento, pervasa dalla gioia di vivere, ma contestual-mente dalla ostentazione del vivere da poveri e per l'a-more per l’arte. Per “bohemien” si intende uno stile di vita anticonformista che fu adottato da molti pittori, scrittori e musicisti europei della fine dell'Ottocento e che vivevano nei quartieri poveri delle capitali europee,rifiutando i valo-ri imposti dai loro contemporanei.La passione per l’arte si associava con la promiscuità sessuale,con l’abuso di al-cool e droghe.

E’ stata l’opera lirica "La bohème" di Giacomo Puccini a rendere popolare questo movimento artistico.

Pierre Auguste Renoir (1841-1919): Autoritratto del 1876; olio su tela, 70,8 x 54,6 cm, Fogg Art Museum, Cambridge, Massachusetts, USA.
Pierre Auguste Renoir (1841-1919): Autoritratto del 1876; olio su tela, 70,8 x 54,6 cm, Fogg Art Museum, Cambridge, Massachusetts, USA.

Tra i numerosi autoritratti che sono stati dipinti nell'arco di tempo di circa 50 anni, presentiamo quello dell'opera soprastante che mostra un gio-vane Renoir di 35 anni,elegante con camicia bian-ca e foulard annodato; ha il pizzetto e i baffetti, con lo sguardo rivolto verso lo spettatore. Con i suoi colori vivaci Pierre-Auguste Renoir, mostra la sua predilezione per lo stile impressinista;tra gli artisti che adottano questo stile pittorico è uno dei più importanti rappresentanti. 

Nell'autoritratto sottostante, anche se permane sempre una buona resa dei lineamenti della figu-ra, si può osservare una modificazione della tecni-ca della pennellata dell'artista:dalle pennellate vi-gorose del primo autoritratto si passa alle  pen-nellate leggere,delicate e uniformi del quadro sot-tostante. In quest'opera viene raffigurato un Re-noir avanti con l'età. Su un fondo giallo, compare un uomo elegante, con camicia bianca e foulard annodato a farfalla,con occhi scuri e sguardo fisso verso lo spettatore; è uno sguardo penetrante e affascinante, che esprime interesse e curiosità.

Il suo amore per lo stile impressinista lo troviamo nella descrizione accurata dei dettagli come le borse palpebrali e le antiestetiche lesioni di colore giallognolo, che sono depositi di materiale lipidico e che si chiamano Xantelesmi.E' assai interessan-te anche la descrizione accurata della barba,di co-lore bianco grigiastro e in particolare la descri-zione dei baffi e della barba intorno alla bocca,che danneggiati dalla nicotina,assumono un colore rosso-mattone, tipico dei fumatori.   

Pierre-Auguste Renoir, Autoritratto, 1899.
Pierre-Auguste Renoir, Autoritratto, 1899.

Con Monet, che aveva conosciuto  nell'atelier del mae-stro Gleyre, stabilì un rapporto di fraterna amicizia. Que-sta amicizia fu di fondamentale importanza per la sua crescita umana e artistica. Spesso lavoravano assieme, seduti fianco a fianco per dipingere lo stesso soggetto, realizzando così opere quasi identiche ma che differiva-no per lo stile pittorico e per l'interpretazione.

Uno dei luoghi più amati da Renoir e da Monet era Ar-genteuil, ridente cittadina posta sulla riva destra della Senna.Presso questa località,legato allo stile pittorico im-pressionista, Renoir si recò parecchie volte e il dipinto "Monet che legge" risale proprio ad uno di questi sog-giorni. Con questo ritratto, Renoir ci mostra un momento di serenità, trascorso assieme a Monet, che ritrae mentre legge un giornale e fuma serenamente la sua pipa. Giovanna Rocchi così commenta questa opera: "Nono-stante l'apparente rapidità della pennellata, Renoir si sof-ferma a descrivere attentamente alcuni particolari, come la barba rossastra dell'amico e la pipa fumante, vivaciz-zando i colori scuri dei vestiti e dello sfondo con tocchi e filamenti di giallo e di rosso nella pipa e nel bracciolo della sedia. L'illuminazione dell'interno e della scena ac-centua il viso e la mano del personaggio ritratto, avvici-nandolo all' osservatore,con una messa a fuoco molto ravvicinata".

Piere Auguste Renoir:  "Monet che legge" del 1868. Olio su tela 61 x 50 cm. Museo Mar-mottan Monet, Parigi.
Piere Auguste Renoir: "Monet che legge" del 1868. Olio su tela 61 x 50 cm. Museo Mar-mottan Monet, Parigi.

Il dipinto "La fine della colazione" appartiene alla prima fase impressionista di Renoir. Eccezionale sono la bel-lezza e la vivacità cromatica dell'opera, in particolare so-no assai gradevoli gli accordi cromatici belli ed equilibrati tra i colori bianco, rosa, blu, verde e nero che appaiono leggeri e luminosi.Il dipinto rappresenta una scena di una prima colazione nel giardino del Cabaret, locale gestito da un certo Olivier a Montmartre. Per la realizzazione della figura femminile che è in primo piano, vestita in bianco luminoso, ha posato come modella l’attrice Ellen Andrée; l'altra donna è  verosimilmente Marguerite Le-grand, modella prediletta da Renoir; per rappresentare la figura maschile ha posato un fratello del pittore il gior-nalista Edmond Renoir. Sono seduti intorno ad un tavolo dove sono allocati due colorate tazzine da caffè, elegan-ti bottiglie di liquori, un bicchiere e una scatola di fiammi-feri. La  donna vestita di bianco ha un viso appagato e ha in mano un bicchierino di liquore. L'altra donna di bello aspetto, indossa un elegante vestito scuro e osserva con interesse il giovane, il quale, tutto intento ad accendersi una sigaretta, non si accorge ninimamente di essere os-servato.

Renoir (1879) “La fine della colazione”  è un dipinto realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1879, misura 100 x 82 cm. ed è custodito a Francoforte, Staedelsches Kunstinstitut.
Renoir (1879) “La fine della colazione” è un dipinto realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1879, misura 100 x 82 cm. ed è custodito a Francoforte, Staedelsches Kunstinstitut.

Renoir amava dipingere usando colori vivaci che danno al dipinto un senso di allegria. Cercava con le sue opere di diffondere la gioia di vivere, dipingendo in particolare frutti, giardini, fiori, donne, bambini, etc. 

I personaggi ritratti nelle sue opere risaltano sullo sfondo ma al tempo stesso sono fusi ad esso; in altri termini le ombre sono realizzate creando una tonalità soltanto più scura rispetto di quella del soggetto.Nell'"Uomo sulle scale" osserviamo la figura di un uomo elegante, che scende le scale mentre sereno e spensierato fuma una sigaretta e si lascia avvolgere nel fumo da essa prodotto.

Augusto Renoir (1841-1919) "Uomo sulle scale". Olio su tela.   Ubicazione    Museo Ermita-ge. San Pietroburgo, Russia. Fotografia di Gennarino Borrello
Augusto Renoir (1841-1919) "Uomo sulle scale". Olio su tela. Ubicazione Museo Ermita-ge. San Pietroburgo, Russia. Fotografia di Gennarino Borrello

Nel 1883 cominciò a sviluppare uno stile più personale. Egli abbandona lo stile "en plein air" e sviluppa un gusto per le figure umane, soprattutto nudi femminili.

Pierre-Auguste Renoir Le grandi bagnanti (1884-87) Philadelphia Museum of Art.
Pierre-Auguste Renoir Le grandi bagnanti (1884-87) Philadelphia Museum of Art.

La malattia però progredì inesorabilmente e lo costrinse alla immobilità. Finito su una sedia a rotelle, continuò a dipingere mediante l'utilizzo di pennelli dai lunghi manici. 

 

Nonostante la gravità dell’artrite reumatoide Re-noir continuò a dipingere e fu disposto persino a farsi legare i pennelli alla mano per poter dipinge-re ancora.

A causa della progressiva impotenza funzionale delle articolazioni delle mani nei primi anni del Novecento si trasferì anche su consiglio dei suoi medici a Cagnes-sur-Mer, sulla Costa Azzurra, do-ve nel 1908 acquistò la tenuta delle Collettes, con una villa abbarbicata su un colle con vista mare. Renoir trasse qualche giovamento per il clima mite della nuova residenza, tanto che continuò a esercitare la sua professione di pittore.

Le sue energie creative ebbero però  un tracollo anche a causa della morte dell'amata moglie Ali-ne. Ciononostante si impegnò a dissertare in mo-do accalappiante di arte,tanto che molti giovani artisti come Henri Matisse frequentarono con mol-to interesse il suo atelier.

Renoir morì, infine, il 3 dicembre 1919 nella sua villa a Cagnes.

È sepolto con tutta la famiglia nel cimitero di Es-soyes in Borgogna.

 

Jean Béraud nato a San Pietroburgo nel 1849 e de-ceduto a Parigi nel 1935 all'età di 86 ann, è sepolto nel cimitero Montparnasse; è stato un pittore di scuola im-pressinista. Dopo gli studi al liceo Condorcet di Parigi, seguì la strada delle arte figurative. Il  padre era stato un eccellente  scultore.

Jean Bèraud, natoa San Pieroburgonel 1849 e deceduto a Parigiil 1935 all'età di 86 ani, è stato un pittore di scuola impressionista;l'opera intitiolata "Autoritratto" è del 1909.
Jean Bèraud, natoa San Pieroburgonel 1849 e deceduto a Parigiil 1935 all'età di 86 ani, è stato un pittore di scuola impressionista;l'opera intitiolata "Autoritratto" è del 1909.

Fu allievo di Léon Bonnat all'École des beaux-arts. Iniziò la sua carriera come ritrattista, sotto l'influenza del suo maestro Bonnat, ma successivamente spostò la sua  at-tenzione artistica,verso la pittura impressionistica, per cui subì l'influenza della pittura di Edouard Manet, di Edgar Degas ed altri,i quali erano gli esponenti più im-portanti di questo stile pittorico. Con questo nuovo stile, Beraud dipinse numerosissimi quadri che riflettono gli aspetti della vita quotidiana della società parigina di quel-l'epoca. Il suo realismo gli permise di rappresentare con meticolosa precisione, ma anche con acume e con una certa ironia, le scene di vita quotidiana sia nell' ambienta-zione dei bistrot che nelle strade della città.

Nell'opera "Il Bevitore" del 1908,vengono rappresentati in un elegante bistrot,due soggetti  che bevono del vino bianco. L'uomo con la sigaretta tra le labbra, mesce  del vino da una caraffa in  un bicchiere; è palesemente stor-dito dall'alcool,con gli occhi bassi mentre la donna pen-sosa ha lo sguardo lontano; l'ambiente e i personaggi so-no le tipiche rappresentazioni dello stile pittorico impres-sionista,il quale in pratica è come se scattasse una foto-grafia su una  scena della vita quotidiana.

Jean Bèraud, natoa San Pieroburgonel 1849 e deceduto a Parigiil 1935 all'età di 86 ani, è stato un pittore di scuola impressionista; l'opera intitiolata "I bevitori"è del 1908. Collezione privata.
Jean Bèraud, natoa San Pieroburgonel 1849 e deceduto a Parigiil 1935 all'età di 86 ani, è stato un pittore di scuola impressionista; l'opera intitiolata "I bevitori"è del 1908. Collezione privata.

Nell'opera "Al Caffè" ancora una volta Jean Béraud, da attento osservatore della vita parigina, ripropone una scena della vita quotidiana in un elegante bistrot. Sono rappresentati due giovani,sereni e appagati,che passano il tempo bevendo e fumando. Nel dipinto si può osser-vare il contrasto di luce ed ombre ed i colori accesi e decisi che tratteggiano il volto, in particolare della giova-ne donna. Essi sono l’espressione dell'ambiente ovattato della borghesia parigina della Belle Époque; quest’epoca è densa di importanti invenzioni dell’inizio come l’illumi-nazione elettrica, le automobili, la radio,il vaccino contro la tubercolosi, il primo aereo e i raggi X. È un’epoca le-gata ad un grande sviluppo delle arti come il cinema con i fratelli Lumière;riguardo alla pittura in Francia si affermò l’Impressionismo con Renoir, Manet, Degas, Cézanne, Monet. In Italia, con il Manifesto di Filippo Tommaso Ma-rinetti nacque il Futurismo. Lo stile artistico che più di ogni altro ricorda la Belle Époque è tuttavia l’Art Nouveau che si diffuse in tutta Europa con nomi diversi in ogni Paese. Il rappresentante più famoso di questa corrente artistica è stato il pittore austriaco Gustav Klimt. In Italia l’Art Nouveau è conosciuta come “Stile Liberty”. Puccini nel 1896 mise sulle scene “La Bohème”, che sintetizza lo stile di vita bohémien e si caratterizza per la sfrenata passione per l'arte, assieme ad uno spiccato anticonfor-mismo, abuso di alcool e fumo di vario genere ed una ostentazione di una esistenza vissuta in povertà. 

Negli anni della Belle Époque il luogo di ritrovo degli artisti era Montmartre, il celebre quartiere di Parigi con il suo famoso locale di cabaret “Le Chat Noir”. In questo quartiere hanno vissuto  artisti come Renoir, Modigliani, Picasso, Henri de Toulouse-Lautrec. Inoltre, proprio in quegli anni, nacque il famoso balletto Can-can e a Parigi divennero famosi i cabaret "Folies Bergères" e "Moulin Rouge".

Tra i simboli della Belle Epoque c’è da ricordare il lus-suoso ed elegante "Orient Express", il treno che a co-minciare dal 2 maggio 1883 collegava Parigi con Costan-tinopoli (Instanbul).

In Italia erano gli anni de “Il Piacere” del poeta Gabriele D’Annunzio (1888) e in Inghilterra erano gli anni della re-gina Vittoria, dell’impero coloniale e del processo giu-diziario di Oscar Wilde. Il poeta era accusato per il reato di sodomia e si concluse con la condanna a due anni di reclusione che scontò presso in carcere di Reding. Il processo ebbe una risonanza internazionale, perché Wilde era già un poeta assai noto.

Jean Bèraud, natoa San Pieroburgonel 1849 e deceduto a Parigiil 1935 all'età di 86 ani, è stato un pittore di scuola impressionista;l'opera intitiolata"Au Cafè" è ubicata di belle ar-ti di Marsiglia.
Jean Bèraud, natoa San Pieroburgonel 1849 e deceduto a Parigiil 1935 all'età di 86 ani, è stato un pittore di scuola impressionista;l'opera intitiolata"Au Cafè" è ubicata di belle ar-ti di Marsiglia.

 

Ernst Ludwig Kirchner è stato un pittore e scultore tedesco. Nato il  6 maggio 1880, ad Aschaffenburg, Ger-mania e deceduto il 15 giugno 1938 a Davos, Svizzera. Da giovane mostrò interesse per l'arte africana, giappo- nese,per la pittura  tedesca del Cinquecento, per la scul-tura nera e polinesiana e anche per alcuni dei  pittori contemporanei come Paul Gauguin e Vincent van Gogh. All'età di 20 anni si iscrisse alla facoltà di architettura dell' Università di  Dresda, dove divenne amico di Erich He-ckel,Karl Schmidt-Rottluff e Fritz Bleyl, con i quali il 7 giu-gno 1905 fondò il gruppo Die Brücke, che in tedesco significa "il ponte", uno dei primi nuclei del famoso movi-mento artistico dell'espressionismo tedesco. Con questo nome intendevano gettare un ponte verso gli artistici che in quel momento erano in contrasto con l'arte dominante del tempo.

Ernest Ludwing Kirchner è staoun pittore e scultore tedesco. Nato il 6 maggio1880 ad Aschaffernburg, Gernmania e decedutoil 15 giugno a Davos Frauenkirk, Svizzera.
Ernest Ludwing Kirchner è staoun pittore e scultore tedesco. Nato il 6 maggio1880 ad Aschaffernburg, Gernmania e decedutoil 15 giugno a Davos Frauenkirk, Svizzera.

Kirchner in quel periodo si dedicò alla riproducono di paesaggi e ritratti, con contorni marcati e colori accesi. Successivamente il suo stile si modifca; le sue opere ri-producono temi di attualità e i contorni divengono sem-pre più deformi.All'età di 30 anni si trasferì a Berlino, do-ve entrò in contatto con i pittori con i quali fordò la cele-bre corrente artistica chiamata Blaue Reiter, il Cavaliere azzurro.Questa corrente pittorica aveva un fondamentale senso lirico e gioioso della vita. Successivamente tra-sferitosi a Monaco, cominciò a produrre scene di strada, scene di cabaret, ritratti dalla pennellata decisa e marca-ta; il suo stile si caratterizzò per le deformazioni violente e i ritmi convulsi che lo avvicinarono ai nuovi movimenti artistici, come il cubismo e l’art nouveau.Oltre ai paesag-gi e ai ritratti, cominciò a  dipingere immagini urbane, con colori vigorosi e con energiche pennellate tipiche di  Van Gogh. Nel 1913 il suo stile si modifica ancora e il movimento pittorico da lui fondato il Die Brücke si sciolse a causa di forti contrasti e rivalità sorte all'interno del movimento.

Quando scoppiò la prima guerra mondiale nel 1915,si ar-

ruolò nell'esercito tedesco, ma la guerra sconvolse il suo sistema nervoso e cadde in una severa depressione, di cui non si risollevò mai completamente.La malattia in-fluenzò non solo il suo benessere fisico ma anche il suo stile pittorico. Alla fine della guerra si trasferì a Svizzera a  Davos, dove la sua depressione continuò a persegui-tarlo,malgrado godesse di una crescente fama per le sue esposizioni personali.In Svizzera,a contatto con le bellez-ze del paesaggio alpino, il suo  espressionismo virò ver-so uno stile che diventò sempre più astratto.

La vita del pittore venne turbata dal fatto che durante il periodo nazista in Germania, centinaia dei suoi quadri fu-

rono sequestrati e rimossi dai musei; addirittura alcune sue opere furono dapprima inserite nella mostra diffama-toria "Entartete Kunst", in tedesco "Arte degenerata", del 1937 e poi addirittura distrutte. Questi avvenimenti, a cui si aggiunse anche un peggioramento delle sue condizio-ni fisiche, provocarono in lui una forte depressione psichica, per cui il 15 giugno 1938, decise di togliersi la vita.

Kirchner è uno dei fondatori dei primi nuclei dell’espres-sionismo tedesco.L'espressionismo era una corrente pittorica, ricca di contenuti sociali e drammatici che in Germania si chiamava Die Brucke (il Ponte) e in Francia Les Fauves (le Belve). Tale corrente artistica  rifiutava il concetto di una pittura tesa al piacere del senso vista spostando la visione dall'occhio alla interiorità più profon-da dell'animo umano. In altri termini l'occhio è solo un mezzo che consente di giungere all'interno, dove la visio-ne interagisce con la sensibilità psicologica dell'osserva-tore. 

Al contrario l'Impressionismo è legato alla realtà esterio-re,che coglie gli effetti di luce e colori che rendono pia-cevole e interessante uno sguardo sul mondo esterno. Kirchner amava utilizzare pennellate decise con  tratti violenti, colori brillanti.

Riguardo al fumo di tabacco, lui stesso grande fumatore di tabacco, dipinse numerose opere dove comparivano soggetti con la sigaretta tra le labbra.

Nel 1913 dipinse “Erna con sigaretta”.  

In quest'opera il suo stile si caratterizza per una partico-lare energia e drammaticità.

La donna protagonista di questo dipinto è seduta ad una tavola imbandita per la prima colazione; ha lo sguardo fisso rivolto verso il basso e sembra più interessata  a fumare la sigaretta che ha tra le labbra, che a consumare la colazione; lo spazio circostante intorno alla donna non è ben definito.Le pennellate in quest'opera si caratteriz-zano per uno stile violento e con ritmi convulsi che li avvicinano ai nuovi movimenti artistici,tra cui il cubismo.  

Ernest Ludwing Kirchner è stato un pittore e scultore tedesco (1880-1938)"Erma con si-garetta" del 1913. ubicazione: Galleria statale di arte moderna.
Ernest Ludwing Kirchner è stato un pittore e scultore tedesco (1880-1938)"Erma con si-garetta" del 1913. ubicazione: Galleria statale di arte moderna.

 

Lucian Freudpittore tedesco naturalizzato inglese, nipote del famoso psicoanalista austriaco Sigmund Freud, nacque nel 1922 a Berlino (Germania) e morì a Londra nel 2011E' ritenuto uno dei più grandi ritrat-tisti figurativi degli ultimi decenni. 

Lucian Freud: "Autoritratto" del 1985,olio su tela,55,9 x 55,3 cm:Collezione Privata.Pre-stito all'Irish Museum of Modern art. The Lucian Freud Archives/Bridgerman Images.
Lucian Freud: "Autoritratto" del 1985,olio su tela,55,9 x 55,3 cm:Collezione Privata.Pre-stito all'Irish Museum of Modern art. The Lucian Freud Archives/Bridgerman Images.

I volti dei suoi personaggi sono ritratti con un realismo esasperato. Cerca di cogliere il soggetto nella sua realtà con i suoi pregi e i suoi difetti. Nelle sue tele ritraeva, con un'attenzione quasi maniacale, i corpi nudi delle sue tan-te modelle,i volti dei suoi personaggi,scavati in un rea-lismo neo-espressionista che era il suo tratto distintivo.

Aveva un amore morboso nei confronti degli eccessi: nelle sue opere prediligeva da una parte la ricca borghe-sia inglese,compresa la regina Elisabetta II,gli artisti più affermati e facoltosi collezionisti,dall’altra malviventi,dro-gati,prostitute e anche oggetti di vita quotidiana,come i fiori,le piante d'appartamento e alcuni animali. La presen-za di cani nelle sue composizioni non è rara e spesso dipingeva il cane assieme con il suo padrone.

Riguardo alle rappresentazioni sul fumo, dipinse "Ragaz-zo che fuma".Lucian Freud dipinse questo quadro intorno al 1950-1951; esso raffigura un giovane che fuma una si-garetta. 

Lucian Freud (1922-2011):"Ragazzo che fuma" del 1950-51.
Lucian Freud (1922-2011):"Ragazzo che fuma" del 1950-51.

Un altro esempio è "Ritratto di uomo che fuma" del 1987.Nell'opera viene raffigurato un anziano signore che fuma la pipa.Nei suoi ritratti enfatiz-zando le rughe del viso,le pieghe del corpo e i suoi difetti,cerca di far emergere l’interiorità dei suoi modelli, senza curarsi dunque di abbellirne l’ aspetto fisico.Freud stesso diceva"Voglio che il di-pinto sia fatto di carne,i miei ritratti devono esse-sere ritratti di persone,non simili alle persone". "Per quel che mi riguarda il dipinto è la persona. Voglio che faccia la stessa impressione della car-ne".

Lucian Freud (1922-2011):"Ritratto di uomo che fuma" del 1987. Ubicazione: Collezione privata..
Lucian Freud (1922-2011):"Ritratto di uomo che fuma" del 1987. Ubicazione: Collezione privata..

 

Fernando Botero Angulo, nato a  Medellín (Co-lombia) nel 1932, è un noto pittore e scultore colom-biano. A 16 anni già disegna le illustrazioni per i supple-menti del giornale più importante della sua città natale, "El Colombiano". Nel 1948 espose per la prima volta a Medellín e nel 1951 la prima "personale" a Bogotá. Se-condo Botero l'arte deve dare all'uomo momenti di felici-tà,deve essere un rifugio di esistenza straordinaria, com-plementare a quella quotidiana.Caratteristica della sua pittura è l'insolita rotondità dei suoi personaggi,che ac-quistano forme singolari, quasi irreali.

Autoritratto di Fernando Botero Angulo, nato a  Medellín (Co-lombia) nel 1932.
Autoritratto di Fernando Botero Angulo, nato a Medellín (Co-lombia) nel 1932.

Poichè le rappresentazioni pittoriche sul fumo di tabacco sono presenti in ogni corrente pittorica  dall’Impressioni- smo fino ai giorni nostri, anche Botero ha ritratto sia sog-getti maschili che femminili nell'atto di fumare il tabacco.

Ferdinando Botero (Medellin 1932 )"Uomo seduto" del 1980, acquarello su carta 166 x 115 cm. Galleria Veranneman ,Bruxelles.
Ferdinando Botero (Medellin 1932 )"Uomo seduto" del 1980, acquarello su carta 166 x 115 cm. Galleria Veranneman ,Bruxelles.
Ferdinando Botero "L'uomo che fuma" del 1999.
Ferdinando Botero "L'uomo che fuma" del 1999.
Ferdinando Botero, Medellin 1932:  uomo con sigaretta fumante.
Ferdinando Botero, Medellin 1932: uomo con sigaretta fumante.

Alcuni esempi di opere che ritraggono fumatori di sesso femminile sono "La Colombiana" e "La Spagnola". L'ope-ra "La Spagnola", sotto rappresentata, fu eseguita nel 1986 e mostra una giovane donna che sempre con il suo classico stile di irreale rotondità è intenta a fumare una sigaretta.

Ferdinando Botero (Medellin 1932 ) "La Spagnola"  del 1986.
Ferdinando Botero (Medellin 1932 ) "La Spagnola" del 1986.

 

 

Aldo Renato Guttuso (Bagheria 1911-Roma 1987),pittore italiano.Durante l'adolescenza frequen-tò lo studio del pittore futurista Pippo Rizzo e gli ambienti artistici di Palermo. A diciassettenne partecipò alla sua prima mostra collettiva a Palermo.La sua arte,l egata alla pittura neorealista e espressionista si caratterizzò anche per un forte impegno sociale, con esperienze politiche da senatore del Partito Comunista Italiano.

Il dipinto che gli diede molta fama fu "La Crocifissione" del 1940. L’opera fu contestata sia da parte della Chiesa, che da parte del partito fascista, perchè sotto l’apparen-za dell'opera sacra,venivano denunciate le brutture della guerra. Di questo quadro, Guttuso scrisse nel suo Diario che è "...il simbolo di tutti coloro che subiscono oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee" con il quale al Premio Bergamo siglava la sua nuova stagione.

Nel 1971 disegnò il drappellone del Palio di Siena, che si corse il 16 agosto; nel 1972 dipinse I funerali di Togliatti, che diventò opera-manifesto della pittura comunista e antifascista del secondo dopoguerra.

Nel 1974 è invece il celebre dipinto dedicato alla Vucciria di Palermo.

In sintesi possiamo affermare che con un tratto deciso e con un forte cromatismo descrisse perso-naggi segnati dalla fatica,ma che esprimevano una orgogliosa dignità.

 

Il motivo del fumo  di sigaretta ha accompagnato tutta la vita artistica di Renato Guttuso; a tal proposito sono assai noti gli autoritratti e la serie dei fumatori. L’atto di fumare, che Guttuso dipinge con colori accesi e forti, sembra che rappresenti per Lui una valvola di sfogo per combattere lo stress della vita quotidiana.

Aldo Renato Guttuso (Bagheria 1911-Roma1987). "Autoritratto" del 1975.
Aldo Renato Guttuso (Bagheria 1911-Roma1987). "Autoritratto" del 1975.
 Renato Guttuso  (Bagheria 1911-Roma1987). "L’Atelier", del 1975.
Renato Guttuso (Bagheria 1911-Roma1987). "L’Atelier", del 1975.

 

Giovan Battista Rotella, pittore e grafico, nato nel 1947 a Gimigliano (Catanzaro). Nella vita Rotella si è di-stinto anche come uomo impegnato e sensibile ai proble-mi sociali.

A 23 anni, prima presentazione pubblica delle sue opere e a 33 anni esposizione a Venezia alla galleria "Il Tra-ghetto". I contatti con il maestro, Ernesto Treccani gli consentirono di realizzare nel 1979 un manifesto che Treccani definì “umano e gentile“. Nello stesso anno fu allestita una personale nelle sede romana della rivista di Carlo Bo "Prospettive nel mondo". Con la presentazione del catalogo da parte di Domenico Guzzi,la mostra fu inaugurata da Amintore Fanfani; in quella occasione co-nobbe Ugo Attardi e Gastone Breddo, con i quali strinse una solida amicizia. 

Un’antologica, tenuta nel Palazzo del Comune di Sove-rato (Catanzaro), concluse un ciclo artistico interamente dedicato al mondo femminile fatto di “schiave, fate e lussuriose amanti, fanciulle perdute senza sapere ancora in che cosa consista fino in fondo irrimediabilmente la perdizione"  (Marcello Venturoli).

A metà degli anni ’90 diede  inizio ad un ciclo di opere “Immagini d’autore“ e poi “Itinerario di una esistenza“. Comincia così un’attività di grande intensità che lo porta a partecipare a importanti manifestazioni artistiche italia-ne.

Nel 1997 riceve dal critico d'arte Vittorio Sgarbi il “Premio alla carriera" con la motivazione “Per le favole naturali-stiche che, dalla forma all’orma, si fanno memoria e lon-tananza nel desiderio“.

Giovan Battista Rotella, "Autoritratto" del 1982: Ubicazione: collezione privata dell'arti-sta.
Giovan Battista Rotella, "Autoritratto" del 1982: Ubicazione: collezione privata dell'arti-sta.

Negli anni successivi le sue opere sono la sintesi della sua enciclopedica cultura, riguardante la poesia, la storia dell'arte, con i suoi protagonisti, con i suoi capolavori, ma anche riguardante soggetti dei fumetti, protagonisti della cultura popolare come Tex Willer e DiabolicK. Tutti gli e- lementi della storia dell'arte e della vita quotidiana ven-gono riprodotti con tecnica scaltrita, sotto la forma pitto-rica di francobolli accartocciati, strappati, di brandelli di lettere.

Per completare la conoscenza sull'arte di Rotella,può es-sere utile consultare il volume del critico d'arte Paolo Le-vi, edito da Rubettino "Giovan Battista Rotella. L'arte della Memoria". Nell'introduzione Paolo Levi dice: "Nell' epoca della velocità fragorosa, Rotella attua un gesto e-stetico di adagio, recuperando idiomi della storia e quasi un'icona omnicomprensiva della tradizione: il francobol-lo". Rotella utilizza il francobollo, le lettere e le cartoline postali che negli anni passati erano l'unico mezzo capa-ce di farci comunicare, per commemorare eventi storici, personaggi.

La memoria del passato attraverso la filatelia,unico mezzo,all'epoca,per comunicare.Con certosina accuratezza dipinge personaggi come Botero,il pittore delle forme grosse,l'attri -ce Duse"la divina",l'eccentrica pittrice polacca De Lempicka,etc.
La memoria del passato attraverso la filatelia,unico mezzo,all'epoca,per comunicare.Con certosina accuratezza dipinge personaggi come Botero,il pittore delle forme grosse,l'attri -ce Duse"la divina",l'eccentrica pittrice polacca De Lempicka,etc.
Un esempio di questo nuovo modello di arte pittorica vie-ne proposto nell'opera sottostante del 2009,dove è dipin-ta una lettera indirizzata a Lucian Freud, che è un omag-gio al suo ispiratore artistico; la destinazione della lettera è Londra con una croce sopra, a testimonianza della per-secuzione nazista subita, per le sue origini ebreo-tede-sche. Sulla busta con tonalità ingiallita, timbrature, mano-scritti da non piegare, scritte di vario genere e i franco-bolli di Puccini, Manzoni e Modigliani, 3 prestigiosi italia- ni, rappresentanti della nostra cultura in tema di Musica, di Letteratura e di Arte figurative.
Giovan Battista Rotella:"A Mister Freud"del 2009, olio su tela100x120.Ubicazione: colle-zione privata.
Giovan Battista Rotella:"A Mister Freud"del 2009, olio su tela100x120.Ubicazione: colle-zione privata.

Di lui Marcello Venturoli scrisse:"... questo pittore del Sud, acceso eppure languido, aggressivo e ro-mantico che affronta la natura con …siloniana de-cisione, quasi mai propenso a fermarsi al momen-to giusto e sempre ricominciando d’accapo nelle dosi tra forma e contenuto, tra contemplazione e sesso, tra protesta e accettazione di un esistente un pò catastrofico per dirla col Foscolo “fino a che il sole risplenderà sulle sciagure umane”.

Nel dittico, ossia nella coppia di opere sottostanti "L'autunno e la Primavera",l'autore mostra i tracci e le foglie della vite durante il suo ciclo vegetativo annuale; esse sono un inno alla bellezza e ai colori della natura delle colline dove l'artista è nato. In questi due  dipinti, il Pittore è riuscito a farci godere dei cambiamenti dei colore della pianta.Il dipinto a si-

nistra mostra,con maniacale accuratezza,la vite in autunno con i rami secchi e le foglie che,perdendo la clorofilla, assumono un colore che va dal mar-roncino al giallo-rosso.Il dipinto a destra mostra le foglie che, con il risveglio vegetativo primaverile, si rivestono di verde.

Giovan Battista Rotella: "L'autunno e la Primavera"del 1992.Ubicazione collezione priva-ta.
Giovan Battista Rotella: "L'autunno e la Primavera"del 1992.Ubicazione collezione priva-ta.

La sua ampia produzione comprende numerosi dipinti e acquarelli che sono stati presentati a tante mostre perso-nali e fiere d’arte italiane e estere.I giornali,le riviste spe-cializzate,le televisioni private e Pubbliche come la Radio Televisione Italiana,hanno realizzato ampi servizi ed hanno espresso giudizi assai lusinghieri sulla sua opera, definendola innovatrice,fuori dagli schemi classici,ma con la presenza sempre costante del suo spirito ribelle, ma sensibile,che è capace di rendere bello e gradevole tutto quello che osserva.

Da fumatore di sigarette, ha trattato, come hanno fatto quasi tutti i grandi artisti, il tema del fumo di tabacco. Nel 1982 ha dipinto l'autoritratto. Nell'opera che è un capola-voro,su uno sfondo verde, con colori vivaci e aggressivi è rappresentato il suo volto, mentre avvicina una sigaretta di tabacco alle labbra.Due grandi occhi con uno sguardo dolce ma contestualmente critico, come se lui, da uomo sensibile e socialmente impegnato, volesse rimproverarci di qualcosa.

Un'altra opera che tratta il tema del fumo di tabacco è "La notte del pittore", prodotta nel 1984. Sono raffigura-ti due personaggi, una donna ed un uomo, nell'atto di fu-mare una sigaretta. La donna, su uno sfondo blu, è vesti-ta di blu; come è consuetudine dell'artista, ella è la prota-gonista indiscussa  della scena; ha una sigaretta ancora spenta tra le dita della mano destra; appare pensosa e tormentata, con lo sguardo rivolto verso l'osservatore; sembra volerci inviare il messaggio che il fumo nuoce alla salute e rilevarci il suo proposito a non accendere la sigaretta o di accendere l'ultima sigaretta e porre così fi-ne a questa quotidiana dipendenza.

Il soggetto maschile,dipinto con una tonalità rosata,inten-to ad accendere la sigaretta con un accendino che gli il-lumina le gote, mostra sicurezza e  una forte tendenza all' ottimismo.

L'opera appare come un omaggio a Picasso, se si consi-dera l'utilizzo monocromatico del colore blu, con tutte le sue sfumature per simboleggiare la saggezza e la ten-denza alla riflessione del personaggio femminile, mentre l'utilizzo del colore rosato per simboleggiare la gioia e il compiacimento del personaggio maschile.

Giovan Battista Rotella: "La notte del pittore",olio su teladel 1984, ubicazione collezione privata.
Giovan Battista Rotella: "La notte del pittore",olio su teladel 1984, ubicazione collezione privata.

 

Alejandro Pereyra, nato a San Isidro, Buenos Aires nel 1970, è materano d’adozione; artrista poliedrico in quanto annovera un curriculum di musicista, fotografo e videomaker; inoltre tra i suoi interessi culturali vi è il cinema, di cui è un competente cinefilo. La sua at-tenzione è rivolta ai film che hanno fatto epoca, e alla storia del cinema.Negli ultimi anni ha sviluppato la sua passione per la tecnica del papier collé,cioè per la tecnica del collage che prevede l’accostamento di pezzi di carta ricavati da quotidiani, periodici o manifesti pubblicitari di tutto il mondo. 

Alejandro Pereira, artista argentino, materano di adozione,ha sviluppato negli ultimi an-ni la sua passione per la tecnica del Papier collè,collage che prevede l'accostamento di pezzi di carta ricavati da quotidiani,periodici e manifesti pubblicitari,etc.
Alejandro Pereira, artista argentino, materano di adozione,ha sviluppato negli ultimi an-ni la sua passione per la tecnica del Papier collè,collage che prevede l'accostamento di pezzi di carta ricavati da quotidiani,periodici e manifesti pubblicitari,etc.

In sintesi è un pittore che dipinge, adottando la tecnica dei cubisti, come Pablo Picasso, Georges Braque, Juan Gris e Mimmo Rotella, i quali utiliz-zavano pezzi di carta di varia provenienza e li in-collavano con perizia sulla tela. Pereira ha realiz-zato i volti di personaggi noti, come Marylin Mon-roe, Sofia Loren, Pasolini, Mastroianni, Che Gue-vara, Julio Cortázar, Totò, Massimo Troisi, Grucho Marx. Sul disegno fatto a carboncino e/o a pastel-lo di questi personaggi vengono incollati con sa-piente accuratezza e con un attento accostamen-to,alcuni pezzi di carta di giornale, di carta da pa-rati,etc.Nell'esempio dell'opera sottostante,realiz-zata appunto con la tecnica del collage, viene rap-presentato Grucho Marx, attore comico e scrittore americano,con il suo amato ed enorme sigaro che utilizzava,oltre che nella vita privata, quasi come uno strumento di scena.

Alejandro Pereira, pittore argentino.L'opera"Groucho Marx" è esposta presso l'osteria dei sassi di Matera. Fotografia per la cortesia dell'arch. Pasquale Truglia.
Alejandro Pereira, pittore argentino.L'opera"Groucho Marx" è esposta presso l'osteria dei sassi di Matera. Fotografia per la cortesia dell'arch. Pasquale Truglia.

 

CONCLUSIONI 

 

La pratica del fumo di vari tipi di foglie vegetali risale ai primordi di tutte le popolazioni che hanno abitato il npstro pianeta. Il fumo producendo effetti narcotici, allucinatori  ed eccitanti,ha da sempre favorito la pratica religiosa presso tutte le civiltà dell'antichità; c'è stato sempre in sostanza un imperioso bisogno di fumare come pratica religiosa e propiziatoria.

 

Ci sono testimonianze che già i popoli dell'età del bronzo e cioè gli uomini vissuti 5.000 anni fa, assumevano il fumo attraverso l'uso di pipe di varia foggia.

L’arte pittorica comincia ad interessarsi al fumo di ta-bacco dopo la scoperta dell’America avvenuta nel 1492, quando iniziò, seppur tra alterne vicende, la sua inarre- stabile diffusione nella società europea. Le prime opere pittoriche che ritraggono i fumatori risalgono dunque alla fine del '500 e sono quasi tutte attribuite a pittori pro-venienti nell’area dei Paesi Bassi come Hals, Brouwer, Teniers, Von Ostade, Jordaens, Bailly, Hendriks, Quinkhard, Van Gogh, etc.

Perché i Paesi Bassi? Perché, tra la fine del XVI sec e l'inizio del XVII sec, l’Olonda si era  resa indipendente dalla dominazione spagnola e si era dato un ordina-mento politico di tipo democratico,aveva favorito la liber-tà religiosa,aveva favorito l’attività imprenditoriale, e ave-va espanso l’attività commerciale. Tutte condizioni che diedero un forte impulso al commercio, alle scienze e alle arti olandesi, le quali  furono tra le più apprezzate nel mondo occidentale, al punto che questo periodo  fu de-finito età dell'oro dei paesi bassi.

Anche se in quel periodo non era proibito fumare, il fumo e i fumatori  non erano però ben visti ne dai Religiosi e ne dalla Borghesia.Per questa ragione le prime opere sui fumatori,rappresentavano soggetti appartenenti alle clas-si meno abbienti, spesso con un aspetto deforme e u- briachi, che frequentavano feste popolari o luoghi degra-dati, taverne, etc. Il fumo abbinato alla povertà divenne il tema dominante in tutte le opere pittoriche eseguite in a quei tempi.

In sintesi i primi artisti olandesi orientarono le loro opere verso la pittura di genere, verso le immagini della vita di tutti i giorni, la natura morta e la ritrattistica. 

Al contrario nei paesi di cultura cattolica l'iconografia pre-dominante era quella religiosa e mitologica.

Nel corso del Seicento si affermò anche l’idea che lega il fumo alla caducità delle cose umane ed allo scorrere del tempo, tanto che la pipa inizia ad entrare come simbolo-gia nelle nature morte aventi come tema pittorico la va-nitas. Una delle opere più celebri legate a questo tema, è la "Vanitas" del 1640 del pittore Stedelijk (1612-1656); in quest'opera compaiono la candela spenta, il teschio, la conchiglia, etc, oltre alle lunghe pipe bianche come sim-bolo della caducità delle cose umane.

Con il passare del tempo le opere che hanno come tema il fumo di tabacco non sono ambientate nelle taverne e nelle osterie, luogo di svago e di allegria, ma nei caffè, luogo di aggregazione, di conversazione, di riflessione, di condivisione dei tanti problemi della vita sociale; in altri termini vengono rappresentati personaggi che frequen-tano i salotti intellettuali. Quindi vengono rappresentate scene di dialogo, di scambi culturali e di opinione nei salotti buoni della città o nei caffè, dove le persone di-scutendo bevono e fumano.

 

Nel XIX, XX e XXI secolo il fumo di tabacco diviene un' abitudine assai diffusa tra gli artisti. Fumare, come di legge nel sonetto del poeta e scrittore francese Charles Baudelaire (1821-1867) dedicato alla pipa, "ha il potere incantatorio e fascinoso di alleviare il dolore: l’anima è come ammaliata dalla avviluppante "rete mobile e cilestrina" delle spiraliformi esalazioni del tabacco "in fiamme".

Nella famosa raccolta “I Fiori del Male”, il poeta Charles Baudelaire dedica una poesia alla pipa, fedele amica dei percorsi di scrittura di tanti autori. Compagna ideale per rilassarsi alla tastiera, la pipa fa parte del mondo del fumo lento, distante anni luce da quello delle sigarette. Per fortuna, oserei dire. Già la definizione fumo lento fa capire il perché la pipa si possa sposare bene con l’attività di un autore.

 

La pipa

"Sono la pipa di uno scrittore:
con questa faccia
S’Abissina o Cafra, si vede
che il padrone è un gran fumatore!

Se lui è pieno di dolore,
fumo come la capanna
dove si cucina
per il contadino che ritorna.

Come gli allaccio e cullo l’anima
nella rete azzurra e mobile
che sale dalla mia bocca di fuoco!

E che dittamo potente effondo
per affascinargli il cuore e guarirgli
lo spirito dalle fatiche!"

 

Degas, Manet, Renoir, van Gogh, Cezanne, Picasso, Freud, Dalì, Botero, Guttuso, G.B. Rotella, Pereyra ed altri, cioè i più illustri rappresentanti della pittura dei secoli XIX, XX e XXI, loro stessi grandi fumatori, hanno tutti rappresentato nelle loro opere i fumatori, con pipa, con sigaro e infine con la sigaretta.

Non mancano esempi in cui rimane intatto il significato primario di "vanitas" come nel dipinto il "Teschio con si-garetta accesa" di Van Gogh. L'opera mostra un teschio, sullo sfondo nero  che è il simbolo universale dello scor-rere del tempo, della fugacità della vita, della caducità dell' esistenza umana e dell'ineluttabilità della morte.

Il teschio con il suo accenno ad un ghigno sardonico e con la sigaretta accesa,dalla quale si eleva un lieve filo di fumo, sembra inviare un severo consiglio a smettere di fumare. 

Vi sono artisti che mettono in evidenza la partico-lare condizione del fumatore,che appare rasse-gnato e cosciente di essere stritolato nelle spi-re della dipendenza, come ad esempio nell' auto-ritratto di Guttuso, dove l'artista tiene in alto una mano con una sigaretta accesa tra le dita, come atto di consapevole sottomissione.

 

Lungi dal pensare di essere stato esaustivo, per una più approfondita conoscenza sull'argomento,rimandiamo alla consultazione di pubblicazioni come ad esempio il testo "TABACCO E FUMO NELLA PITTURA" di Luigi SALERNO.

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Oper.medici e tecnici dell' U.O. di Cardiologia Riabili-tativa dell' Az. Osp. Mater Domini Catanzaro.
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