QUANDO DEVONO ESSERE

 

SOMMINISTRATI I FARMACI

 

ANTIPERTENSIVI?

 

 

Numerosi studi clinici hanno dimostrato che il rischio di eventi cardiova-scolari maggiori aumenta con gli incrementi della pressione arteriosa nottur-na rispetto agli incre-menti della pressione ar-teriosa diurna. Da qui è nata l'i potesi che per ri-durre il rischio cardiovascolare è più importante modificare la pressione arteriosa notturna rispetto alla pressione arteriosa diurna e quindi assumere la terapia farmacologica alla sera piuttosto che al mattino.

 

Nella pratica però la maggior parte dei pazienti ipertesi assume la terapia al mattino, mentre solo 1/5 di essi la assume del tutto o in parte alla se-ra.

 

COSA DICONO GLI STUDI SULL’ARGOMENTO.

 

In uno studio spagnolo eseguito su 42.947 pazienti,sotto-posti ad esame Holter pressorio delle 24 ore,non sono state evidenziate differenze significative dei valori pres-sori,nè del calo pressorio notte/giorno tra i pazienti che assumevano la terapia al mattino rispetto a quelli che l' assumevano alla sera (Hypertension 2009;53: 466-472).

 

Uno studio che ha confrontato la somministrazione mat-tutina e serale di un ACE-inibitore il benazepril non ha mostrato differenze tra i 2 schemi di trattamento (Int J Clin Pharmacol Ther Toxicol 1993;31:295-300).

 

Un altro studio che ha utilizzato il perindopril ha mostrato solo piccole variazioni dopo somministrazione serale 130/77 vs 127/75 (J Hypertension 1997;15:205-211). 

 

Nello Studio HOPE (Heart Outcome Prevention Evalua- tion) e nello studio Syst-Eur (Systolic Hypertension in Eu-rope) che hanno messo a confronto rispettivamente la somministrazione serale di ramipril e di nitrendipina ri-spetto al placebo hanno osservato una significativa ridu- zione del rischio di ictus e cardiovascolare. Questi studi non ci consentono di valutare se la somministrazione al mattino degli stessi farmaci avrebbe avuto un effetto di- verso(Hypertension 2001;38:28-32;Lancet1997;350:757-764).

 

Lo studio MAPEC (Ambulatory BP Monitoring in the Pre-diction of Cardiovascular Events of Chrono therapy) ha esaminato 2.156 pazienti ipertesi sottoposti a monitorag-gio ambulatoriale della pressione per 48 ore.Questi pa-zienti sono stati randomizzati ad iniziare il trattamento al-la sera o al mattino. Al termine del follow-up medio di 5,6 anni, 255 hanno avuto un evento cardiovascolare mag-giore. L'incidenza di eventi cardiovascolari è stata del 12% nei pazienti randomizzati alla terapia serale e del 28% in quelli randomizzati al trattamento mattutino. Questi risultati mostrerebbero che la somministrazione serale è più vantaggiosa rispetto al trattamento mattutino (Hermida RC et Al Chronobiol Int 2010; 27:1629-51).

 

Uno studio del 2011 ha arruolato 661 pazienti affetti da insufficienza renale, ai fini di valutare l'efficacia di una somministrazione di tutti gli antipertensivi al risveglio o di almeno un farmaco la sera, prima di andare a letto. È stata misurata la pressione delle 48 ore basalmente, poi ogni 3 mesi o almeno ogni anno. Dopo un follow-up me-diano di 5,4 anni, i pazienti che assumevano almeno 1 farmaco la sera avevano un rischio aggiustato per eventi cardiovascolari totali (infarto e angina, ictus, rivascolariz-zazione, mortalità) ridotto di circa 1/3 rispetto ai pazienti che avevano assunto tutti i farmaci al mattino (p< 0,001). I pazienti che assumevano i farmaci alla sera avevano una pressione media notturna significativamente più bas-sa ed un migliore controllo della pressione alla rileva-zione dinamica (p = 0,003). Per ogni 5 mmHg di dimi-nuzione della pressione sistolica notturna è stata osser-vata una riduzione del 14,5% del rischio di eventi cardio-vascolari al follow-up (p< 0,001).Risultati migliori sono stati ottenuti con ACE-in e Sartani; i risultati sono stati meno significativi con i calcio-antagonisti e nulli con β-bloccanti e diuretici. È possibile che per i β-bloccanti ab-bia un ruolo la modulazione dell'attività simpatica, per cui è preferibile la somministrazione mattutina, mentre per i diuretici se somministrati la sera esiste il problema dell' inevitabile nicturia. L'interesse di questo studio non con-siste tanto nel fatto che si debba frazionare nella giornata la somministrazione dei farmaci,quanto nell'indicazione a somministrare gli ACE-in e i Sartani alla sera ed i calcio-antagonisti al mattino, mentre usualmente per minimiz-zare i disturbi collegati alla cefalea e agli edemi degli arti inferiori i Calcio-antagonisti vengono prescritti alla sera (Hermida RC. J Am Soc Nephrol 2011;22: 2313). 

In conclusione la modalità di somministrazione serale de-gli antipertensivi dovrebbe essere preferita almeno nei pazienti con insufficienza renale e in particolare per i far-maci che agiscono sul sistema renina angiotensina (ACE- in, Sartani).

 

In considerazione che risultati dei trials non sono univoci, per le implicazioni pratiche dell'argomento, bisognerebbe pianificare uno studio multicentrico che randomizzi i pa-zienti alla trattamento serale e mattutino.

 

La somministrazione serale dei farmaci antipertensivi sembra che possa influenzare negativamente l'insorgen-za di diabete mellito. 

In uno studio prospettico condotto su 2.012 pazienti non diabetici (976 maschi e 1036 donne, età media 52.7 ± 13.6), gli Autori hanno dimostrato che i valori di pressio-ne arteriosa notturna, ma non la pressione media o diur-na, sono un fattore predittivo indipendente di insorgenza di diabete.

I pazienti ipertesi non diabetici sono stati randomizzati ad assumere tutta la terapia antipertensiva al risveglio oppu-re assumere l’intera dose giornaliera di almeno un farma-co antipertensivo prima di coricarsi. Durante un follow-up medio di 5,9 anni, 171 pazienti (8,5%) hanno sviluppato diabete.

Nel gruppo che assumeva i farmaci alla sera si registra-va un miglior controllo dei valori pressori nelle 24 h e not-turni,un maggior declino della pressione arteriosa duran-te la notte rispetto al giorno e una minore prevalenza di pazienti “non dipper” (32% vs 52%, p < 0,001). L’ assun-zione dei farmaci antipertensivi alla sera si associava inoltre a un rischio minore di sviluppare diabete (4,8% vs 12,1% di nuovi casi, HR 0,43 [0,31-0, 61], p<0,001) dopo un aggiustamento per fattori confondenti (glicemia a digiuno,circonferenza della vita, pressione si-stolica me-dia notturna, pattern pressorio “dipper/non dipper”, ma-lattia renale cronica).In un’analisi di sotto-gruppo, la ri-duzione del rischio di sviluppare diabete risultava signi-ficativa per l’assunzione serale di antagonisti del recet-tore dell'angiotensina II (HR 0,39[0,22-0,69],p<0,001), ACE-in (HR 0,31 [0,12-0,79], p <0,015) e β-bloccanti(in particolare il Nebivololo;HR 0,35 [0,14-0,85], p<0,021), mentre il dato non veniva confermato per i calcio-anta-gonisti, i diuretici e i β-bloccanti.

In Conclusione nei pazienti ipertesi non diabetici l’ assun-zione di farmaci antipertensivi (in particolare i RAAS) alla sera piuttosto che al risveglio, migliora il controllo pres-sorio e riduce il rischio di sviluppare diabete. Questo stu-dio dimostra che l’assunzione della terapia antiperten-siva prima di coricarsi riduce il rischio di sviluppare diabete. Ramón C.Hermida, Diana E. Ayala, Artemio Mo-jón,José R.Fernández:Bedtime ingestion of hypertension medications reduces the risk of new-onset type 2 diabetes:a randomised controlled trial.Diabetologia 2016, 59: 255-265

 

 

Hermida R et al.su European Heart Journal hanno di re- cente pubblicato i risultati del trial Hygia Chronotherapy, che è stato condotto nell'ambito delle cure primarie. Sono stati confrontati gli effetti della terapia anti-iper-tensiva somministrata in 2 diversi momenti della giorna-ta, prima di coricarsi e al risveglio, al fine di valutare se il timing della somministrazione influenza la riduzione del rischio cardiovascolare prodotta dal trattamento dell’ ipertensione arteriosa. Lo studio è multicentrico, prospet-tico e controllato ha arruolato 19.084 pazienti ipertesi (10.614 uomini e 8.470 donne con età media d 60,5 ± 13,7 anni); essi sono stati randomizzati (1:1) a ricevere l'intera dose giornaliera della terapia anti-ipertensiva (≥1 farmaci) al momento di coricarsi (n=9.552) o al risveglio (n=9532). All'arruolamento e durante il follow-up (com-prensivo di almeno una visita all'anno), il controllo pres-sorio è stato valutato mediante monitoraggio ambula-toriale della pressione arteriosa condotto per 48 ore. Durante il follow-up (di durata mediana pari a 6.3 anni) l’outcome primario, costituito dal composito di mortalità cardiovascolare, infarto miocardico, rivascolarizzazione coronarica, scompenso cardiaco o ictus,è stato osser-vato in 1752 partecipanti. Dopo aggiustamento per fattori confondenti (età, sesso, comorbilità quali diabete di tipo 2 e malattia renale cronica, fumo,colesterolo HDL, pres-sione sistolica media notturna e precedenti eventi cardio-vascolari), il rischio di andare incontro all’outcome prima-rio è risultato significativamente più basso nei sog-getti in cui la terapia era stata somministrata al momento di coricarsi, sia per quanto riguarda l’outcome composito (0.55, IC 95% 0.50-0.61; p <0.001) sia per i suoi singoli componenti (p<0.001 per tutte le componenti), ovvero mortalità cardiovascolare (0.44, CI 0.34-0.56), infarto del miocardio (0.66, CI 0.52-0.84), rivascolarizzazione coro-narica (0.60, CI 0.47-0.75), scompenso cardiaco (0.58, CI 0.49-0.70) e ictus (0.51,0.41-0.63).Pertanto, possiamo concludere che l’assunzione serale della terapia antiper-tensiva determina una maggiore riduzione del rischio cardiovascolare rispetto alla stessa terapia sommini-strata la mattina al risveglio. Hermida R et al. European Heart Journal. Epub ahead of print, October 2019.https:// doi. org/10.1093/-eur-heartj/-ehz754.

Outcome composito tra i 2 gruppi per  morte cardiovascolare, infarto miocardico,rivasco-larizzazione coronarica, insufficienza cardiaca, ictus, angina pectoris, malattia delle arte-rie periferiche e attacco ischemico transitorio p<0,001.
Outcome composito tra i 2 gruppi per morte cardiovascolare, infarto miocardico,rivasco-larizzazione coronarica, insufficienza cardiaca, ictus, angina pectoris, malattia delle arte-rie periferiche e attacco ischemico transitorio p<0,001.

 

QUALI INFLUENZA HANNO LE STAGIONI SULLA PRESSIONE ARTERIOSA?

In inverno si osserva un aumento della pressione arteriosa clinica, domiciliare e al monitoraggio delle 24 ore. Oltre al potenziale contributo sull' aumento del rischio cardiovascolare nella sta- gione fredda, le variazioni a lungo termine della Pressione Arteriosa possono influenzare i risultati degli studi clinici e implicano una gestione perso-nalizzata della terapia antipertensiva. Queste va- riazioni sono state spesso considerate dipendenti dal clima piuttosto che dalla stagionalità. Una re-cente revisione della letteratura indica che il mo-nitoraggio della pressione arteriosa nelle 24 ore è fondamentale nella pratica clinica per valutare le variazioni della Pressione Arteriosa, in quanto nel breve termine, le modifiche della temperatura de-terminano in senso negativo la Pressione Arte-riosa durante il giorno, mentre la stagione influi-sce sulla Pressione Arteriosa notturna (le ore di luce solare sono associate ad una minore pres-sione arteriosa). Oltre alla temperatura dell’ aria, la stagionalità comporta variazioni dell’ introito di sodio,del peso corporeo e dell' attività fisica. Le variazioni stagionali della Pressione Arteriosa hanno quindi rilevanti conseguenze nella pratica clinica in particolare per quanto riguarda la te-rapia antipertensiva.-E’ possibile che i soggetti esposti al caldo richiedano dosaggi minori o meno frequentemente di una terapia di combinazione, mentre i soggetti esposti a modificazioni estreme della temperatura hanno bisogno di più accurati controlli. Pietro Amedeo Modesti Dept. of Clinical and Experimental Medicine, University of Floren-ce, Florence, Italy Centre for Civil Protection and Risk Studies, University of Florence (CESPRO), Florence,Italy.Eur J Intern Med 2013;24:604–607.

 

I pazienti anziani sono particolarmente suscettibili agli effetti negativi del caldo e possono manife- stare episodi di diminuzione della pressione arte- riosa (ipotensione arteriosa), soprattutto in orto- statismo, con  rischio di lipotimie e sincope. E' u- tile a proposito misurare la pressione in posizione ortostatica. Inoltre poiché nell’anziano il senso della sete è assai ridotto, esiste il rischio di una disidratazione in particolare quando il paziente assume diuretici (bisogna porre attenzione alle associazioni fisse precostituite che il paziente spesso continua ad assumere sia in inverno che in estate).

 

Quali consigli dare ai  pazienti, soprattutto se anziani?

.Misurare frequentemente la pressione, possi- bilmente a domicilio con apparecchi automatici al braccio, che sono facili e sicuri da usare;

.Aumentare la assunzione di liquidi, evitando be- vande fredde, alcoliche, zuccherate, gassate;

.Aumentare il consumo di cibi freschi, in parti- colare frutta e verdura, anche sotto forma di frul- lati o centrifugati, assumere pasti leggeri e con- servare correttamente i cibi;

.Preferire il pesce alla carne e i formaggi freschi a quelli stagionati;  

.Porre grande attenzione alla presenza di sintomi legati ad ipotensione come stanchezza, capogiri, sudorazione,sensazione di svenimento; in partico-lare per i  più anziani, evitare il brusco passaggio dalla posizione orizzontale a quella verticale, che potrebbe causare sincope. Se bisogna alzarsi dal letto, soprattutto nelle ore notturne, necessario non farlo mai bruscamente,ma fermarsi in posi- zioni intermedie:esempio prima sedersi  al bordo del letto per alcuni minuti e poi alzarsi in piedi;

.Utilizzare un condizionatore o  un ventilatore

.Evitare di uscire nelle ore più calde della gior-nata

Wieling W, Krediet CT, van Dijk N, Linzer M: Initial orthostatic hypotension:review of a forgot-ten condition-Clin Sci(Lond).2007;112(3):157-65.

 

 

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Oper.medici e tecnici dell' U.O. di Cardiologia Riabili-tativa dell' Az. Osp. Mater Domini Catanzaro.
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